Prospettive sul chassidismo: le interpretazioni di Martin Buber e di Gershom Scholem
«Un padre portò il figlio dal Baal Shem e gli disse: “Mio figlio è sviato da Dio; che debbo fare?” egli rispose “Amalo di più”» . In questo breve aneddoto si trova tutta la forza del chassidismo. Un movimento religioso che basa tutto il suo essere sull’amore non poteva che attirare la mia attenzione, in un momento storico in cui la religione sembra più provocare rancori che amore, più dividere che unire.
Tuttavia nell’avvicinarmi allo studio del chassidismo ebbi modo di notare che non era facile trovare un testo che effettivamente ne tracciasse i contorni in maniera omogenea, ma che per lo più si trattava la teoria chassidica attraverso raccolte di aneddoti come quello che ho citato. Questa particolarità deriva da due motivazioni: la prima è che il chassidismo non fu un movimento omogeneo, bensì si trovano varie dottrine a seconda del maestro, lo zaddik, che si prende in considerazione; la seconda deriva dalla prima, se, infatti, le dottrine differiscono da un maestro all’altro, è inevitabile che il chassidismo venga presentato attraverso le leggende che riguardano gli zaddikim, e gli insegnamenti che esse contengono. Lo stesso Buber scrisse sul chassidismo partendo da raccolte di leggende che erano state tramandate dagli stessi chassidim, mentre Scholem tentò di trattare il movimento in maniera più scientifica, attraverso gli scritti dei teorici del chassidismo.
Con l’analisi di entrambe le prospettive ho ritenuto di poter ottenere un quadro piuttosto esauriente di quello che è stato un fenomeno alquanto complesso.
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Informazioni tesi
Autore: | Elisa Pietrini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Adriano Fabris |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 175 |
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