Studio di materiali compositi per finestre ottiche trasparenti esclusivamente alla radiazione laser

Introduzione Si può pensare di costruire un dispositivo ottico che sia in grado di riconoscere la luce laser dalla luce comune? Non solo, ma una volta distinta la radiazione laser, si può pretendere che tale dispositivo sia capace di riconoscere selettivamente particolari lunghezze d'onda della stessa? Questi interrogativi nascono da specifiche esigenze applicative. Si pensi, per esempio, a sistemi missilistici a guida laser: una sorgente laser situata in posizione strategica illumina, attraverso un fascio codificato, il bersaglio da colpire e, a causa dell’elevata brillanza del fascio il bersaglio comparirà come un punto molto luminoso. Il sistema di offesa (bomba, missile, proiettile da cannone …) ha incorporato un sensore otticoa ed un pportuno sistema di guida: il sensore ottico "vede" la macchia luminosa prodotta dal laser sul bersaglio e comanda il sistema di guida [19]. È evidente che il sensore ottico deve essere in grado di riconoscere la radiazione laser di guida e solo quella per non sbagliare traiettoria di impatto; in questo senso la luce solare diffusa o le radiazioni laser di disturbo impiegabili come contromisure da parte del "nemico", non devono essere riconoscibili dal sensore ottico. Da qui nasce l'idea di studiare dei materiali, da impiegare appunto, per esempio, come involucri dei sensori ottici dei missili a guida laser, capaci di distinguere, e quindi trasmettere, bande spettrali precise corrispondenti a righe di emissione laser, continuando a garantire una schermatura nei confronti della restante parte dello spettro e di radiazioni coerenti a lunghezza d'onda diversa da quelle di interesse. Il principio di base per il riconoscimento della luce coerente risiede nella realizzazione di cavità ottiche risonanti (interferometro Fabry-Perot) tramite a Ottico: in senso stretto riferito a radiazioni elettromagnetiche nel campo del visibile, tuttavia in senso lato l'aggettivo comprende le radiazioni elettromagnetiche dei campi confinanti con quello del visibile, ovvero l'infrarosso vicino e l'ultravioletto vicino (All. 2).