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Ad Algeri inizia la settimana delle barricate
Alle 11 del mattino, una folla di 10.000 persone si trova in piazza ad Algeri per gridare il proprio sostegno a Massu, rimosso dall'incarico dal Presidente de Gaulle. Molti quadri dell'esercito osservano la folla con evidente simpatia e nessun intervento viene intrapreso dalla polizia per bloccarne la marcia.
Alle 16.00 vengono alzate grandi barricate, bloccando rapidamente il centro della città. I gendarmi si mettono in marcia per liberare le strade. Ma a questo punto scoppia il dramma. I manifestanti, una volta trovatisi di fronte le pattuglie dei gendarmi, non esitano a sparare contro di essi. I paracadutisti, che avrebbero dovuto proteggere la ritirata dei gendarmi, arrivano tardi, quando ne sono morti ormai 14 e 123 erano stati feriti. Per la prima volta dei Francesi in Algeria hanno sparato su altri Francesi.
Il generale Challe, a cui è affidato il comando delle Forze Armate, proclama lo stato d'assedio e fa circondare con un cordone di sicurezza Algeri tramite due divisioni paracadutiste. Riunito quindi lo stato maggiore per decidere sulle misure da intraprendere, si rende conto della complessità e approvazione che l'insurrezione ha creato. I colonnelli si rifiutano di attaccare le barricate, così come i paracadutisti che, a guardia dei punti strategici, lasciano tranquillamente passare convogli di insorti provenienti dall'esterno, carichi di armi e vettovagliamenti.
A Parigi l'incertezza regna sovrana fin dal mattino. Solo a tarda notte, de Gaulle compare in televisione con questo semplice messaggio: i ribelli devono deporre le armi. Nulla però succede. Anzi, i paracadutisti e i altri manifestanti iniziano a fraternizzare tra loro.
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