Gli immigrati e il mercato del lavoro in Italia
Nel dibattito pubblico sull’immigrazione nel nostro paese si possono osservare due prospettive. Da un lato stanno i sostenitori dell’idea secondo la quale gli immigrati contribuiscono ad aggravare alcuni problemi delle società contemporanee o che siano addirittura all’origine di questi. Questi vedono l’immigrazione come un fenomeno imposto dall’esterno o, nel migliore dei casi, come un male necessario, ma da contenere il più possibile. Dall’altro, vi sono i sostenitori della tesi che l’immigrazione fornisca un contributo indispensabile alla crescita economica, sociale e anche culturale del paese che li accoglie, in questo caso il nostro. Naturalmente i primi ritengono fondamentale frenare, quando non recisamente interrompere, l’arrivo di stranieri nel nostro paese e imputano ai limiti nei sistemi di controllo la loro stessa presenza. I secondi, all’opposto, sospettano che ogni forma di regolazione sia ispirata da forme di razzismo più o meno interessato. Non è infrequente che tali polarizzazioni nel dibattito pubblico si riflettano anche in forme di «ricerca» volte – più che ad accumulare conoscenze empiricamente valutabili e comunicabili ad altri ricercatori – ad accumulare munizioni per la guerra di trincea con gli avversari.
E’ indubbio che queste due prospettive siano considerate dai partecipanti come antitetiche, e che tendano a definirsi in un processo di continua e reciproca contrapposizione. E sebbene, sotto il profilo delle posizioni politiche che se ne possono ricavare (o dalle quali esse sono dedotte) è indubbio che lo siano. ambedue queste posizioni condividono, tuttavia, una premessa fondamentale. Che si sia “favore” o “contro”, ambedue le posizioni considerano l’immigrazione come un fenomeno unitario dalle caratteristiche date, non come un processo composito e plurale che ha fonti diverse e esiti non scontati. Che le si giudichi “buone” o “cattive”, le caratteristiche degli immigrati vengono definite nei termini di differenze predefinite e non modificabili. Entrambe le posizioni condividono l’idea che le caratteristiche sociali, economiche, culturali degli immigrati, siano destinate a non variare, tanto nel tempo quanto a seconda delle condizioni in cui avviene l’immigrazione. Ma nella realtà non è così.
Lo studio tratta il fenomeno migratorio italiano con le sue peculiarità e le sue differenze rispetto ai Paesi Nord Europei e agli Stati Uniti. E' diviso in quattro parti: nella prima parte viene presentato un quadro statistico aggiornato della presenza straniera in Italia sia regolare che irregolare e in particolare della partecipazione al mercato del lavoro italiano. Nella seconda parte viene analizzata l'influenza, dal punto di vista economico, che gli immigrati esercitano sul nostro mercato del lavoro. Si tenta di stabilire se essi siano in relazione di complementarietà o di sostituzione con i lavoratori italiani. Vengono presentati i principali studi compiuti in materia dagli economisti italiani e stranieri. Nella terza parte si offre una panoramica della normativa italiana sugli stranieri. Nella quarta parte si presenta una rassegna di opinioni autorevoli in materia di immigrazione. Si analizzano in particolare le posizioni delle istituzioni, del sindacato italiano delle associazioni imprenditoriali, dei demografi e dei sociologi.
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Informazioni tesi
Autore: | Monica Silvina Potenziani |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Massimo Pivetti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 272 |
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