Il ruolo del sistema HLA nella suscettibilità e severità al COVID-19

3 1- SISTEMA HLA 1.1 Cenni storici La storia della sua scoperta del sistema HLA risale agli anni Quaranta, periodo in cui si venne a sapere del fenomeno di rigetto di organi e tessuti trapiantati e dell’esistenza, quindi, di una certa compatibilità affinché possano avvenire dei trapianti senza provocare effetti collaterali. Gli studi condotti dal biologo Peter Medawar dimostrarono questa teoria e gli valsero il premio Nobel per la Medicina nel 1960. Studi sui topi da parte di un team guidato dal biologo statunitense George Snell portarono all’identificazione del Complesso Maggiore di Istocompatibilità (MHC, Major Histocompatibility Complex) localizzato sul cromosoma 17. Nel topo venne chiamato complesso H2. Qualche anno dopo Jean Dausset e il biologo olandese Jan Van Rood scoprirono che anche nell’uomo è presente questo sistema di geni ma sul cromosoma 6 e lo chiamarono complesso HLA (Human Leukocyts Antigens). Solo dopo 20 anni si comprese il ruolo che svolge nella risposta immunitaria adattativa, sia di tipo umorale sia di tipo cellulo-mediata. Perciò, intervengono sia nella produzione di anticorpi specifici da parte dai linfociti B che nell’attivazione delle cellule natural killer, dei macrofagi e dei linfociti T. [www.paginemediche.it] 1.2 Descrizione del complesso Il complesso dell'MHC nell'uomo occupa una regione di circa 4000 Kb localizzato sul cromosoma 6 in posizione q21.31. Il locus consiste di 3 regioni principali denominate, in base al tipo di proteine prodotte, in Classe I. Classe II e Classe III. (Figura 1)