Ecosostenibilità e rigenerazione urbana, analisi dell’esperienza dei contratti di quartiere II a Torino
Il lavoro si pone come obiettivo l’analisi dell’esperienza dei Contratti di Quartiere II a Torino, cercando di valutarne l’efficacia e la capacità di affrontare e risolvere il problema del degrado dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, e analizzando un caso studio, quello del Contratto di Quartiere di via Parenzo, con particolare attenzione ai temi innovativi e sperimentali propri del Bando di concorso. La sperimentazione proposta dal Bando mette in evidenza un concetto importante di questi ultimi anni, quello della sostenibilità.
Le politiche dello sviluppo sostenibile si sono tradotte, a livello globale, nell’attuazione di normative in grado di indirizzare ad una migliore gestione delle risorse e degli impatti sull’ambiente. Il percorso concettuale, che ha portato ad alcune definizioni di sviluppo sostenibile e alla creazione di norme e regolamenti, si può dire che sia partito nel 1972 a Stoccolma, con la Conferenza delle Nazioni Unite, in cui viene posto l’obiettivo di adottare alcuni principi di tutela per l’uomo e l’ambiente, che sono alla base del concetto di sviluppo sostenibile. In seguito, nel 1987 con il rapporto Bruntland, si provvede ad una definizione universalmente accettata di sviluppo sostenibile, ovvero: “la possibilità di soddisfare le esigenze delle generazioni attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i proprio bisogni e le proprie aspirazioni”. Nel 1990, con il Libro Verde sull’Ambiente Urbano, la Comunità Europea ha cercato di dare un senso complessivo alle azioni territoriali e urbane, nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile nel campo della pianificazione urbana, proponendo azioni mirate, come per esempio l’uso misto del suolo e non più la zonizzazione per aree troppo rigida, un nuovo sviluppo delle zone urbane abbandonate e la rivitalizzazione dei quartieri esistenti.
Il passaggio più importante si ha forse nel 1992, a Rio de Janeiro, con la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e sullo sviluppo, in cui l’obiettivo di individuare delle azioni finalizzate alla sostenibilità si è tradotto nell’Agenda 21. I principi di Agenda 21 sono stati introdotti a scala locale nel 1994 ad Aalborg, con la 1^ Conferenza Europea delle città sostenibili e due anni più tardi, a Lisbona, con la 2^ Conferenza è stata migliorata l’efficienza di attuazione di Agenda 21 con alcuni strumenti operativi, come gli Indicatori di Sostenibilità e la VIA.
Nel corso degli anni ci sono state altre Conferenze che hanno richiamato il concetto di sostenibilità, come il Protocollo di Kioto del 1997, la Carta di Atene del 1998, in particolar modo per quanto riguarda l’impiego di ecotecnologie, e nel 2000 ad Hannover, con la 3^ Conferenza sulle città sostenibili si arriva all’adozione, entro il 2005, di una strategia per lo sviluppo sostenibile, per ribaltare entro il 2015 la tendenza alla perdita di risorse ambientali; è quindi una dichiarazione tesa ad assicurare a scala urbana la sostenibilità ambientale.
Le conferenze successive fino ad oggi hanno tutte riguardato l’implementazione e le migliorie delle sopracitate Conferenze Europee, riconfermando gli stessi principi, definendo nuovi impegni, rafforzando le basi tecnologiche di Agenda 21, in considerazione di uno sviluppo sostenibile da globale a locale.
A seguito di questo percorso sulla sostenibilità si può dire che il Contratto di Quartiere, in particolare nell’esperienza piemontese, rappresenta un’opportunità per avviare processi di riqualificazione urbana, come definita dal Libro verde sull’Ambiente Urbano, attraverso una sperimentazione che si articola in quattro temi di ecosostenibilità, descritti in seguito. Alcuni di questi, quelli definiti di qualità morfologica, si indirizzano prevalentemente verso interventi sul tessuto urbano, mentre altri, quelli definiti di qualità ecosistemica, si rivolgono maggiormente alla dimensione fisico-ambientale e tecnologica dell'edificio, con particolare riguardo al risparmio di risorse e al miglioramento della qualità ambientale, secondo quanto richiamato dall’Agenda 21 e in tutte le Conferenze sull’ambiente. Si nota quindi come il tema sperimentale sia entrato a far parte delle politiche e dei processi decisionali dei programmi complessi.
Nelle conclusioni ho cercato di riflettere sugli elementi che potrebbero costituire le linee guida per la definizione di programmi e politiche di rigenerazione urbana, basati anche sui principi sperimentali dell’ecosostenibilità e dello sviluppo sostenibile.
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Informazioni tesi
Autore: | Jlenia Abate |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Politecnico di Torino |
Facoltà: | Pianificazione del Territorio |
Corso: | Urbanistica e scienze della pianificazione territoriale e ambientale |
Relatore: | Silvia Saccomani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 93 |
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FAQ
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