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Idea e Azione in Georg Büchner: Dantons Tod e Der Hessische Landbote

Ci si prefigge l’obiettivo di delineare un trait d’union tra pensiero e prassi in Georg Büchner, scienziato, drammaturgo, politico. Dopo un’introduzione biografica, passerei ad un’analisi dell’Opera büchneriana par excellence, il Dantons Tod, proiezione dell’idea di una rivoluzione impossibile ad attuarsi al quel tempo in Assia in particolare e per estensione in Germania. Nella Rivoluzione che divora se stessa a causa dell’istituzione del Comitato di Salute Pubblica e del Tribunale Rivoluzionario (le cui sentenze manichee finirono per decimare gli stessi fautori, oltre ai nemici e agli “Ultras”), è rappresentata la figura di Georges Jacques Danton, proprio colui il quale propose nella sua veste di Ministro della Giustizia la creazione dei sopraccitati, inizialmente ideati per scongiurare una deriva anarchica.
Coppia antinomica del dramma è quella formata dal nostro moderato e l’Avvocato d’Arras, Robespierre, quest’ultimo propugnatore duro e puro di una macchina rivoluzionaria che non riconosce altri fini che il mantenimento dell’ ideale d’incorruttibilità sua personale e strumentalizzando una “favolosa purezza innata del popolo”, che altro non è che l’impossibilità di godere anche delle cose necessarie. Danton è dipinto da Büchner più epicureo di quanto non sia stato (lo si vede giocare a carte, in compagnia di donne ), ma è “umano, troppo umano” per non prendere le sue parti.
L’opera fu scritta per così dire di getto all’inizio del 1835, e pubblicata monca a causa di una rigida autocensura del Gutzkow, onde evitarne la messa al bando da parte della longa manus delle Autorità del Granducato dell’Assia, staterello da annoverare tra i più retrivi tra quelli creati dalla Restaurazione metternichiana. Delle condizioni miserevoli del popolino, del quarto stato o del proletariato che dir si voglia, si parla nel pamphlet Der Hessische Landbote , prima opera di Büchner ad essere stampata 1834, redatta in collaborazione con Ludwig Weidig, pastore protestante ed intellettuale di larghe vedute. Sono descritte col piglio di un J’accuse lo stato delle cose, una situazione che sembrerebbe pre-rivoluzionaria, a ben guardare le cifre che ci fornisce il Nostro; ci s’accorge che 700.000 individui sono costretti per nascita a perpetuare il mantenimento dei privilegi delle tre classi dominanti, ovverosia d’un’aristocrazia vessatoria, d’una burocrazia parassita e d’un clero mistificatore.
A partire da queste due opere si vorrebbe tratteggiare la figura di Georg Büchner, scienziato dell’animo umano e comunista rivoluzionario ante litteram, giacché Il Manifesto del Partito Comunista è posteriore al Messaggero dell’Assia.

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3 Introduzione Ci si prefigge l’obiettivo di delineare un trait d’union tra pensiero e prassi in Georg Büchner, scienziato, drammaturgo, politico. Dopo un’introduzione biografica, passerei ad un’analisi dell’Opera büchneriana par excellence, il Dantons Tod, proiezione dell’idea di una rivoluzione impossibile ad attuarsi al quel tempo in Assia in particolare e per estensione in Germania. Nella Rivoluzione che divora se stessa a causa dell’istituzione del Comitato di Salute Pubblica e del Tribunale Rivoluzionario (le cui sentenze manichee finirono per decimare gli stessi fautori, oltre ai nemici e agli “Ultras”), è rappresentata la figura di Georges Jacques Danton, proprio colui il quale propose nella sua veste di Ministro della Giustizia la creazione dei sopraccitati, inizialmente ideati per scongiurare una deriva anarchica. Coppia antinomica del dramma è quella formata dal nostro moderato e l’Avvocato d’Arras, Robespierre, quest’ultimo propugnatore duro e puro di una macchina rivoluzionaria che non

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Informazioni tesi

  Autore: Fabrizio Ingargiola
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lingue e Letterature Straniere
  Relatore: Liborio Mario Rubino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 84

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