Disturbo post-traumatico da stress in bambini maltrattati ed abusati
L’argomento trattato nella mia tesi di laurea è il Disturbo da stress post-traumatico in minori vittime di maltrattamenti e abusi. Sono sempre stata interessata al vissuto dei bambini in difficoltà, grazie alle esperienze personali, a diversi anni di attività con i bambini all’interno della parrocchia, all’esperienza vissuta nella comunità Bethel, dove ho svolto il tirocinio e agli stimoli ricevuti durante il mio percorso di studio universitario. Per questo ho accolto con entusiasmo l’idea di una ricerca che mi permettesse di esplorare e capire i traumi che i bambini o i ragazzi possono sviluppare a seguito di eventi violenti come il maltrattamento e l’abuso, subiti all’interno della propria famiglia o assistendo a tali violenze tra i genitori. Ci sono bambini che nascono e crescono in famiglie definite a “rischio”, in cui sono presenti una o, più spesso, molteplici problematiche che ostacolano la possibilità di uno sviluppo armonico della personalità. Le esperienze traumatiche subite durante lo sviluppo influenzeranno la vita di chi le subisce, a volte anche in modo irreparabile: non si tratta solo di conseguenze a livello comportamentale e di adattamento social, ma si tratta, innanzitutto, anche di conseguenze a livello fisiologico. Il disturbo post-traumatico da stress è il più semplice, ma anche il più complesso tra i disturbi d’ansia; è il più semplice poichè la causa scatenante è molto spesso ben visibile, e il più complesso per l’imprevedibilità dei sintomi e dei loro effetti e per la variabilità dei processi psicologici coinvolti. Nel DSM (Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders) viene sottolineata, nell’isorgenza di tale disturbo, l’importanza di un evento che minaccia la vita o l’integrità fisica della persona, la gravità dell’evento, la sensazione di orrore e di essere inerme di fronte allo stesso. Molti bambini vittime di abusi e/o maltrattamenti sviluppano disturbi post-traumatici con flessibilità di sintomi, infatti il bambino reagisce ad un evento stressante a seconda della sua personalità; e soprattutto allo stadio evolutivo in cui si trova, in base alla sua storia pregressa e al tipo di ambiente che lo circonda. Nel momento in cui vivere in famiglia diviene difficoltoso e i rischi per l’incolumità dei minori vengono alla luce, diviene doveroso, attraverso gli organi competenti, provvedere alla protezione del minore. L’allontanamento dal contesto familiare è una tra le misure che possono essere adottate in tali circostanze; una delle forme di tutela possibili da adottare è l’inserimento in comunità di accoglienza. In questo lavoro, intendo partire dalla definizione di trauma e disturbo da stress post-traumatico, con particolare attenzione alle conseguenze traumatologiche nei minori; verrà data una definizione di maltrattamento e più precisamente di abuso sessuale, e in che modo questi influenzano lo svuluppo intrapsichico e relazionale del bambino prima, dell’adolescente e dell’adulto poi. Nella seconda parte, attraverso la mia esperienza come torocinante presso la comunità educativa Bethel, intendo esporre il mio percorso esaminando il ruolo e la funzione educativa che sono chiamate a svolgere queste strutture nell’accoglienza dei minori, analizzerò il ruolo che gli operatori sono tenuti a ricoprire, per potersi rapportare con i bambini e con eventuali loro traumi. Inoltre, poichè la mia esperienza non è stata solo di partecipazione della vita di comunità e quindi la conoscenza diretta di molti bambini e ragazzi, ma anche di studio e di partecipazione ad un particolare progetto portato avanti dal mio tutor, intendo porre la mia attenzione su di esso e riportare nel mio lavoro, grazie a delle interviste, dei casi specifici di ragazzi vittime di maltrattamento all’interno del proprio nucleo famigliare. Il progetto UNARS ha fornito non solo del materiale utile al mio lavoro, ma anche uno spunto dal quale poter riflettere, sull’importanza della tutela del minore, e sulla possibilità di effettuare interventi psicoeducativi in soggetti in difficoltà, in questo caso in adolescenti al fine di garantirgli un inserimento nel mondo sociale. Il progetto ha facilitato la comprensione della possibilità da parte di giovani di costruirsi un’identità stabile per affrontare e riprendersi da casi di violenza domestica. Ciò a permesso ai ragazzi di poter esprimere le loro esperienze, in un contesto non patologico ma soprattutto di supporto, contribuendo anche allo sviluppo dei servizi per la protezione sociale.
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Informazioni tesi
Autore: | Martina Bonaccini |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi dell'Aquila |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Debora Cutuli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 127 |
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