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Il decreto Salvi sul lavoro a tempo parziale
Viene emanato un decreto legge (il decreto Salvi, ministro del lavoro) che riscrive la legislazione in materia di part-time in recepimento di una direttiva dell'Unione Europea del 1997. Lo scopo di questa direttiva è quello di regolamentare il lavoro a tempo parziale in tutti gli stati membri, i quali devono mettere in vigore le disposizioni legislative che consentano di:
(a) eliminare gli ostacoli di natura giuridica o amministrativa che possono limitare le possibilità di lavoro part-time;
(b) sopprimere le discriminazioni nei confronti di tali lavoratori migliorando la qualità del loro lavoro;
(c) facilitare lo sviluppo del lavoro a tempo parziale su base volontaria e contribuire all'organizzazione flessibile dell'orario di lavoro tenendo conto dei bisogni degli imprenditori e dei lavoratori.
Ciò che ne deriva per la normativa italiana è la definitiva soppressione di alcuni vincoli previsti dalla vecchia legge 863 del 1984 che di fatto rendevano il part-time per nulla flessibile: il tetto posto alle assunzioni a tempo parziale e soprattutto il divieto di ricorso al lavoro supplementare e l'impossibilità di variare l'orario di lavoro individuato al momento della stipulazione del contratto. Oltre a ciò si recepisce anche il principio di non discriminazione per cui i lavoratori part-time non possono essere trattati in modo meno favorevole rispetto ai lavoratori a tempo pieno per il solo motivo di lavorare a tempo parziale, a meno che un trattamento differente sia giustificato da ragioni obiettive.
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