Riforma del Parlamento e riforme istituzionali
Il lavoro di costruzione della tesi di laurea riguardante la “Riforma del Parlamento e le riforme istituzionali”, ha seguito un preciso filo conduttore che, partendo dall’istituzione parlamentare piemontese, ha percorso circa 150 anni di storia italiana per arrivare alla recentissimo licenziamento della proposta di riforma della Commissione bicamerale della XIII legislatura.
Le motivazioni che hanno spinto il candidato ad intraprendere tale lavoro, sono in realtà mutuate dal convincimento comune e dal dibattito lungo vent’anni, circa la necessità di una riforma dell’istituzione parlamentare, non solo sotto il punto di vista dell’architettura della stessa, ma soprattutto in merito al ruolo politico che il Parlamento è chiamato a svolgere non solo nell’Italia contemporanea, ma in tutte le moderne democrazie. Si tratta dunque di un ruolo di assoluta centralità, così come era nelle intenzioni dei Padri costituenti, che però è stato svilito dall’opprimente invadenza dei partiti che ne hanno modificato la natura.
L’analisi introduttiva riguarda appunto il Parlamento subalpino costituito da una Camera elettiva e censitaria e da un Senato di nomina regia, condizione che rimarrà anche dopo la concessione dello Statuto da parte di Carlo Alberto di Savoia. Sono stati presi in considerazione poi due periodi storici molto diversi tra loro, il primo riguarda l’età liberale, periodo storico che durerà sino alla metà degli anni venti, e che vede l’ascesa, se pur lenta, della Camera rispetto al Senato, specie grazie alle nuove forze sociali prima e politiche poi scaturenti dai movimenti di massa del XIX secolo.
Proprio grazie a queste nuove forze si raggiunse il suffragio universale maschile nel 1910.
L’epoca fascista segnò il declino del Parlamento, che fu spogliato di ogni significato non solo per la sua composizione «monocolore», ma per la sua vera e propria trasformazione in organo del partito fascista attraverso la creazione della Camera dei fasci e delle corporazioni ed un Senato virtualmente di nomina regia.
Seguendo l’evoluzione storica, si è passati poi, alla fase dell’Assemblea Costituente in cui fu disegnata la «mappa» del Parlamento repubblicano che vede l’introduzione del principio del «bicameralismo perfetto» attuato appunto, tramite l’elezione a suffragio universale, sia maschile che femminile, di una Camera dei deputati e di un Senato della Repubblica con funzioni sostanzialmente identiche. Ciò fu il frutto di numerose mediazioni delle forze politiche dell’epoca che si indirizzarono verso una forma di «parlamentarismo garantista».
Il resto della tesi riguarda le prospettive di riforma dell’istituzione parlamentare italiana attraverso i dibattiti svoltisi nelle diverse Commissioni costituitesi nel corso delle diverse legislature, ci si è soffermati sulla Commissione bicamerale della XIII legislatura che ha in realtà optato per un tipo di riforma più ampia ed armonica dell’intero impianto costituzionale italiano.
Inoltre sono state prese in considerazione le esperienze costituzionali dei maggiori paesi esteri (USA, UK, Francia, Germania, Spagna, URSS prima, Russia poi), mettendo in risalto la composizione e le funzioni dei loro parlamenti.
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Informazioni tesi
Autore: | Teodosio D'Arienzo |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1996-97 |
Università: | Università degli Studi di Lecce |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scienze Economiche e Bancarie |
Relatore: | Gabriella De Giorgi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 273 |
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