La riforma del reato di usura nella giurisprudenza della corte di cassazione
Il termine usura deriva etimologicamente dal latino usus, che rappresentava, nel diritto romano, il compenso per l’utilizzazione del capitale altrui. Si trattava di un’eccezione al contratto di mutuo che, nella legislazione romana, era di natura essenzialmente gratuita, sicchè, per stabilire convenzionalmente degli interessi sul capitale prestato, era necessario pattuire uno specifico contratto accessorio a quello di mutuo, la cosiddetta stipulatio usurarum.
L’usura, oltre ad essere uno degli illeciti più antichi della società occidentale, è stata per molti secoli considerata e condannata più come una pratica immorale, che come un vero e proprio reato.
Solo nella prima metà degli anni ’90 è nata e cresciuta una sempre maggiore attenzione su questa devastante piaga economica e sociale. L’eco suscitata presso l’opinione pubblica da alcuni casi di suicidio per debiti usurari e le prime denunce provenienti dalla CONFESERCENTI, mobilitarono l’opinione pubblica e sollecitarono le Istituzioni ad intervenire in maniera drastica per contrastare e prevenire un fenomeno che appariva sempre più pericoloso ed invadente.
Per i sodalizi criminali, l’usura si è rivelata uno strumento poliedrico per le complesse caratteristiche che esso assomma al suo interno: in primis, quella di assecondare una sorta di necessità comportamentale, giacchè il denaro accumulato dalle organizzazioni criminali necessita di pulitura, e dunque il prestito alle vittime consente di vedere restituita una somma lavata ed emendata. Nondimeno una sorta di naturalità comportamentale, chiamando le strutture delinquenziali ad una ordinaria applicazione delle condizioni di intimidazione , di assoggettamento ed omertà , assai poco dissimili dalla pur necessaria coazione estorsiva utile alla riscossione delle somme illecite, come parte di una sperimentata catena produttiva di tipo criminale, in cui è ben difficile immaginare resistenze da parte degli usurati, disincentivati da rimedi rapidi ed incisivi. In tale contesto, l’interferenza tra fatti illeciti appare del tutto usuale: l’usura si fonde, infatti, con fenomeni di estorsione, associazione per delinquere e, soprattutto, riciclaggio, interazioni a tal punto connesse alla partenogenesi del crimine, da indurre la strategia repressiva ad ereditarne le peculiarità genetiche. Dunque, scoprire e sanzionare l’usura equivale a scoprire l’esistenza di reati economici, e, con tutta probabilità, di sodalizi criminali organizzati, rendendo feconda e virtuosa l’intuizione criminologica della urgenza novellistica del 1996.
Lo scopo del presente lavoro è quello di approfondire, soprattutto attraverso la giurisprudenza della Corte di Cassazione, alcuni aspetti peculiari del “nuovo” fenomeno dell’usura in Italia, a 13 anni dall’emanazione della Legge 108/96, ricostruendo non solo il profilo delle vittime, ma anche quello degli usurai, nonchè la dinamica e la regolamentazione normativa della fattispecie.
Approfondimenti utili per comprendere l’evoluzione del fenomeno criminale nel corso di questi ultimi anni, ma anche come hanno risposto le Istituzioni nel loro insieme.
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Informazioni tesi
Autore: | Giuseppina Ruggiero Malagnini |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli studi di Napoli "Parthenope" |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Alberto De Vita |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 154 |
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L'usura
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