I contratti di garanzia finanzaria - Riflessioni su una concreta ipotesi applicativa
I profili di rilevanza, e dunque di complessità giuridica, sottesi al tema della disciplina interna dei contratti di garanzia finanziaria sono tali da meritare un'ampia e meditata riflessione necessariamente esorbitante gli angusti spazi che il presente lavoro (deve e) può occupare.
Ciò detto, stretti tra la consapevolezza di non voler peccare di ὕβρις (nel credere di poter, comunque, affrontare un lavoro sì gravoso) né di dabbenaggine (ritenendo, al contrario, che tali premesse potrebbero esonerare dal compiere il dovuto sforzo), si è deciso – in maniera pragmatica – di affrontare lo studio delle principali questioni giuridiche sottese al tema dell'applicabilità (in concreto) della disciplina dettata dal legislatore con il d. lgs. 21 maggio 2004, n. 170.
La scelta di questo tema deve la sua scaturigine all'esame di un caso concreto, relativo ad una complessa fattispecie negoziale intervenuta tra un ente creditizio (la Banca), una società di capitali (la Società) ed una società esercente attività assicurativa (l'Assicurazione).
Più nello specifico, la Società aveva stipulato con l'Assicurazione una polizza vita unit-linked (la Polizza); dopo appena due settimane costituiva la Polizza in pegno in favore della Banca a garanzia di un finanziamento. La Società successivamente – entrata in stato di crisi – proponeva al competente Tribunale domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo. La Banca voleva, a seguito dell'inadempienza della Società (anche) nel rimborso della rate del finanziamento, escutere il pegno mediante l'esercizio del diritto di riscatto totale della Polizza.
Si è utilizzato, dunque, l'espediente del caso concreto brevemente descritto, per mettere in luce le peculiarità della disciplina dei contratti di garanzia finanziaria e, soprattutto, le ragioni di specialità di questa, rispetto al diritto dell'insolvenza e delle procedure concorsuali.
Dunque, il lavoro ha lo scopo di affrontare e (cercare di) risolvere i principali nodi ermeneutici che si possono porre dinanzi all'interprete che voglia sussumere, sotto la disciplina generale del Decreto, la fattispecie concreta posta alla sua attenzione o al suo studio.
Nella parte iniziale del lavoro – per creare le basi consapevoli e propedeutiche alla corretta interpretazione della disciplina del Decreto – si è fatto riferimento al contesto normativo entro cui si inserisce la disciplina sovranazionale di cui il Decreto è attuazione; ciò per cercare di mettere in evidenza le finalità perseguite dal legislatore, alla luce delle esigenze rivenienti dalla prassi consolidata dei mercati finanziari.
Il metodo adottato ha comportato, quindi, di affrontare il commento della disciplina che in relazione alla fattispecie concreta diveniva volta a volta rilevante.
Nel far questo si è seguito, dunque, l'iter imposto dalle disposizioni del Decreto, e si sono affrontate le questioni attinenti alla ricorrenza dei requisiti soggettivi ed oggettivi di applicabilità, anteponendo a tali considerazioni alcune riflessioni relative all'interpretazione ed al significato da attribuire a ciascuna delle categorie giuridiche richiamate od introdotte dal Decreto.
Infine, si è trattato dei metodi di realizzo della garanzia finanziaria tramite la disciplina dell'escussione del pegno di cui all'art. 4, cercando di evidenziare (anche qui brevemente) le ragioni di specialità rispetto alla disciplina dettata in materia di concordato preventivo e fallimento, per far emergere l'appeal che tale disciplina è in grado di esercitare sui soggetti beneficiari della garanzia finanziaria (o potenzialmente tali), slegandoli dal rispetto delle, spesso più restrittive, disposizioni del diritto dell'insolvenza.
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Informazioni tesi
Autore: | Salvatore Grillo |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Giurista dell'Economia e Manager Pubblico |
Anno: | 2012 |
Docente/Relatore: | Passalacqua Michela |
Istituito da: | Dipartimento di Giurisprudenza |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 57 |
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