Il Trattato di Non Proliferazione Nucleare
Quando si parla di combattere il pericolo del ricorso all'uso delle armi nucleari non si può non far riferimento al Trattato di non-proliferazione nucleare che, ancora oggi, costituisce il pilastro principale dell'intero regime di non-proliferazione nucleare. Il successo di questo Trattato è riscontrabile nell'alto numero di adesioni ottenute (193) e nella decisione di prorogarlo a tempo indeterminato e senza condizioni.
Tuttavia attualmente ci si chiede se esso costituisca ancora un valido strumento per il contenimento della proliferazione dato che dal 1970, anno della sua entrata in vigore, il Trattato ha dovuto affrontare innumerevoli sfide. Ricordiamo infatti l'esistenza di Stati che sono rimasti al di fuori del Trattato. Tra essi tre possiedono un grande peso politico e militare a livello regionale: essi sono India, Israele e Pakistan. Questi Paesi sono dotati di un arsenale nucleare. Inoltre, in tempi non lontani, si è assistito per la prima volta al recesso di uno Stato dal Trattato: nel 2003 la Corea del Nord ha depositato lo strumento di recesso per poi dichiarare di essere in possesso dell'arma nucleare. L'esistenza di Stati dotati di armi nucleari, ma non appartenenti al Trattato di non-proliferazione, rischia di minare la fiducia che l'intera comunità internazionale ha riposto in questo strumento giuridico, focalizzando l'attenzione sulle lacune del regime di non-proliferazione nucleare e sui pericoli derivati da questa situazione.
Problemi interpretativi del Trattato di non-proliferazione si sono posti sin dal tempo della sua redazione e, su tematiche differenti, si sono protratti fino ai nostri giorni. Essi riguardano:
1) la considerazione del Trattato da parte di alcuni dei suoi membri come "trattato ineguale", dal momento che consacra la distinzione tra Stati che possiedono le armi nucleari, e sono autorizzati a detenerle, e Stati che non le possiedono e non hanno il diritto di acquisirle;
2) l'insufficienza del sistema di verifiche e controlli;
3) la possibilità del recesso;
4) i poteri del Consiglio di Sicurezza dell'ONU sia nei confronti degli Stati membri del Trattato, sia nei riguardi di quegli Stati rimasti estranei ad esso.
Oggetto del mio studio sono gli obblighi che il Trattato di non-proliferazione nucleare impone agli Stati membri: per le potenze militarmente nucleari alla data di stipulazione del Trattato essi consistono nell'avvio di negoziati che conducano ad un graduale, ma totale smantellamento del proprio arsenale nucleare militare, mentre per tutti gli altri Stati Parti, questi obblighi prendono la forma del divieto di dotarsi di un tale arsenale. Il Trattato pone inoltre le basi per una cooperazione tra le Parti che fa salva la loro libertà di sviluppare la ricerca, la produzione e l'utilizzo dell'energia nucleare per scopi pacifici sotto il controllo dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica.
La tesi è articolata in tre capitoli. Nel primo capitolo, partendo da una breve contestualizzazione storica, vengono descritti i diritti e gli obblighi a carico degli Stati membri del Trattato di non-proliferazione nucleare.
Nel secondo vengono approfonditi i tre "pilastri" del Trattato dedicando particolare attenzione alle deficienze del sistema delle verifiche, analizzate avuto riguardo al caso iraniano. Infine, nel terzo capitolo, si esamina l'altro punto debole del Trattato, quello della possibilità del recesso dal Trattato, attraverso un'analisi del caso della Corea del Nord e si prendono in considerazione i poteri del Consiglio di sicurezza al riguardo.
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Informazioni tesi
Autore: | Gloria Mozzoni |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Micaela Frulli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 117 |
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