Accio tragico. Prospettiva comunicativa e scrittura polisemica
L’idea di fondo è quella di riconsiderare dati acciani già in nostro possesso o non ancora del tutto acquisiti, situandoli all'interno di grossi quadri che contemplino un approccio metodologico ben preciso.
Nel primo capitolo, Accio poeta e cittadino, verrà analizzato il contesto e soprattutto l'interazione tra questo e il poeta. Credo fermamente che ogni opera si inscriva in quello che Gadamer definisce «orizzonte di attesa» , senza tuttavia esaurirsi nelle "ideologie" del tempo. Credo altresì nella capacità di un'opera di sintetizzare la visione del mondo di un'epoca e, nello stesso tempo, nel suo «potere di smascheramento e di proposta, verificabile attraverso l'impatto dell'opera con la società e con la coscienza contemporanea» . Non ritengo ozioso ricercare il "senso" di un'opera - una volta superato il concetto di "morale" dell'opera - in quanto la stesura di un testo è anche un'azione pragmatica che si propone, oltre a vantaggi immediati, effetti nelle convinzioni e nelle azioni del suo pubblico. Oggi si tende a considerare con un velato scetticismo qualsiasi approccio letterario di tipo sociologico (forse a causa di certa critica militante dalle oggettive implicazioni politiche sviluppatasi nei decenni scorsi), al punto che, nel processo di analisi del testo, si registrano notoriamente due direzioni antitetiche: «l'una tendenzialmente oggettiva e descrittiva, cioè tesa ad illustrare l'opera per quello che è, come elaborato e prodotto storico, individuabile attraverso i suoi aspetti e caratteri formali; l'altra rivolta a collegare l'attività letteraria con le spinte e le motivazioni della prassi, persino a giudicarla sulla base di questo rapporto» . Sono convinto che queste due tendenze, se si attengono al loro campo specifico, possano convergere verso un identico fine e che l'interpretazione sociologica di opere del passato possa ambire alla stessa solidità dell'interpretazione stilistica o linguistica, purché riesca ad annotare con destrezza i rapporti tra autori ed opere da una parte, contesto sociale dall'altra, e purché tenga presente i limiti che si pongono alle sue possibilità interpretative.
Nel secondo capitolo, Estetica teatrale, tratterò dello stile, della lingua e del rapporto coi modelli, puntando, più che alla descrizione dei fenomeni, già ampiamente e meritoriamente operata da illustri studiosi, ad una giustificazione delle scelte in un’ottica comunicativa. Un aiuto, in proposito, viene dalla semiologia, che può offrirci l'intelaiatura nella quale si possono sistemare gli istituti letterari (generi, stili, linguaggi settoriali ecc.), in modo da costituire «una precisa mediazione tra il prodotto artistico e la sua epoca da una parte, il prodotto e i suoi fruitori dall'altra». Nel primo caso (mediazione prodotto-epoca) la semiologia contribuisce a mettere in luce la «stimolante dialettica tra le cristallizzazioni della storia culturale e la storia culturale nella sua continuità produttiva»; cioè «da un lato i codici simbolici e stilistici tesi ad una propria canonizzazione letteraria, dall'altro i messaggi dei singoli scrittori che rinnovano dall'interno o mettono in crisi i codici stessi». Nel secondo caso (mediazione prodotto-fruitori) piega all'utilità della critica i risultati raggiunti nell'ambito della teoria della comunicazione: «l'opera si rivela inserita in un circuito comunicativo, che ha da un capo l'autore, dall'altro il lettore, uniti tra di loro dalla comunanza del codice espressivo» . E’ chiaro che la comunicazione artistica è diversa da quella quotidiana, soprattutto perché «accantona, non appena è stato perfezionato il messaggio, sia la situazione sia il mittente» . Inoltre, il poeta lascia spesso qualcosa di inespresso perché fanno parte della strategia letteraria fenomeni di ambiguità, reticenza, impossibilità o incapacità di comunicare certi contenuti, il che non impoverisce il testo, anzi lo rende più pregnante; «si deve dunque integrare nella teoria della comunicazione letteraria, anche quella della non-comunicazione letteraria, voluta o no che sia la negazione» . Parleremo dunque non di comunicazione ma di prospettiva comunicativa in cui si confrontino continuamente dati testuali ed extratestuali. Testo ed extratesto sono in continua dialettica e la pienezza si raggiunge solo tramite la rispettiva compenetrazione.
Infine nel terzo capitolo, Stratigrafia di un giudizio, tenterò di analizzare il Fortleben di Accio, non disdegnando i risultati raggiunti di recente dalla teoria della ricezione . Tale teoria consiste essenzialmente nel seguire i modi in cui l'opera letteraria del passato è stata interpretata, assimilata, imitata. Sul piano critico si tratta di ricostruire l'orizzonte di attesa nel quale l'opera viene di volta in volta a trovarsi, e giustificare la valutazione che ne deriva. Ogni opera, sin dal momento della sua nascita, risponde alle attese in misura più o meno maggiore: quanto più queste sono violate, tanto più l'opera si propone come innovatrice.
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Informazioni tesi
Autore: | Cristian De Santo |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere Classiche |
Relatore: | Giuseppe Aricò |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 230 |
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