Teoria delle aree monetarie ottimali e formazione di un sistema monetario policentrico
Nel settembre del 1961 Robert Mundell, divenuto premio nobel per l’economia nel 1999, scrisse sull’”American Economic Review” un saggio: “A Theory of Optimum Currency Areas” ovvero “una teoria sulle aree valutarie ottimali”. La sua trattazione faceva riferimento alla formazione di un gruppo di Paesi aventi una moneta in comune o che, pur mantenendo le proprie valute, avevano instaurato tra loro rapporti di cambio fissi o flessibili verso gli altri Paesi. Il saggio di Mundell si rifaceva a due precedenti lavori, quelli di Meade e di Scitowsky. La stessa teoria Mundelliana verrà poi seguita dai contributi di Mc Kinnon e Keenen. In questo nostro lavoro ci siamo serviti ampiamente dei lavori di questi tre economisti. In maniera dettagliata da quello di Robert Mundell che doveva originare i successivi contributi. Già all’epoca l’economista statunitense ebbe modo di chiarire come il concetto di area monetaria ottimale fosse applicabile all’Europa Occidentale. Con tutto il "corollario" sulla necessità o meno di mantenerle “piccole” o “grandi” e sulla mobilità di lavoro e capitali tra le stesse. Non si è trascurato di riportare una critica italiana a quanto teorizzato da Mundell. In merito ad un’area europea sono state analizzate le teorie di Meade e Scitowsky che solo ad una lettura superficiale possono dirsi contrapposte. Analizzati anche i contributi di Mc Kinnon apparso nel settembre del ’63 e, quello di molto successivo, di Keenen. Saggi, questi degli statunitensi Mundell, Mc Kinnon e Keenen, ampiamente studiati quando si decise di dar vita all’unificazione monetaria europea considerata come momento di verifica di tutto il discorso sulle aree valutarie ottimali. Questo lavoro analizza anche dei modelli di “Unioni monetarie” che possiamo definire come “antesignani” delle “aree valutarie”. Sia dal punto di vista attuale che storico, infatti, nel periodo anteriore alla prima guerra mondiale furono sottoscritti non pochi trattati relativi alla costituzione di unioni monetarie che funzionarono per svariati anni: dalla Germania all’Austria, da quella varata tra Francia, Belgio, Svizzera e Italia a quella tra Norvegia, Svezia e Danimarca. Sotto osservazione i vari accordi che le originarono e le cause della loro scomparsa. Naturalmente si è valutata anche la possibilità che nel mondo possano venire a crearsi altre aree oltre a quelle esistenti. La decisione di creare il sistema monetario europeo facente perno sull’Euro ha portato, infatti, molti economisti in questi ultimi anni, a chiedersi se non sia il caso di suddividere il “mondo” in aree monetarie e quali “confini” dare alle stesse e perchè. Si è cercato di chiarire tutto quest’aspetto che ha rivestito e riveste notevoli attualità. Basti pensare ai discorsi in corso nell’America Latina e a quelli relativi a possibili aree sotto la giurisdizione dello Yen giapponese e dello Yuan cinese. Un discorso che porta lontano e non è esente da notevoli implicazioni politiche. Tutto ciò è contenuto in questo lavoro che parte dal lontano saggio Mundelliano sulla “Teoria delle aree valutarie ottimali”. Una teoria, sosteniamo, che conserva ancora tutta la sua importanza anche se ormai vecchia di quasi trent’anni. La convinzione della sua importanza si deve al gran parlare del prossimo “varo” pratico dell’Euro nella U.E. e sulla cui adozione i pareri e la volontà di metterlo in circolazione non sono unanimi anche in Paesi che l’hanno sempre auspicata come la Germania dove gran parte della popolazione, secondo ultimi autorevoli sondaggi, preferirebbe conservare nelle proprie tasche il caro, vecchio, marco che, ultimamente è stato “adottato” in un paio di Paesi dell’ormai ex federazione iugoslava. Una “teoria” da guardare con attenzione, quindi. Anche per le discussione in relazione ad un sempre maggiore allargamento dell’Unione europea e quindi del sistema monetario “Euro” ai Paesi ormai liberi dalla sovranità della disciolta U.R.S.S., alla Jugoslavia, ad altre Nazioni. Un discorso quello relativo all’allargamento ad altri Paesi (tra l’altro ogni nazione dell’Unione sta tendendo a privilegiare un determinato Paese), da definirsi un po’ azzardato visto, gli studi che abbiamo analizzato lo hanno dimostrato ampiamente, che una moneta unica o un’area valutaria ottimale deve possedere requisiti che, sinceramente, allo stato attuale è difficile riscontrare in certi Paesi che l’Unione Europea vuole inglobare. Sarebbe auspicabile, pertanto, che, chi di dovere, prima di procedere a certi passi proceda anche ad una rilettura del saggio di Robert Mundell e dei contributi, non troppi per la verità, ad esso portati dagli altri economisti.
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Informazioni tesi
Autore: | Roberto Buia |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1983-84 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Alfredo Aiello |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 107 |
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