Gli impatti strategici della responsabilità ambientale. Analisi quantitativa della relazione fra consumo energetico e performance economica.

Quando si parla di politiche per prevenire i cambiamenti climatici, vengono nominate principalmente le emissioni di gas serra e non si tratta diffusamente di tematiche legate all’energia, anche se la relazione è forte. Infatti, i procedimenti per produrre e rendere disponibile l’energia sono una delle principali cause della creazione di GHG. Le tematiche energetiche sono inoltre argomenti di estrema attualità, al centro anche di importanti dibattiti a livello internazionale e nazionale; infine non bisogna dimenticare che il consumo energetico rappresenta un importante parte dei costi operativi di un’azienda. Ad oggi gli Stati Uniti sono il maggior produttore, consumatore e importatore di energia al mondo; nel 2008 occupavano l’11° posto nella classifica dei paesi con maggiori riserve di petrolio, erano collocati al 6° posto per le riserve di gas naturale, al 1° per le riserve di carbone, secondo Statistical Review of World Energy.
Per decenni la produzione di energia è stata inferiore al consumo, in particolare di petrolio.
Come tutti i paesi industrializzati, gli Stati Uniti stanno perseguendo politiche ad hoc per migliorare l’efficienza energetica, ridurre la dipendenza da fonti di energia esterna, e aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili, con il principale scopo di ridurre l’emissione di CO2 e altri GHG.
Secondo l’Energy Industry Report del 2010, l’evoluzione della situazione energetica statunitense dipende molto dall’aggressività e della determinazione nell’applicazione di questi intenti. Secondo le previsioni per il 2020, gli Stati Uniti continueranno ad affidarsi soprattutto a combustibili di origine fossile (carbone, gas naturale, petrolio), ma cambierà la percentuale che cadrà dall’ 87% del 2008 al 82% del 2020 e all’interno di questa percentuale il ruolo del gas naturale diventerà sempre più di primo livello. L’utilizzo dell’energia nucleare crescerà nel decennio 2010-2020 anche a causa del sostegno politico.
Il governo Bush si è interessato in modo alquanto marginale alla questione del riscaldamento globale e alle preoccupazioni ambientali, anche se l’opinione pubblica richiedeva un cambio di tendenza. Sono state emanate, infatti, alcune leggi anti-inquinamento per i motori delle auto e non vere proprie iniziative programmatiche. La questione energetica è stata invece una delle milestones del programma elettorale di Obama. Dal 2009 il Congresso ha dibattuto il cosiddetto American Clean Energy and Security Act che impone target ambiziosi per l’uso delle energie rinnovabili e sostiene sistemi di tassazione per le emissioni di GHG. Tale piano è stato accolto da numerose critiche da parte dell’opposizione repubblicana, convinta che ciò avrebbe portato a un maggior costo dell’energia. Per questo l’Act ha subito molte variazioni prima di diventare una legge operativa. Ancora più controversa è stata la proposta di Obama di eliminare una serie di detrazioni fiscali garantite alle grandi compagnie energetiche e petrolifere.
Il trend delle energie pulite o rinnovabili risulta in crescita; infatti, gli investimenti a livello globale in energie green sono aumentati da 27,5 miliardi di dollari nel 2004 a 49,6 miliardi di dollari nel 2005 e 70,9 miliardi di dollari nel 2006. I dati mostrano quindi una crescita del 50% l’anno. Secondo l’UNEP (2007) gli investimenti di capitali che si riversano nelle energie rinnovabili sono cresciuti da ottanta miliardi di dollari nel 2005 a 100 miliardi di dollari nel 2006.
È da ricordare, inoltre, la presa di posizione della Comunità Europea. Nel 2007 il Parlamento Europeo ha approvato il pacchetto clima-energia volto conseguire gli obiettivi che l'UE si è fissata per il 2020: ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare fino al 20% dell’utilizzo di energia derivante da fonti rinnovabili.