La redenzione dell'infanzia nell'opera di Walter Benjamin
Walter Benjamin appartiene ad una particolare classe di collezionisti, quella degli amanti dei vecchi libri dimenticati.
Ogni libro è per lui un “quadro” del passato e rappresenta la costellazione critica da cui è nato; per questo motivo viene recuperato dal materialista storico, che, nella veste di collezionista, lo salva dall’oblio, affinché non vadano scordati né coloro che l’hanno creato, né quei contemporanei che con la loro anonima servitù l’hanno reso possibile.
Proprio dall’assenza di una qualsiasi voglia prospettiva ottimistica, dalla disillusione circa il corso delle cose, nasce lo sforzo di restituire alla vita gli inappariscenti libri per l’infanzia, che, rivolgendosi ad un mondo di fantasia ed incantesimi, sono considerati produzioni di secondaria importanza, esclusi dalla “seria” letteratura ufficiale e per questo estranei alla piattezza filistea del sistema storico-culturale.
Quindi salvare la produzione letteraria come quella infantile, marginale nei processi produttivi, significa rivolgersi ad un humus ancora fertile, che pone al servizio del critico le sue energie interne, trasgressive rispetto agli ideali culturali della borghesia dominante: i materiali “pericolosi”, che emergono dall’esperienza infantile, trovano una loro sede privilegiata nei libri per bambini, non ancora colonizzati dagli specialisti; strappati alla necessità di essere utili e alle leggi del consumo, rigettati dall’economia capitalista, questi oggetti fuori moda salvati dal collezionista, sono l’ultima risposta possibile per controbattere alla misère dell’oggi storico.
Infatti solo l’esperienza ‘auratica’ che coglie le cose nel momento indissolubile del loro apparire, creando una sorta di impalpabile involucro, mantiene l’immagine nel tempio del ricordo e la protegge dalla decomposizione e dalla profanazione, trasformandola in qualcosa di unico e irripetibile. Ma l’aura, che contraddistingue la dimensione magico-cultuale dell’esperienza, è scomparsa ormai dalla vita regolata e denaturata delle masse civilizzate.
Per questo motivo Benjamin si occupa amorevolmente delle macerie, dei torsi sottratti al tempo, dei residui; li colleziona e riordina; li salva dall’oblio perché in essi aspira a stringervi monadologicamente il Tutto: negli scarti della produzione borghese, perché fuori dalle leggi di mercato, quindi autentici e rivoluzionari; nei libri per bambini, perché in essi si riscopre lo sguardo incantato di una nuova comunione con la realtà; nei ricordi dell’infanzia, echi pieni di presagi e promesse, che danno nuovo vigore alla rammemorazione, come condizione necessaria del vivere e del fare esperienza; nelle immagini cristallizzate del passato, perché esplodono arrestando il continuum mitico della storia e aprono le porte al giorno del giudizio, quello dell’arrivo del Messia e della rivoluzione, oltre il quale non c’è rinvio o progredire.
La redenzione come momento di recupero e riscatto che riporta ad unità i frammenti dell’accadere nell’attimo della cessazione di ogni divenire è procrastinata per Benjamin ad un’«epoca anteriore affatto determinata». Noi possediamo solo i frammenti, schegge disperse del prisma in cui riluce ancora, riflessa come sulla superficie di uno stagno, una fioca luce di salvezza: in questa Benjamin ripone la propria speranza.
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Informazioni tesi
Autore: | Simona Bisighini |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Bergamo |
Facoltà: | Lettere |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Amelia Valtolina |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 46 |
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