Progetto di un centro parrocchiale a Pollena Trocchia (Napoli)
L’obiettivo della tesi è quello di ricercare, in un caso studio, l’atmosfera di antica assemblea riavvicinando “i pastori al proprio gregge”, interpretando i principi del Concilio Vaticano II al fine di armonizzare Spazio e Rito, Architettura e Struttura, Luce e Mistero e individuando una valida alternativa all’attuale “effetto teatro”, dovuto alla concentrazione di una moltitudine di presenze simboliche permanenti nell’area presbiteriale, che determinano l’insorgere di un distacco tra officianti e fedeli.
La ricerca di un tema compositivo per guidare la progettazione si è tradotta, innanzitutto, nell’individuazione di una metafora capace di rappresentare l’immagine di una chiesa contemporanea che, seppur innovativa, non recida completamente col passato. La scelta è ricaduta su un’immagine antica: "Chiesa come nave dei fedeli". La prova che tale intuizione è stata corretta e che nel tempo si è conservata nell’immaginario collettivo, si è avuta con la rivelazione del logo per l’anno della Fede. Definito il tema, è stato necessario effettuare il delicato passaggio, dalla metafora al simbolo, per tradurre questa allegoria in volumi e forme.
Il complesso parrocchiale si configura come quelli di origine monastica, in cui i volumi semplici individuano una piccola corte interna.
Dalla chiesa fuoriescono quattro appoggi asimmetrici che sostengono la “Vela”, una pensilina a semplice curvatura, che ruota come se fosse catturata dal vento. Questa rotazione apre alla luce naturale che, tramite un lucernario triangolare, illumina l’altare maggiore, il fonte battesimale e la cappella feriale. La “Vela”, con il campanile, conferisce un’ elevata visibilità, in un gioco di equilibrio tra immanenza e trascendenza. Essa svolge una moltitudine di funzioni, oltre quella simbolica, come proteggere i numerosi lucernari della copertura della chiesa, conferire riparo e frescura alle terrazze della casa canonica e degli uffici, coprire le uscite e, soprattutto, l’ingresso, come l’antico portico presente nella tradizione cristiana.
Gli spazi esterni modulano l’alternarsi delle costruzioni determinando un’architettura al negativo perché “la chiesa dev’essere uno spazio caratterizzato tanto all’esterno quanto all’interno” (S.E. Mons. Mauro Piacenza). Sono stati utilizzati archetipi fondamentali dell’architettura sacra passata, come il recinto, la soglia, la selva. Il primo passo è stato recintare la superficie, tramite un muro virtuale, capace di separare lo spazio sacro dal profano; la soluzione adottata consiste in una serie di dislivelli. Si è passati poi allo studio degli accessi che, per la natura del luogo, devono essere ben visibili; si è ricorso a due portali stilizzati che richiamano l’antico ingresso alla Domus Ecclesiae a sud, mentre l’accesso principale a nord è segnato da un crocifisso. La “selva” , elemento di passaggio tra lo spazio sacro esterno ed interno, utilizzato per ricordare all’uomo la sua caducità, è stata interpretata con elementi esili in legno, che richiamano l’immagine dei fusti degli alberi del vicino “giardino del silenzio” alla destra dell’ingresso. Questi elementi guidano, come tante “ombre della sera”, i fedeli fino al volume aggettante dalla facciata, dove è posizionato il portale.
Un altro archetipo è il labirinto: simbolo del viaggio verso il divino e, in senso più ampio, simbolo del viaggio al centro di se stessi. In una società multietnica e multireligiosa è necessario che l’apertura sociale si concretizzi in un simbolo capace di riunire credi e religioni differenti in un pacifico luogo di dialogo e condivisione. Per tal motivo si è effettuato un restyling del labirinto “classico”. Il "Social Labyrinth" si inserisce all’interno della via crucis in un disegno pavimentale, all’esterno dello spazio celebrativo. Questo permette la fruizione sia da parte dei fedeli, che possono completare il percorso continuando la via crucis, sia dei non credenti, che si fermano alla sola esecuzione del labirinto. Tale strumento diventa così elemento di incontro per diverse culture e religioni consentendo una nuova concettualizzazione del sagrato quale importante luogo di condivisione e confronto.
Lo spazio interno valorizza la posizione dell’ambone, conferendo all’aula liturgica l’antico ruolo di assemblea. La differenziazione tra l’ingresso e le uscite assume un significato simbolico, oltre che funzionale. Il fedele entra peccatore ed esce redento.
Agli aspetti compositivi si è accompagnato lo studio di fattibilità dell’intero complesso parrocchiale, valutando i sistemi strutturali più idonei e i materiali più adatti per esprimere sobriamente le idee progettuali. Ci si è affidati alla resistenza e leggerezza dell’acciaio per la chiesa, così come per la “Vela” e il campanile, mentre per le chiusure verticali e la copertura dell’aula liturgica ci si è avvalsi del calore del legno, che predispone uno spazio idoneo al culto e alla preghiera.
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Informazioni tesi
Autore: | Carmine Lamberti |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Ingegneria |
Corso: | Ingegneria Edile-Architettura |
Relatore: | Francesco Viola |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 132 |
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