Poesie e Canzoncine Mariane in Napoletano prima e dopo Sant'Alfonso Maria de Liguori

I N T R O D U Z I O N E Questo scritto nasce dalla combinazione di tre fattori: 1) l’acquisto di un libro 2) lo svolgimento di una ricerca 3) l’amore per le cose del passato e per il dialetto napoletano 1 . Quanti di noi entrano in una libreria e sentono che un libro li chiama. È successo. Lì sullo scaffale della libreria, stava di fronte a me il volume: “Alfonso de Liguori, un uomo per i senza speranza 2 ”, che mi chiamava. Acquisto il libro, ne inizio la lettura per strada, mi affascina! Continuo la lettura a casa; il tempo scorre veloce, come scorre veloce la lettura. Molte sono le cose che mi colpiscono del libro. Tra esse la devozione di Sant’Alfonso per Cristo e la Ver- gine Maria, devozioni queste che come egli stesso dice: “Queste pratiche così pie mi sono state care sin dall’infanzia 3 ”. 1 Figlio di madre greca e padre latino, ascendenti normanno-svevi, angioini, aragonesi e austriaci, il dialetto napoletano ha subito varie trasformazioni nel tempo, tanto che la trascrizione fonetica di esso è molto difficile. Noi ci siamo attenuti a testi già scritti o ad un uso accettato ormai da tutti, tenendo conto, che la televisione e l’istruzione obbligatoria, stanno normalizzando anche il Napoletano. 2 Th. Rey-Mermet, Alfonso de Liguori, un uomo per i senza speranza, Citta Nuova, Roma 1990 3 A. De Liguori, Breve risposta all’abate Rolli, in Opere ascetiche, vol. VII, Roma 1937, p.501. 2