Il ruolo del volontariato nella crisi del welfare state: miti e realtà
Tra le incognite più interessanti su cui si dibatte in relazione al tema del mutamento dello stato sociale, vi è il ruolo che il terzo settore, “nelle forme di volontariato e dell’associazionismo sociale” (P. Barbieri, 2005), potrebbe assumere nel nuovo modello di welfare che in Italia deve prendere il posto di quello industriale. È infatti diffusa in una parte della letteratura l’idea che le attività cosiddette “fuori mercato” potrebbero rivelarsi essenziali per il welfare degli stati moderni che si trova ad affrontare una situazione di crescente difficoltà, se non addirittura di crisi a causa della scarsità di risorse economiche. È indubbio infatti che i limiti della spesa pubblica, imposti dalla crisi fiscale che ha colpito i governi europei, abbiano posto un freno all’espansione del welfare state, rendendo impossibile ogni ulteriore incremento degli interventi di politica sociale e obbligando gli stati a perseguire una politica di tagli alla spesa. In particolare, nel corso della mia relazione triennale, incentrerò la mia analisi soprattutto sull’attività del volontariato che, grazie al carattere gratuito del suo impegno, appare, in questo panorama economicamente disastroso, una nuova risorsa strategica nella gestione dei servizi relativi al benessere personale e collettivo dei cittadini, “proponendosi come una componente permanente e stabile della nostra società civile” (C. Ranci, 2006, p. 35) accanto ai tre tradizionali pilastri del welfare: la famiglia, il mercato e lo Stato.
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Informazioni tesi
Autore: | Silvia Gaia Valisi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Milano - Bicocca |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Paolo Barbieri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 57 |
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