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L’intervento educativo dell’infermiere può incidere sullo stile di vita del paziente con infarto miocardico? La presentazione di un caso clinico.

Obbiettivo:
-verificare se l’intervento educativo da parte del personale infermieristico incide sullo stile di vita del paziente con infarto miocardico.
-fornire una continuità educativa sui fattori di rischio cardiovascolari al paziente dalla dimissione ai successivi follow-up.
Vi presento il caso e la storia clinica di:
Uomo di circa 50 anni, di professione avvocato, intorno alle ore 10 del mattino, mentre era sul posto di lavoro, accusa un dolore toracico retro sternale di una durata di circa 20-30 minuti, e immediatamente chiama il 118, e all’esecuzione dell’ECG si evidenzia un sopraslivellamento del tratto ST.
 Iperteso (175/95 mmHg) controllata dalla terapia antipertensiva.
 Obeso (peso 110 Kg, altezza 170 cm, BMI superioore a 38).
 Dislipidemico (colesterolo totale superiore a 200 mg/dl).
 Fumatore (circa 30 sigarette al giorno)
 Conduce una vita sedentaria e stressante.

DIMISSIONE
Alla dimissione che problema sorge? La mancanza di continuità educativa dalla dimissione ospedaliera ai successivi follow-up, per due motivi: il primo è che non esiste un continuum educativo sui fattori di rischio, ed il secondo motivo è che il personale infermieristico dell’ambulatorio di Cardiologia non è lo stesso dell’U.O.
Per superare tale problema, gli obbiettivi sono :
per il primo problema è di progettare la “scheda dei fattori di rischio per cardiopatia ischemica” estesa a tutti i pazienti cardiopatici da somministrare alla dimissione dall’U.O. di Cardiologia;
invece per il secondo problema è di fare un intervento formativo agli infermieri sulla “scheda dei fattori di rischio per cardiopatia ischemica”, in modo da sensibilizzarli ulteriormente sull’importanza dell’educazione sanitaria.

Ecco la “scheda dei fattori di rischio per cardiopatia ischemica” che io ho progettato e applicato al mio caso clinico che ho seguito nel suo percorso, dove, ho elencato tutti i fattori di rischio per cardiopatia ischemica modificabili compresa la compliance farmacologica.
La scheda sarà in possesso del paziente, e lo seguirà nel suo percorso dalla dimissione ai follow-up successivi.
Alla dimissione i problemi principali aperti sono il vizio del fumo, il valore del colesterolo elevato, l’obesità e l’ipertensione arteriosa; nel primo follow-up si ci dovrà aspettare un miglioramento.
Il 1° FOLLOW-UP è nel mese successivo all’evento, dove ero presente.
In questa occasione, presento la nuova “scheda dei fattori di rischio per cardiopatia ischemica” al personale infermieristico dell’ambulatorio, spiegando la funzione e il suo utilizzo.
Come potete vedere dalla scheda il vizio del fumo il paziente l’ha abolito completamente, il valore del colesterolo totale al controllo ematico è ridotto leggermente, la pressione arteriosa è ben controllata dalla terapia antipertensiva, il peso corporeo è ridotto di 15 Kg rispetto alla dimissione con una massa corporea di 33; il miglioramento di questi fattori di rischio, è dovuto sia alla terapia farmacologica che il paziente assume e sia anche al cambiamento dello stile di vita del paziente come ad esempio seguendo l’educazione sanitaria dell’infermiere alla dimissione sulla dieta a basso contenuto di grassi saturi e di sodio, preferendo alimenti ricchi di omega 3 e ricchi di fibre.
Il livello dello stress riferito dal paziente è leggermente in miglioramento, cosi viene fatto un intervento educativo sulla ripresa graduale dell’attività lavorativa, spiegando che già può essere intrapresa dopo aver superato il primo mese di convalescenza, viene spiegato di modificare il proprio stile di vita e di evitare situazioni stressanti.
Fa delle passeggiate di 20 minuti al giorno, ma, questa attività fisica per migliorare i fattori di rischio è decisamente poca, quindi viene fatto un intervento educativo su quale e quanta attività fisica deve praticare; come nuoto, palestra, camminate, la bicicletta, l’utilizzo di scale. No è diabetico, ed è compliante alla terapia farmacologica.
Il 2 follow-up è dopo 3 mesi al 1° follow-up dove ero sempre presente.
Come si può vedere dalla scheda il paziente ha corretto tutti i fattori di rischio cardiovascolari; il valore del colesterolo è nella norma, come quello della pressione arteriosa è sempre controllata dalla terapia antipertensiva, il peso corporeo è sceso ulteriormente come anche il livello dello stress suggerito dal paziente.
Per quanto riguarda l’attività fisica, ha seguito l’intervento educativo proposto dal personale infermieristico al 1° follow-up:
• Pratica la palestra 3 volte a settimana,
• nei giorni liberi pratica anche nuoto,
• da casa al lavoro si reca a piedi, inoltre,
• fa delle passeggiate quotidiane di circa 20 minuti.
Quindi, se prima non era motivato a modificare il proprio stile di vita per correggere i fattori di rischio cardiovascolari, trovandosi questa scheda fra le mani è più incentivato a farlo per evitare un altro accidente cardiovascolare.

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3 Introduzione Le malattie cardiovascolari costituiscono tuttora la prima causa di mortalità e morbilità nel mondo occidentale e rappresentano un alto costo economico per la collettività. Recenti dati epidemiologici sottolineano un’emergente “epidemia” di patologie cardiovascolari nei paesi sviluppati, legata a sfavorevoli variazioni nello stile di vita delle persone, tali da favorire la malattia aterosclerotica coronarica. Il peso sociale e assistenziale delle malattie cardiovascolari è notevolmente cresciuto, tanto che i recenti Piani Sanitari Nazionali hanno dato particolare enfasi a misure di prevenzione e riabilitazione sollecitando organi locali a sviluppare programmi di intervento nel tentativo di limitare un apparentemente inevitabile incremento di morbilità e mortalità cardiovascolare. Il decorso delle malattie cardiovascolari è in genere di lunga durata con fasi d’instabilità non sempre prevedibili per cui è assolutamente importante ridurre o abolire tutti i fattori di rischio responsabili della progressione della malattia, specie in pazienti a maggior rischio che necessitano di un maggior impiego di risorse. A questo riguardo, sono ormai noti gli effetti favorevoli dell’educazione sanitaria da parte dell’infermiere. Cosa significa educare? Insegnare a non ammalarsi e ad affrontare la malattia con l’obiettivo di ottenere una migliore qualità di vita, incoraggiando al riconoscimento dei fattori di rischio e, dove è possibile, pianificare la riduzione e l’abolizione di essi, dare informazioni e spiegazioni su alimenti consigliati e quelli da evitare, sull’attività fisica quotidiana, educare il paziente all’autocontrollo del peso, della pressione arteriosa, del glucosio nel sangue, sottolineare l’importanza del follow-up. Insegnare al paziente che la sua malattia rimane un problema di

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Informazioni tesi

  Autore: Cristian Labruzzo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Pavia
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Infermieristica
  Relatore: Miriam Villani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 48

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