Risultati morfologici, funzionali e soggettivi degli interventi conservativi dell'utero
Nel nostro studio sono state considerate 55 pazienti, sottoposte ad intervento chirurgico di miomectomia, per patologia ginecologica benigna, presso la seconda clinica di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico Umberto 1° di Roma (Università degli studi “La Sapienza). Si tratta di donne di età compresa fra i 25 e i 48 anni (età media 36,64). Il periodo di osservazione è iniziato nel gennaio 1991 ed è terminato nel dicembre 1996 con un follow up a 12, 24 e 30 mesi con esame obiettivo ed ecografico nel quale è stato misurato l’utero nelle dimensioni dello spessore, della lunghezza e della larghezza.
Le pazienti riferivano una sintomatologia caratterizzata da algie pelviche, disturbi minzionali, dolori pelvici cronici, menometrorragie e infertilità. In alcuni casi erano asintomatiche.
La maggior parte delle pazienti, 23 (41.8%), erano nullipare prima dell’intervento. Il numero dei fibromi variava da uno a più di tre.Per quanto riguarda la sede dei miomi, la distribuzione del campione appare omogenea.Nessuna paziente è stata sottoposta a trattamento con GnRH analoghi.
In cinque delle 55 pazienti (9%) del nostro campione non è stato possibile limitare l’intervento alla sola miomectomia per la localizzazione e le dimensioni del mioma, quindi sono state sottoposte ad isterectomia.
Attualmente, delle 50 pazienti sottoposte ad intervento conservativo, 44 (88%) hanno cicli mestruali regolari sia nella quantità sia nella durata, 1 (2%) ha uno spotting premestruale della durata di circa 3 giorni, 2 (4%) hanno menorragie, 1 (2%) ha mestruazioni ridotte e 2 (4%) è in menopausa.
Sette pazienti (14%) presentano algie pelviche indipendenti dal ciclo mestruale, 43 (86%), non avvertono dolore in nessuna fase del ciclo .
Tra le pazienti considerate, 9 (18%) hanno ripresentato, ad uno studio ecografico, manifestazioni espansive: 6 (12%) hanno avuto recidive della patologia fibromatosa e tre (6%), invece, hanno avuto un aumento di volume dei fibromi lasciati in sede nell’intervento precedente.
Prendendo in considerazione le nullipare (23 casi) unitamente alle pluripare sottoposte a miomectomia in seguito ad infertilità (2 casi), considerando che non hanno fatto uso di metodi contraccettivi dopo l’intervento, osserviamo che 6 donne (24%) hanno avuto una gravidanza di cui 3, al momento dell’intervista, erano in corso (6, 21e 25 settimane di gestazione). La percentuale totale di pazienti che hanno avuto gravidanze dopo l’intervento è del 28% (14 su 50 pazienti), un dato molto simile a quello delle nullipare e delle infertili. Le pazienti che avevano avuto gravidanze prima del nostro studio (11 casi), hanno tutte portato a termine la gestazione dopo l’intervento, tra queste 6 (54.5%) hanno subito un parto cesareo (tabella 6).
Tutte le pazienti intervistate hanno espresso un giudizio positivo sull’intervento conservativo subito, non avendo presentato complicanze intra e postoperatorie ed avendo riacquistato una soddisfacente funzionalità dell’organo. Vivono, quindi, senza particolare apprensione il rischio di recidiva e di un eventuale nuovo intervento.
Dal nostro studio abbiamo rilevato che la percentuale di ricorrenze, valutabile intorno al 12% (6 pazienti su un campione di 50 casi), non è influenzata dall’età delle donne al momento dell’intervento. E’ stato, invece, evidenziato come il numero delle recidive sia minore nelle pazienti che hanno avuto gravidanze dopo l’intervento e che alla diagnosi riferivano un solo mioma. Diventa, quindi, molto importante valutare il tipo e la modalità dell’intervento chirurgico, considerando la possibilità di gravidanze future che sembrano avere effetto protettivo nei confronti della ricorrenza della patologia fibromatosa. La miomectomia diventa, così, una valida alternativa alla isterectomia (24).
E’ anche molto importante sottolineare che la chirurgia conservativa non solo è meno rischiosa dal punto di vista fisico ma, grazie alle attuali tecniche di preparazione e di esecuzione dell’intervento e di assistenza post-operatoria, risulta anche meno gravoso il trauma della paziente.Emerge una stretta correlazione tra il numero dei miomi presenti alla diagnosi, le gravidanze dopo l’intervento e il rischio di ricorrenza della patologia fibromiomatosa.
Per quanto concerne le implicazioni psicologiche che l’isterectomia comporta, alcuni studi hanno evidenziato che le donne sottoposte a tale intervento vanno incontro a stati depressivi più frequentemente di quelle che vanno in menopausa spontaneamente (42), soprattutto se è associata l’annessiectomia.
L’impatto dell’isterectomia sulla psiche delle pazienti è diverso a seconda dell’età e della parità. Si può comprendere, quindi, come, in tale situazione, diventi di fondamentale importanza, l’atteggiamento del chirurgo e la sua competenza tecnica.
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Tedeschi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1997-98 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Medicina e Chirurgia |
Corso: | Medicina e Chirurgia |
Relatore: | Alessandro Camilli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 53 |
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