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Studio dell'esistenza di un possibile rapporto di consequenzialità tra mobbing ed eventi di mass murder

Con il presente lavoro si è inteso fornire un contributo allo studio dell’esistenza di un possibile rapporto di consequenzialità tra mobbing ed eventi di mass murder.
Attraverso l’analisi del fenomeno del mass murder - e in particolare degli eventi di omicidi di massa avvenuti nei luoghi di lavoro a danni di colleghi, capi-ufficio e semplici utenti, per opera di disgruntled workers, ovvero di “lavoratori scontenti” a seguito di licenziamento o insoddisfatti a causa di frustrazioni legate, del tutto o in parte, all’ambito del lavoro - e del fenomeno del mobbing è stato possibile rilevare rapporti di consequenzialità tra i due fenomeni: il mass murder si configurerebbe come l’estrema conseguenza del mobbing. Il “terrorismo psicologico” sarebbe, cioè, dietro al “terrorista sociale”. Dopo aver subito gli effetti devastanti di una “guerra sul posto di lavoro”, che si è conclusa con la sua estromissione dal contesto lavorativo, il soggetto mobbizzato può arrivare a provare sentimenti di fallimento, di rifiuto e un senso di esclusione dalla società da cui si sente tagliato fuori, fino a portarlo a provare un irrefrenabile desiderio di vendetta contro gli oppressori e a manifestare reazioni aggressive distruttive, trasformandolo in un mass murderer.
Gli atti di vendetta compiuti da parte di questi mass murderer possono essere l’espressione della loro incapacità di reinserirsi in un nuovo contesto lavorativo e nella società in cui vivono.
È stata inoltre riscontrata una relazione di consequenzialità tra il fenomeno del doppio mobbing e del family mass murder.
Il mobbing e il mass murder sono patologie sociali, figlie della nostra epoca, delle società del Primo Mondo e del “capitalismo del caos” e rientrano nelle cosiddette “patologie della normalità”, causate da reazioni individuali (spesso abnormi) al disagio, allo stress e alla frustrazione, in una dimensione sociale caratterizzata dall’indebolimento e dalla perdita di ruolo di alcuni tradizionali attori della mediazione sociale, quali la famiglia, le istituzioni, i sindacati.
Lo studio ha riguardato anche l’ambito della scuola con l’analisi dei massacri scolastici, avvenuti soprattutto in America ad opera di mass killers adolescenti che hanno perpetrato le stragi nelle loro scuole, e del fenomeno (prettamente italiano) dell’allagamento degli edifici scolastici ad opera di studenti, allo scopo di indagare se dietro a tali azioni distruttive fosse possibile riscontrare qualche forma di mobbing. La scuola, infatti, configurandosi come “luogo di lavoro” degli studenti, può mostrare dinamiche simili a quelle che all’interno di un’azienda portano all’insorgenza del mobbing. In particolare gli adolescenti autori di stragi scolastiche sono stati per lo più vittime di bullismo da parte degli altri compagni di scuola, mentre gli studenti italiani “allagatori di edifici scolastici” sembrano agire perché spinti da rabbia e desiderio di vendetta contro la scuola vissuta come ingiusta, persecutrice e fonte di frustrazione.

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Abstract Con il presente lavoro si è inteso fornire un contributo allo studio dell’esistenza di un possibile rapporto di consequenzialità tra mobbing ed eventi di mass murder. Attraverso l’analisi del fenomeno del mass murder - e in particolare degli eventi di omicidi di massa avvenuti nei luoghi di lavoro a danni di colleghi, capi-ufficio e semplici utenti, per opera di disgruntled workers, ovvero di “lavoratori scontenti” a seguito di licenziamento o insoddisfatti a causa di frustrazioni legate, del tutto o in parte, all’ambito del lavoro - e del fenomeno del mobbing è stato possibile rilevare rapporti di consequenzialità tra i due fenomeni: il mass murder si configurerebbe come l’estrema conseguenza del mobbing. Il “terrorismo psicologico” sarebbe, cioè, dietro al “terrorista sociale”. Dopo aver subito gli effetti devastanti di una “guerra sul posto di lavoro”, che si è conclusa con la sua estromissione dal contesto lavorativo, il soggetto mobbizzato può arrivare a provare sentimenti di fallimento, di rifiuto e un senso di esclusione dalla società da cui si sente tagliato fuori, fino a portarlo a provare un irrefrenabile desiderio di vendetta contro gli oppressori e a manifestare reazioni aggressive distruttive, trasformandolo in un mass murderer. Gli atti di vendetta compiuti da parte di questi mass murderer possono essere l’espressione della loro incapacità di reinserirsi in un nuovo contesto lavorativo e nella società in cui vivono. È stata inoltre riscontrata una relazione di consequenzialità tra il fenomeno del doppio mobbing e del family mass murder. Il mobbing e il mass murder sono patologie sociali, figlie della nostra epoca, delle società del Primo Mondo e del “capitalismo del caos” e rientrano nelle cosiddette “patologie della normalità”, causate da reazioni individuali (spesso abnormi) al disagio, allo stress e alla frustrazione, in una dimensione sociale caratterizzata dall’indebolimento e dalla perdita di ruolo di alcuni tradizionali attori della mediazione sociale, quali la famiglia, le istituzioni, i sindacati. Lo studio ha riguardato anche l’ambito della scuola con l’analisi dei massacri scolastici, avvenuti soprattutto in America ad opera di mass killers adolescenti che hanno perpetrato le stragi nelle loro scuole, e del fenomeno (prettamente italiano) dell’allagamento degli edifici scolastici ad opera di studenti, allo scopo di indagare se dietro a tali azioni distruttive fosse possibile riscontrare qualche forma di mobbing. La scuola, infatti, configurandosi come “luogo di lavoro” degli studenti, può mostrare dinamiche simili a quelle che all’interno di un’azienda portano all’insorgenza del mobbing. In particolare gli adolescenti autori di stragi scolastiche sono stati per lo più vittime di bullismo da parte degli altri compagni di scuola, mentre gli studenti italiani “allagatori di edifici scolastici” sembrano agire perché spinti da rabbia e desiderio di vendetta contro la scuola vissuta come ingiusta, persecutrice e fonte di frustrazione.

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Informazioni tesi

master universitario di II livello in Scienze Forensi
  Autore: Tiziana Ciprini
  Tipo: Tesi di Master
Master in
Anno: 2005
Docente/Relatore: Francesco Bruno
Istituito da: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 64

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Parole chiave

bullying
columbine high school
criminologia
frustrazione
lavoro
malattia mentale
mass murder
mobbing
omicidio di massa
patologia sociale
scuola e massacri scolastici
terrorismo psicologico
violenza organizzativa

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