Le regioni meno sviluppate tra interventi comunitari e aiuti di stato
L'obiettivo di uno "sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche nell'insieme della Comunità", emerge come obiettivo fondamentale della Comunità Europea fin dal Trattato istitutivo (art. 2). L'Atto Unico Europeo, introducendo nel Trattato il Titolo V, intitolato alla "Coesione economica e sociale", ha sottolineato la stretta connessione esistente tra l'obiettivo dello "sviluppo armonioso dell'insieme della Comunità" e la riduzione "del divario tra le diverse regioni ed il ritardo di quelle meno favorite" (art. 130A), giacchè non può esservi "sviluppo armonioso" senza "crescita equilibrata", e non può esservi "crescita equilibrata" in presenza di aree interne agli Stati membri economicamente "deboli" o "arretrate".
Gli strumenti predisposti per la soluzione di tale problema sono al tempo stesso di origine comunitaria e di origine nazionale. E' sempre l'Atto Unico Europeo a sancire (all'art. 130B) l'impegno tanto della Comunità quanto degli Stati membri in merito all'obiettivo della "coesione economica e sociale": per cui alla politica regionale che ciascuno Stato membro porta avanti per la soluzione dei suoi squilibri interni, e che, per quanto riguarda l'Italia, è stata presa in considerazione a partire dall'istituzione della Cassa per il Mezzogiorno nel 1950, si affianca la politica regionale comunitaria il cui principale strumento è rappresentato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale istituito nel 1975.
Esistono, quindi, due tipi di azioni convergenti dirette a realizzare una più completa coesione economica e sociale (azioni che ovviamente vanno coordinate): quella dei singoli Stati membri e quella condotta direttamente dalla Comunità.
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Informazioni tesi
Autore: | Raffaella Giansanti |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1999-00 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Claudio Zanghi' |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 189 |
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