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Riforma dell'adozione: introdotta l'adozione speciale
Viene emanata una legge di ampia riforma dell'istituto dell'adozione, la L. 431, che da un lato opera delle modifiche nella disciplina codicistica vigente e dall'altro introduce, nel Titolo VIII del libro I del codice civile, un capo III, contenente circa trenta articoli, rubricato dell'adozione speciale.
L'adozione ordinaria viene dunque a trovarsi in posizione alternativa con l'adozione speciale, forma legale destinata agli abbandonati di età inferiore agli anni otto.
Gli interventi effettuati dalla L. 431/67 sull'adozione ordinaria sono di modesta entità: modificano il requisito dell'età dell'adottante (infatti il limite si abbassa da cinquanta a trentacinque anni, e in circostanze eccezionali è sufficiente che l'adottante abbia compiuto i trent'anni) e ammettono l'adozione di più persone, anche con atti successivi.
L'introduzione dell'istituto "adozione speciale" costituisce invece senza dubbio la vera innovazione della L.431/67: con essa si mira ad inserire il minore in una famiglia e a tal scopo si richiede che gli adottanti siano una coppia di coniugi uniti dal vincolo matrimoniale da almeno 5 anni; che la sussistenza di tale vincolo non sia inficiata da una separazione personale e che le loro condizioni morali e materiali permettano di educare, istruire e mantenere i minori. L'età degli adottanti deve superare di almeno venti e di non più di quarantacinque anni l'età dell'adottando, in modo da evitare perlomeno i conflitti generazionali tra "figlio" e "genitori" adottivi. Per garantire poi l'esclusività del rapporto tra genitori e figli che caratterizza la famiglia biologica, la legge in esame tronca ogni rapporto e legame giuridico tra l'adottando e la famiglia d'origine.
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