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Il De Vinculis di Giordano Bruno

Nel 'De magia naturali', Bruno considera le varie accezioni del termine 'magia', assumendone infine il suo significato eminente e principale: 'A philosophis ut sumitur inter philosophos, tum magus significat hominem sapientem cum virtute agendi'. L'affermazione della dignità della magia è nel De Vinculis in genere la necessaria premessa alle considerazioni svolte sui vincoli sociali. Sulla base della 'tradizione ermetica', che vede l'universo animato da forze magiche cui l'uomo partecipa attivamente, Bruno procede infatti ad indagarne le implicazioni nell'ambito dei rapporti civili.
Quello compiuto da Bruno non è il passo verso la teorizzazione di un sistema giuridico, bensì il proprio contributo all'indagine sulle qualità e sui motivi della costituzione dei legami tra i singoli, che ha origine nella diversità riscontrabile in natura. La diseguaglianza crea il vincolo sul quale agisce l''operatore magico', individuo in grado di creare intorno a sé molteplici legami, e di varia natura, grazie al possesso di una 'teoria universale' delle cose. La dissimmetria dalla quale scaturiscono i vincoli sociali, all'interno dei quali opera la magia che regge i rapporti civili, vale d'altra parte non solo in tale contesto ma anzi quale principio generale, ovvero costituisce la base dei vincoli che operano nell'universo.
Il buon esito dell'operazione magica, che nel governo dei popoli si manifesta nel mantenimento del potere, postula una conoscenza fondata nell'unitarietà dell'essere, secondo una 'scala degli enti' ovunque pervasa dall''anima mundi': non vi è spazio per alcun vincolo senza conoscenza del legame che unisce i diversi livelli dell'essere.
L'enfasi posta sul dato amoroso, prevalente nella costruzione della teoria dei vincoli messa in campo da Bruno, è la via per comprendere la realtà dei vincoli in genere. Concetto fondamentale nella costruzione della teoria è la 'philautia', definita da un doppio movimento: se da un lato, infatti, essa volge alla conservazione dello stato attuale, dall'altro muove al suo superamento nel desiderio della perfezione che il soggetto nutre internamente. La tensione che il soggetto avverte tra il rimanere in sé e l'espandersi al di fuori di sé è il motore che dà origine ai legami: può anche dirsi che il vincolo nasce dal riconoscimento dei propri caratteri nell'altro, dalla reciprocità del legame con la conseguente impossibilità di sottrarsi alla forza dello stesso, se non rimanendone all'esterno. La prevalenza nei rapporti umani sarà allora riconosciuta a colui che sarà in grado di creare più legami, sulla base delle sue naturali qualità.
L'attenzione dedicata ai comportamenti umani, la fondazione di una teoria del legame la cui forza è fatta dipendere dalla naturale inclinazione del singolo, preso nella sua individualità per sesso ed età, ma poi sottratto alla sua stessa natura di singolo e sufficientemente astratto per dare agio a considerazioni di più ampio respiro, conforta la tesi che vede nel rapporto umano, nella singolarità dell'azione compiuta il punto di partenza e di arrivo, accanto ad altri, della speculazione di Bruno.
Infine, la tensione pratica chiaramente visibile nel De Vinculis è indice di un preciso progetto di 'riforma', variamente formulata sul piano teorico nelle opere precedenti e ora divenuta 'indifferibile', secondo autorevole critica alla base del ritorno in Italia del filosofo. E ciò può dirsi anche sulla base della superstite documentazione processuale, intesa quale fonte privilegiata per la conoscenza del pensiero di Bruno.

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INTRODUZIONE E non aveva fatto cento passi che gli scivolò accanto qualcuno e gli sussurrò all’orecchio – ed ecco! Colui che gli parlava era il pagliaccio della torre. “Va via da questa città, Zarathustra”, diceva “qui ti odiano in troppi. Ti odiano i buoni e i giusti e ti chiamano loro nemico e spregiatore; ti odiano i fedeli della vera fede e ti chiamano un pericolo per la folla […] Friedrich W. Nietzsche, Così parlò Zarathustra Il 21 dicembre del 1599, nel corso del ventiduesimo costituto del processo che lo vedeva coinvolto, Bruno dichiarò infine la propria volontà di non ritrattazione: «Dixit quod non debet nec vult resipiscere, et non habet quid resipiscat, nec habet materiam resipiscendi, et nescit super quo debet resipisci» 1 . 1 Dalla minuta della visita dei carcerati nel Sant’Uffizio romano (Roma, 21 dicembre 1599), contenuta in L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno, a cura di D. Quaglioni, Roma, Salerno editrice, 1993, Doc. 64, p. 333. Il saggio contenuto in questa edizione del Processo, comparso per la prima volta in due parti tra il 1948 ed il 1949 sulla «Rivista storica italiana», è qui nuovamente edito, riveduto dal suo autore ed accompagnato dalla nuova edizione del materiale processuale, a cura di D. Quaglioni. L’edizione cui in seguito si farà riferimento sarà quella del 1993, salvo diversa indicazione. Sul processo di Giordano Bruno, è fondamentale, oltre alla già menzionata ricostruzione di L. Firpo, A. Mercati, Il sommario del processo di Giordano Bruno, con appendice di documenti sull’eresia e sull’Inquisizione a Modena nel secolo XVI, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1942 (rist. anast., Roma, 1972). Si vedano, inoltre, L. Firpo, In margine al processo di Giordano Bruno: Francesco Maria Vialardi, in «Rivista storica italiana», LXVIII, 1956, fasc. III, pp. 325-64; C. De Frede, L’estradizione di Giordano Bruno da Venezia, in «Archivio storico per le province meridionali», CXII, 1994, pp. 57-101. I costituti veneti sono pubblicati anche in Giordano Bruno. Un’autobiografia, a cura e con un’Introduzione di M. Ciliberto, Napoli, Procaccini, 1995. Tra gli altri contributi pubblicati di recente si vedano E. Canone, L’editto di proibizione delle opere di Bruno e Campanella, «Bruniana & Campanelliana», I, 1, 1995, pp. 43-61; L. Spruit, Due documenti noti e due documenti sconosciuti sul processo di Bruno nell’Archivio del Sant’Uffizio, «Bruniana & Campanelliana», IV, 2, 1998, pp. 469-73; M.A. Granada, «Esser spogliato dall’umana perfezione e giustizia». Nueva evidencia de la presencia de Averroes en la obra y en el proceso de Giordano Bruno, «Bruniana & Campanelliana», V, 2, 1999, pp. 305-31; F. Beretta, Giordano Bruno e l’Inquisizione romana.

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Informazioni tesi

  Autore: Massimiliano Traversino Di Cristo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze giuridiche europee e transnazionali
  Relatore: Diego Quaglioni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 85

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Parole chiave

ermetismo
magia
operatore magico
vincolo di cupido
vincolo civile

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