Analizzare la performance cognitiva mediante la metodologia del mouse tracking: uno studio preliminare su un adattamento del test delle matrici di Raven in tre gruppi di partecipanti
Il presente lavoro di ricerca si propone di analizzare una nuova misura empirica di tipo comportamentale che ipotizziamo possa integrare in maniera proficua i risultati ottenuti dai test neuropsicologici carta e matita. Tale misura consiste nel rilevamento dei comportamenti motori della mano che avvengono durante il processo di risposta a un test cognitivo computerizzato tramite il mouse tracking.
La valutazione della performance ad un test presentato nella versione tradizionale si limita a registrare il punteggio ottenuto o a rilevare i tempi di reazione. Con il mouse tracking possiamo eseguire una valutazione più accurata scomponendo l'informazione temporale e rilevando indici specifici come, ad esempio, l'initation time.
L'obiettivo che guida questo lavoro è trovare delle misure più sensibili di quelle che si utilizzano attualmente, che permettano potenzialmente di discriminare in modo più accurato tra la popolazione sana e quella patologica e che permettano di identificare degli indici che possano essere letti in prospettiva come indicatori sub-clinici di malattia.
In questo lavoro, come prima potenziale applicazione del nuovo metodo, abbiamo creato una versione digitalizzata e parzialmente modificata del test delle Matrici progressive colorate di Raven, un test non verbale che misura l’intelligenza fluida, il ragionamento visuo-spaziale e le funzioni esecutive.
Nella versione tradizionale il test presenta sei alternative di risposta mentre noi le abbiamo ridotte a due, lasciando soltanto la risposta corretta e un target distrattore. Inoltre, nella versione tradizionale cartacea lo stimolo e le alternative di risposta sono presentate sulla stessa pagina mentre noi li presentiamo in due momenti che, per quanto sono molto ravvicinati, restano separati l'uno dall'altro; per questo motivo nel compito che proponiamo vi è un maggior carico cognitivo rispetto alla versione tradizionale carta e matita dato dall'implicazione della memoria, in particolare di quella a breve termine.
Abbiamo scelto di somministrare il test a tre gruppi distinti di individui: giovani (dai 18 ai 30 anni), adulti (dai 45 ai 55 anni) e anziani (dai 65 anni in su) per verificare se vi sono degli effetti legati all’età. Si è ritenuto opportuno lasciare almeno una decina d'anni tra un gruppo e quello successivo per fare in modo che la performance, nel caso in cui l'effetto risultasse significativo, potesse subire un peggioramento sostanziale e rilevabile.
Abbiamo preferito far eseguire il test a persone sane per avere dei dati di baseline da cui partire perché ci risulta che il nostro sia il primo studio di questo tipo, in cui si chiede di eseguire un test neuropsicologico al computer e si rilevano i tracciati e i tempi di risposta attraverso il mouse tracking. Proprio perché, a quanto ci risulta, questo è il primo studio, avevamo la necessità di avere un campione sufficientemente ampio di persone per poter ottenere dei risultati consistenti dalle analisi statistiche dei dati e indubbiamente è stato più facile conseguire tale obiettivo lavorando con persone sane poiché abbiamo potuto attingere da un bacino più ampio. Bacino che, nel nostro caso, era già ristretto dalla necessità che tutte le persone a cui abbiamo somministrato la prova sapessero utilizzare il computer.
Non abbiamo riscontrato alcuna differenza significativa nella variazione della performance all'interno dei tre gruppi né considerando l'accuratezza totale né analizzando l'informazione a livello temporale. Noi abbiamo lavorato con un campione di anziani sicuramente particolari in cui era evidente una forte cultura e una notevole stimolazione sociale e che il tipo di risposta che hanno fornito probabilmente è diversa da quella che avrebbe dato l'anziano medio, ma è anche vero che in questo sottogruppo di anziani non abbiamo trovato alcuna differenza rispetto alla prova svolta da adulti e giovani. Se questo dato venisse riconfermato da altri studi, potrebbe suggerisci che l'anziano non ha prestazioni deficitarie nella componente fluida dell'intelligenza in quanto anziano, ma che questa capacità decade laddove non c'è una forte stimolazione ambientale e sociale.
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Informazioni tesi
Autore: | Caterina Bearzotti |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi di Trento |
Facoltà: | Scienze Cognitive |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Luigi Lombardi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 107 |
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