Conflitti familiari e giustizia civile
“Ora il diritto è un fatto essenzialmente spirituale […] Un contratto, un delitto, un processo sono degli uomini uno di fronte all'altro. Vuol dire che bisogna capire quegli uomini per capire il diritto. Ma questa è materia ribelle […]” (CARNELUTTI).
In termini poetici il maestro ha espresso una convinzione che mi accompagna fin dall'inizio dei miei studi giuridici, cioè che il diritto sia una scienza umanistica, la cui comprensione ed efficace applicazione richiede una profonda conoscenza dell’animo umano e che, pertanto, debba essere accompagnato dall'approfondimento di altri rami del sapere.
In particolare, le tematiche inerenti il diritto familiare necessitano di una certa dimestichezza con discipline diverse quali la sociologia, la psicologia e le scienze educative.
In quest’ottica ho provato ad avvicinarmi ai temi che affronto nella mia tesi.
Oggetto primario del mio studio sono i rimedi processuali esistenti nell'ordinamento giuridico italiano in occasione di conflitti che nascono all'interno di una relazione di coppia che secondo il senso comune preminente nella nostra società si definisca «famiglia».
Nel primo capitolo descrivo l’evoluzione della nozione «famiglia» sin dall'epoca fascista, periodo a cui risale la codificazione sia sostanziale che processuale, da un punto di vista sociologico, politico e giuridico; approfondisco l’influenza della cultura e del diritto comunitari, l’evoluzione della categoria dei diritti soggettivi in diritti relazionali, (la teoria dei diritti relazionali afferma la stretta connessione delle posizioni giuridiche attribuibili a soggetti che sono legati tra loro da relazioni personali, la cui soddisfazione dipende dalla capacità di individuare soluzioni che realizzino vantaggi per tutti) e l’irrazionalità del sistema di distribuzione delle competenze in materia familiare tra i diversi organi giurisdizionali, alla luce della legge 10 dicembre 2012, n. 219, in vigore dal 1° gennaio 2013.
Il secondo capitolo è più tecnico, in quanto vi analizzo le forme processuali alle quali si può ricorrere nel caso di crisi del rapporto di coppia la quale comporti la nullità o lo scioglimento del matrimonio, oppure la separazione personale dei coniugi. Merita particolare attenzione la posizione dei figli minori, i quali sono spesso i soggetti maggiormente sofferenti.
Nel terzo capitolo propongo una modalità alternativa di risoluzione delle controversie in materia familiare, la quale, a mio avviso, appare maggiormente idonea a realizzare gli interessi delle persone nelle relazioni familiari, così come individuati nel primo capitolo. Si tratta della mediazione familiare, che rientra nel catalogo delle Alternative Dispute Resolution (ADR), un modello, sviluppatosi soprattutto nei paesi di common law, che accoglie in sé quegli istituti che nella ricerca di una soluzione al caso concreto non si basano sulla contrapposizione tra i soggetti, bensì su una loro collaborazione.
Nell'ultimo capitolo pongo l’attenzione sul giudice, figura centrale nella fase conflittuale di una famiglia, sia che si opti per un procedimento contenzioso, quali quelli analizzati nel secondo capitolo, sia che si scelga di percorrere il cammino della mediazione familiare, ciò perché rappresenta il garante delle posizioni di ogni membro di un nucleo familiare, soprattutto dei più deboli.
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Informazioni tesi
Autore: | Tiziana Restifo |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Laurea Magistrale in Giurisprudenza |
Relatore: | Alberto Ronco |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 310 |
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