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Il putsch dei generali
Il generale Challe è trasportato segretamente ad Algeri da un aereo dell'Aviazione militare. Mettendo in atto una cospirazione già preparata, molti dei reggimenti paracadutisti e della Legione Straniera si rimettono agli ordini del generale. Challe, forte di questo sostegno e di quello di una parte dello stato maggiore e di certi elementi dell'amministrazione e della polizia, fa immediatamente arrestare comndanti civili e militari. Quindi, raggiunto dai generali Zeller e Jouhaud che si trovano già ad Algeri e attendono l'arrivo imminente dalla Spagna del generale Salan, forma con i tre suoi complici una sorta di Direttorio che, alle 6.20, rivolge il suo proclama alla nazione: «L'Esercito si è assicurato il territorio algerino-sahariano. Un governo rinunciatario si appresta a consegnare i dipartimenti di Algeria alla ribellione. Volete che Mers el-Kébir e Algeri diventino domani delle basi sovietiche? L'Esercito non verrà meno alla sua missione e gli ordini che io [Challe] vi do non avranno altro scopo». Challe colloca così la sua azione nel quadro della lotta per la difesa dell'occidente e invita i militari alla disobbedienza.
I congiurati sono più che convinti che i comandanti di zona con i loro uomini si uniranno massicciamente a loro.
Questo ottimismo incosciente conosce ben presto le prime delusioni. A Oran, il generale de Pouilly rifiuta di ricongiungersi a Challe , malgrado le pressioni subite. A Constantine, il generale Gouraud ritorna sui suoi passi e, venendo meno alle promesse fatte all'alba di un suo allineamento ai golpisti si dichiara fedele al governo. La Marina rifiuta di collaborare con gli insorti, così come l'Aviazione. Il resto degli ufficiali resta però incerto sul da farsi.
Quanto al contingente, esso sembra reagire molto più rapidamente dei suoi superiori al colpo di mano militare. I soldati vedono nel putsch lo spettro di un prolungamento della guerra e una possibile rottura con la Francia, la loro patria, il luogo dove i loro affetti li attendono. Il loro rifiuto di eseguire gli ordini dei "challisti" è perciò spontaneo e immediato.
De Gaulle dichiara lo stato d'emergenza, pur ostentando una sicurezza disarmante e una certezza assoluta sull'insuccesso della cospirazione.
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