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Si apre il processo antitrust contro Microsoft
Si apre negli Stati Uniti il processo contro Microsoft per presunta violazione della legge antitrust.
Il Dipartimento di Giustizia accusa Microsoft di:
- aver imposto ai produttori di hardware di preinstallare Internet Explorer come condizione necessaria per ottenere la licenza per Windows 95;
- aver commercializzato gratuitamente il proprio browser;
- aver legato tecnicamente la nuova versione di Internet Explorer in Windows 98 in modo tale da renderne estremamente difficile la rimozione, oltre che esplicitamente vietato dai contratti stipulati con i rivenditori;
- aver imposto vincoli nelle licenze di Windows che impedissero ai rivenditori di modificare il desktop e di rimuovere l'icona del browser;
- aver vietato ai service provider di suggerire ai propri clienti l'uso di un browser concorrente se volevano essere inseriti nelle liste predisposte in Windows.
In tal modo Microsoft avrebbe cercato di estendere la propria posizione di monopolio dal settore dei sistemi operativi a quello dei programmi di navigazione, impedendo che il suo più diretto concorrente, Netscape, rendesse il proprio browser lo standard de facto.
La rilevanza del processo non si deve solo alla notorietà di Microsoft e di Bill Gates, ma anche al fatto che rappresenta un ritorno alle origini dell'antitrust, per anni improntato al lassez faire. Questo atteggiamento è diventato dominante negli anni dell'amministrazione Reagan, anche per il prevalere delle dottrine economiche della Scuola di Chicago, secondo le quali il precedente attivismo delle autorità antitrust dev'essere considerato analfabetismo economico, e l'attività di controllo degli organi governativi va indirizzata nel senso di vietare soltanto quelle pratiche di commercio e restrizioni della concorrenza pregiudizievoli per i consumatori; viceversa accordi esclusivi di commercio e prezzi predatori non sempre danneggiano i consumatori, quindi non devono essere considerati illegali per se.
Un altro aspetto importante del processo contro Microsoft è che per la prima volta un giudice si pronuncia nel merito in un settore altamente specialistico quale quello del software, mentre in passato le Corti hanno preferito non pronunciarsi su questioni tecniche su cui non avevano la competenza necessaria.
Un altro aspetto di complessità è quello delle implicazioni politiche del caso. Gli Stati che partecipano al procedimento sono quelli in cui Sun, AOL e Netscape hanno maggiori insediamenti, mentre quelli dove la presenza di Microsoft è più forte non hanno condiviso le accuse. Questo fa ovviamente sorgere dubbi sulla loro volontà di far rispettare la politica antitrust, o piuttosto sul tentativo di strumentalizzare tale politica per altri fini.
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