C'era una volta la fiaba. La narrazione come strumento interculturale nella scuola dell'infanzia.
Il tema principale esposto in questo elaborato riguarda l’approccio interculturale attraverso la narrazione delle fiabe e sarà suddiviso come segue.
Il primo capitolo tratterà dell’educazione interculturale, facendo riferimento alle sue origini ed ai suoi significati. Oggi, la consistenza del fenomeno migratorio ha posto l’esigenza del dialogo e dell’educazione interculturale, come strumenti necessari per avvicinare le culture, evitare i conflitti e favorire l’integrazione degli stranieri. Si tratta di un tessuto sociale caratterizzato dall’intreccio di più culture, in cui il confronto e la cooperazione si rivelano come esigenze primarie. Nella società plurale, coabitare non è sufficiente, ma occorre ricercare degli obiettivi comuni e creare insieme una società in cui realizzarsi. In questa parte, verrà proposta una riflessione sulle strategie da attuare sul territorio, ponendo una particolare attenzione sul dialogo interculturale e sulla scoperta dell’altro. I compiti dell’educazione interculturale sono complessi e diverse sono le impostazioni che affronteremo, esaminando le idee di alcuni autori. Infine, verranno prese in considerazione le diverse prospettive dell’interculturalità e le modalità adeguate per costruire una competenza interculturale, con un particolare approfondimento sui pregiudizi e gli stereotipi, considerati come fattori “inquinanti” del dialogo e della relazione autentica.
Il secondo capitolo tratterà della fiaba come “ponte” tra le culture, quindi come strumento didattico capace di creare punti d’incontro per l’educazione interculturale nelle scuole dell’infanzia; la fiaba ci aiuta, infatti, a scoprire le caratteristiche e le differenze che connotano un gruppo, una cultura, un Paese. Partiremo da una riflessione sul valore della narrazione nel riconoscimento “dell’altro” e descriveremo, poi, la fiaba come genere letterario, scoprendo le sue origini. Distingueremo la fiaba dalla leggenda, dal mito e dalla favola, ovvero un genere narrativo molto simile, ma caratterizzato dalla presenza degli animali. Sin dai tempi dell’oralità all’epoca attuale, la fiaba caratterizza tutti i popoli e le culture e viene utilizzata un punto importante di comunicazione e confronto. Elencheremo gli elementi comuni di tutte le fiabe, come l’assenza di descrizioni, l’indeterminatezza delle strutture spazio-temporali, l’uso di formule precise e ripetizioni e l’assenza dell’io narrante. A questo proposito, al fine di dimostrare queste caratteristiche comuni, verrà proposta una storia e una successiva analisi linguistica e stilistica. Successivamente, si parlerà di Vladimir Ja. Propp, grande studioso russo delle origini storiche e morfologiche della fiaba e autore di Morfologia della fiaba, un’opera nella quale propone un modello strutturale per tutte le narrazioni; in particolare, identifica le funzioni immutabili dei personaggi e le loro caratteristiche fondamentali sulla base di una convincente documentazione empirica. Proseguendo, descriveremo i vantaggi della lettura di una fiaba e perché essa si configura come un elemento fondamentale dell’educazione interculturale. La fiaba è uno strumento utile per imparare ad apprezzare le differenze culturali sin da piccoli e questo rappresenta un passo molto importante per lo sviluppo del bambino.
Il terzo capitolo, infine, approfondirà il tema della presenza degli stranieri in Italia e la percentuale di frequenza dei bambini negli asili nido e nelle altre strutture per l’infanzia, grazie alle indagini proposte dall’Istituto nazionale di statistica (Istat).
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Informazioni tesi
Autore: | Erika Piergallini |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Rita Lolli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 31 |
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