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Ricomporre il mosaico. Radici socio-politiche della tensione interetnica in Sri Lanka

Oggetto principale di questo elaborato è lo Sri Lanka, una piccola isola dell’Oceano Indiano tristemente nota per una sanguinosa guerra civile durata 26 anni e terminata ufficialmente nel maggio del 2009. Alla base del conflitto, che ha visto contrapporsi l’organizzazione paramilitare delle Tigri Tamil (Liberation Tigers of Tamil Eelam) e l’esercito regolare srilankese, vi è la rivalità etnica fra la comunità maggioritaria dei singalesi e quella minoritaria dei tamil. I due gruppi, con caratteristiche linguistiche, religiose, geografiche e genealogiche differenti, vengono spesso considerati in storico e perenne conflitto, presentando la guerra civile quale esito scontato ed inevitabile di una società fondata sull’ostilità etnica. Obiettivo principale di questo lavoro è proprio quello di scardinare una simile convinzione: dimostrando la natura multiculturale e tollerante dello Sri Lanka, collocando l’emersione della rivalità etnica nel contesto storico del primo Novecento ed inquadrando la sua definitiva esplosione nel periodo relativo al processo d’indipendenza del 1948. Si cercherà, inoltre, di valutare la credibilità di un eventuale ritorno all’antica stabilità, attraverso l’analisi delle iniziative di riconciliazione nazionale verificatesi dal termine ufficiale della guerra civile ad oggi. La prima parte si incentrerà sulla struttura sociale dello Sri Lanka, sia passata che presente. Si illustrerà dapprima la composizione di una popolazione estremamente variegata ed eterogenea, evidenziando le principali caratteristiche della sua composita suddivisione interna e dimostrando quanto sia ingannevole la sua riduzione ad una semplicistica ed omogenea bipolarità. Verrà documentato, inoltre, quanto la matrice etnica sia solo una parte della stratificazione sociale srilankese, nella quale si inseriscono molteplici fattori dalle peculiarità differenti. Infine, verranno analizzate le complesse dinamiche interne ed interazionali delle diverse comunità nel corso dei secoli, sottolineando principalmente l’esistenza di un passato contraddistinto dalla pacifica convivenza e dalla mutua tolleranza. La seconda parte, invece, si occuperà dell’influenza esercitata dalla gestione amministrativa della colonia britannica sullo sviluppo della tensione interetnica. In particolare, si descriverà il passaggio dal riconoscimento delle diverse identità e dal coinvolgimento di tutti i gruppi presenti sull’isola nella conduzione della colonia ad un’impostazione eurocentrica basata sulla costruzione di un sentimento di unità nazionale e sul desiderio di omogeneità sociale del multiforme Ceylon. Verrà dimostrata l’inesistenza di scontri di matrice etnica e l’emersione di un generale collaborazionismo interetnico durante la prima fase della gestione britannica dell’isola, per poi analizzare lo sviluppo graduale della tensione tra le diverse comunità nella sua seconda parte, coincidente con l’alba del XX secolo. Si cercherà di sottolineare la natura di un simile scontro, che cede definitivamente alla propaganda del nazionalismo etnico a causa delle problematiche legate ad un’equa distribuzione della rappresentanza politica ed alla crescente insoddisfazione degli strati medi ed inferiori della popolazione ceylonese circa le proprie condizioni sociali. Infine, si mostrerà la definitiva esplosione del dualismo singalese-tamil nell’ultimo periodo del processo d’indipendenza e la responsabilità britannica nell’aver lasciato l’isola in possesso dei requisiti necessari alla costruzione del moderno conflitto etnico, in grado di smembrare l’intero tessuto sociale dello Sri Lanka e dividere profondamente la propria popolazione. Una divisione che le barbare violenze della guerra civile e le criminali violazioni dei diritti umani hanno alimentato ed accresciuto, tanto da apparire insanabili. La terza ed ultima parte, infatti, intende analizzare l’attendibilità di un ritorno alla tollerante convivenza interetnica attraverso elementi essenziali all’eventuale costruzione di una riconciliazione sociale, ossia: l’accertamento delle responsabilità per i crimini internazionalmente puniti; la garanzia di un adeguato e credibile processo giudiziario; l’effettiva tutela delle libertà individuali per la popolazione srilankese. Si farà riferimento, quindi, alle azioni dei governi in carica sull’isola dalla fine del conflitto e la pressione delle Nazioni Unite per la realizzazione di tali obiettivi. In particolare, si presenteranno le risoluzioni adottate sinora dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite nei confronti dello Sri Lanka, sottolineando l’evoluzione della collaborazione fra questi due attori della comunità internazionale per giungere all’effettiva stabilità dell’isola.

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4 I. La guerra civile Esploso ufficialmente nel 1983, in occasione delle rivolte anti-tamil scoppiate lungo le strade di Colombo, ricordate come il Luglio Nero (Black July), il conflitto venne dichiarato concluso dopo 26 anni di atrocità e con un bilancio di vittime non ancora pienamente accertato, ma verosimilmente prossimo a 100.000 6 ; un dramma umanitario aggravato ancor di più dallo spaventoso maremoto che ha devastato l’isola nel dicembre del 2004, in seguito al terremoto verificatosi nelle acque dell’Oceano Indiano. Alla base di questa drammatica guerra civile vi fu il definitivo inasprimento dello scontro etnico tra le due principali comunità dello Sri Lanka, in corso da decenni: i singalesi, la maggioranza demografica del Paese ed ampiamente rappresentata dai governi locali, ed i tamil, il secondo gruppo etnico dell’isola, seppur in netta minoranza. Lungo il corso di questi 26 anni di conflitto, fra altalenanti periodi di tregua e di scontro aperto, lo sforzo militare delle forze armate regolari del governo srilankese fu indirizzato essenzialmente verso il contrasto e l’annientamento di un’organizzazione paramilitare chiamata LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam), comunemente nota con il nome di Tigri Tamil. Tale gruppo armato, autoproclamatosi portavoce unico della comunità, occupava i territori settentrionali ed orientali dell’isola, considerati la storica patria del popolo tamil (Tamil Eelam), al fine di ottenerne l’indipendenza e liberarli dall’invasione singalese, rappresentata dall’intero apparato statale srilankese. 6 Krista Mahr, Sri Lanka to Start Tally of Civil-War Dead, Time, 28 novembre 2013, in http://world.time.com/2013/11/28/sri-lanka-to-start-tally-of-civil-war-dead/ (consultato il 16 dicembre 2015).

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Informazioni tesi

  Autore: Diego Fionda
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Andrea Francioni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 220

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Parole chiave

asia
diritti umani
colonialismo
nazionalismo
guerra civile
conflitto etnico
tamil
sri lanka
ceylon
singalese

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