Analisi ingegneristica dei Moduli Abitativi Provvisori: il sisma de L'Aquila del 6 Aprile 2009
Il 6 aprile 2009 a L’Aquila, alle ore 3:32, un grande boato squarciava la notte di quel nefasto lunedì, portando con se lutti e distruzioni. Mentre mi accingo a pubblicare il mio lavoro di tesi sul sisma de L’Aquila, mi giungono le immagini della distruzione che ha nuovamente ferito l’Italia Centrale e rivivo il dramma delle popolazioni interessate come allora, quando mi recai in Abruzzo nei luoghi colpiti dal sisma. Tuttavia osservo che come in quel momento le considerazioni da fare sono sempre le stesse: Prevenzione, educare alla Prevenzione la popolazione, altrimenti il nostro patrimonio più antico, i nostri centri storici minori e non solo, saranno destinati, col ripetersi di eventi simili, alla distruzione. Dunque mi sono chiesto, se eventi sismici di tale entità possano essere affrontati in modo da conciliare esigenze di sveltezza nelle procedure e nelle realizzazioni dei nuovi alloggiamenti, al fine di alleviare i disagi e le sofferenze delle popolazioni, ovvero, se la ricostruzione, specialmente nei centri storici come L’Aquila, debba avvenire secondo le intenzioni dei residenti, com’era e dov’era o se sono giuste le intuizioni relative alla costruzione di “new town”. L’Abruzzo è una regione ricca di edifici storici di notevole pregio architettonico e monumentale, come in tutte le regioni italiane, ma vi sono, come ad esempio nelle zone colpite dal sisma, centri storici minori di uguale valore; insieme a questa migliore qualità architettonica esistono, e sono la stragrande maggioranza, gli edifici abitativi che formano i bellissimi centri storici e questi, lo sappiamo, sono quelli che soffrono maggiormente l’aggressione sismica. Ecco, nonostante quest’ultimi, sia per L’Aquila città che per i paesi d’Abruzzo, siano stati costruiti in passato con buona tecnica muraria e le strutture portanti verticali delle murature siano state realizzate con la tecnologia a regola d’arte in uso al tempo, al verificarsi dell’evento sismico del 6 aprile 2009, le strutture murarie si sono dimostrate assai vulnerabili, soprattutto anche per la scarsissima resistenza delle murature alle sollecitazioni di trazione e a quelle ondulatorie che producono flessioni. Il risultato è stato catastrofico: le murature si sono come sfarinate: all’osservazione esse presentavano malta polverulenta priva ormai anche di una minima resistenza. Queste riflessioni, assieme al caso studio che andrò ad introdurre, frutto della mia diretta esperienza sul campo nel luglio 2009, mi hanno indotto ad intraprendere il lavoro di ricerca sul fenomeno terremoto.
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Informazioni tesi
Autore: | Matteo Bagnoli |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi Guglielmo Marconi |
Facoltà: | Ingegneria |
Corso: | Ingegneria civile e ambientale |
Relatore: | Matteo Martini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 178 |
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FAQ
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