La valutazione della professionalità del magistrato
La riflessione sull’adeguatezza professionale del magistrato coinvolge il tema più ampio della cultura del giudice in senso sociologico, come rapporto tra formazione culturale e collocazione sociale, ed abbraccia problematiche strettamente connesse, quali il reclutamento, la formazione, la progressione in carriera, ma anche il rapporto fra magistratura e politica, la qualità del prodotto giurisdizionale, la tutela dei diritti individuali, l’efficienza del sistema giustizia. Ragionare su tali questioni significa riflettere sul ruolo che si intende assegnare al giudice nell’ordinamento e, quindi, sul modello di ordinamento giudiziario che si intende perseguire.
La figura di giudice delineata dalla nostra Costituzione presenta dei caratteri di discontinuità nei confronti del modello burocratico di giudice fungibile, meccanico applicatore della legge, mera bouche de la loi, descritto nel testo del R.D. n. 12 del 1941, tuttora vigente nonostante le innumerevoli modifiche subite.
Ma il vero mutamento di prospettiva si ha con l’avvento del disgelo costituzionale e l’effettivo funzionamento del CSM e della Corte Costituzionale, che contribuiscono a delineare un giudice professionale, impegnato in prima linea a risolvere controversie di grande impatto sociale (terrorismo, criminalità organizzata, sicurezza sul lavoro e ambiente); un giudice portiere del giudizio sulle leggi e dotato delle garanzie di autonomia derivanti dall’esistenza di un organo di autogoverno; un giudice cosciente del bisogno di dotarsi di una professionalità altissima, perché senza di essa non si è armati per l’indipendenza.
[...]
La professionalità del magistrato, infatti, va garantita non soltanto in punto di selezione, quando il giovane giurista vuole accedere in magistratura, ma anche –e soprattutto– in corso di carriera, quando concretamente si presenta l’occasione per la promozione a magistrato d’Appello o di Cassazione e pure a prescindere da tali scadenze.
La formazione del magistrato, come comunicazione organizzata di conoscenze tecniche pratiche deontologiche, che non si ferma al sapere puro e semplice, ma si rivolge anche al saper fare ed al saper essere, cui si aggiunge il dato ulteriore dell’esperienza concreta, rappresenta il veicolo privilegiato della professionalità. [...]
La particolare natura del prodotto giurisdizionale rende certamente difficoltosa la redazione dei pareri da parte dei valutatori, poiché si sottrae ai parametri di controllo tipici delle altre attività professionali private: non può essere adatto il criterio della concorrenza, né quello dei risultati, né le esigenze degli utenti delle prestazioni, né il riscontro economico.
Tuttavia, anche il lavoro del magistrato deve poter essere valutato, non certo per trarne un diverso atteggiamento decisionale, magari favorevole alle istanze del singolo interessato, ma per stimolare il magistrato ad un auto-affinamento delle sue qualità professionali e per ottenere la migliore qualità del prodotto-sentenza senza incidere sull’indipendenza di chi lo deve fornire.
Il magistrato, qualsiasi funzione eserciti, deve essere indipendente, corretto, diligente, laborioso, capace. Ed è proprio sul terreno della laboriosità, ossia sulla produttività e sul rendimento,che si moltiplicano le riflessioni dei giuristi, della magistratura associata e dello stesso CSM nelle sue circolari, perché si tratta di un profilo molto delicato, che necessita di essere affrontato con le opportune differenziazioni a seconda del mestiere esercitato e di parametri concretamente verificabili.
Inoltre, la riferibilità anche agli uffici giudiziari del criterio del buon andamento della PA e la crescente consapevolezza che la giurisdizione non è solo esercizio di una sovranità ma anche erogazione di un servizio, rendono non più elogiabile una carriera che si snoda per la sua interezza senza apprezzabili verifiche sul costante aggiornamento dei livelli di preparazione del singolo giudice. E ciò in quanto nel sistema costituzionale italiano la professionalità è considerata la fonte primaria della legittimazione democratica dei giudici ordinari che amministrano la giustizia in nome del popolo.
L’obiettivo dell’adeguatezza professionale dei magistrati, allora, può essere raggiunto se e nella misura in cui ogni magistrato si senta responsabile della giustizia, sia della parte da lui direttamente amministrata che di quella che il CSM e i Consigli Giudiziari gestiscono attraverso il controllo sulla professionalità. Occorre che i valutatori assumano una rinnovata consapevolezza del ruolo istituzionale che ricoprono e si muniscano degli strumenti necessari per porre in essere verifiche effettive.
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Pia Larne' |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Roberto Romboli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 232 |
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