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Scelba cerca di accantonare il Piano Vanoni
Il presidente del consiglio Scelba ha un incontro con l'ambasciatrice degli Stati Uniti, signora Luce, durante il quale le confida i suoi dubbi circa la possibilità che il Piano Vanoni possa risolvere le difficoltà dell'Italia in materia economica. Per Scelba la situazione politica si sta aggravando e, anche in vista delle elezioni in Sicilia, è necessario annunciare un piano che risolva i problemi economici. In precedenza, essendo pendente il problema di Trieste, non è stato possibile intraprendere delle azioni efficaci contro il comunismo, ma ora che il governo si è rafforzato, si può perseguire un serio programma anche se permangono alcune difficoltà, come la forza del PCI e il clima politico sfavorevole. Riguardo a questo Scelba afferma: «Se potessi assicurare un impiego a ciascuno e stabilire che solo il partito comunista impedisce la realizzazione di tale piano, poi potrei attaccare il PCI su una base completa». Quando l'ambasciatrice gli fa presente che, se non ci fosse un piano Vanoni, sarebbe necessario presentare al Congresso un piano Scelba, il primo ministro chiede nuovamente che sia inviato un esperto economico americano onde elaborare un progetto, non vago e incomprensibile come quello di Vanoni, ma preciso e da definire solo con le più alte autorità americane.
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