Violenza, potere, terrorismo: analisi categoriale della politica
Il terrorismo è una categoria politica relativamente giovane: il termine, infatti, è stato coniato circa un secolo e mezzo fa in occasione della violenza politica anarchica.
Ad una prima analisi, quindi, sembrerebbe che esso designi un tipo di lotta antisistemica volta a disgregare le strutture portanti della società. In realtà non è così semplice.
Esso, infatti, trova la sua radice semantica nella parola francese “terreur”, la quale indica il periodo storico tra il 31 maggio 1793 e il 28 luglio 1794, quando a Parigi si istituì una particolare forma di governo: il terrore di Stato.
Il terrorismo è un fenomeno estremamente complesso e ambiguo: esso designa movimenti antistatutali e modalità governative repressive e liberticide; la violenza terroristica, dunque, può essere impiegata sia per abbattere un sistema statutale, sia per provocare un’involuzione autoritaria o, nella sua forma più estrema, totalitaria. Inoltre i gruppi che ricorrono a questo tipo di lotta politica possono operare in uno scenario statale interno, come le Brigate Rosse italiane o i populisti russi; oppure agire su una scala geograficamente più ampia come il terrorismo israeliano e Al Quaeda.
Le pagine che seguono vogliono offrire un’analisi di una parte di questo fenomeno politico. Saranno prese in considerazione solo le manifestazioni interne del terrorismo, specificatamente l’anarchismo, il populismo e i gruppi della “nuova sinistra” degli anni ’70 per la parte antisitemica; l’autoritarismo e il totalitarismo come forme di terrore di Stato.
Un’ultima delimitazione dell’oggetto di indagine riguarda la violenza nazionalistica e separatistica. Seppure si possa iscrivere nella categoria generale del terrorismo interno, ho preferito non includerla nella trattazione a causa del suo carattere storico e del suo legame specifico con il contesto politico, economico e sociale peculiare di ogni sua manifestazione. Un’analisi generale, infatti, non avrebbe potuto tenere nel giusto conto tali variabili e avrebbe rischiato, quindi, di non valutare attentamente una forma di violenza politica così complessa.
Il taglio dell’elaborato non è, dunque, legato all’analisi storica e sociologica delle diverse manifestazioni di violenza politica; ma è incentrato sull’analisi delle dottrine politiche soggiacenti al terrorismo, e alle forme sistemiche caratteristiche del terrore di Stato.
Ho ritenuto opportuno, inoltre, aggiungere alle analisi dottrinarie e dei sistemi statutali, un capitolo introduttivo che, partendo dalle definizioni delle categorie politiche della violenza e del potere, potesse fornire alcune costanti del terrorismo. Esse sono state rintracciate per entrambi gli idealtipi: l’azione violenta, infatti, è praticata sia nella volontà di screditare il sistema politico vigente e nella sua sostituzione, sia nell’importanza attribuita alla propaganda e alla diffusione del messaggio del gruppo terroristico.
Infine, conclude l’elaborato un capitolo che tenta la ricostruzione delle principali teorie sulla devianza politica a partire dalle tesi evoluzionistiche e antropomorfiche di Cesare Lombroso fino ai più recenti contributi offerti dall’approccio multidisciplinare. Il percorso tracciato non ha pertanto lo scopo di tentare di dare una interpretazione della personalità terroristica o delle motivazioni sottostanti a questo forma di violenza, ma vuole contribuire a chiarire un campo di indagine che si colloca spesso al confine tra diverse discipline di studio, nella speranza che sempre più si indaghi su questo fenomeno che a distanza di oltre un secolo continua a rimanere attuale e a ripresentarsi ogni volta sotto nuovo forme.
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Informazioni tesi
Autore: | Annarita Gori |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Siena |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Relatore: | Paolo Bagnoli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 163 |
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