Appunti di
Semiotica
Appunti di Gaia Grazia Serra
Università degli Studi di Bologna
Facoltà: Scienze della Comunicazione
Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione
Esame: Semiotica
Docente: Bellucci
A.A. 2021/2022APPUNTI DI SEMIOTICA
Modello postale della comunicazione
Tale modello non è sbagliato, ma non è del tutto adeguato se si parla di comunicazione.
Prevede la sorgente che codifica il messaggio, il quale viene tradotto in segnale e passa attraverso il
canale, viene decodificato attraverso un codice che è condiviso dal destinatario.
ESEMPIO=comunicazione telefonica: voce-messaggio tradotto in impulso elettrico e codificato, passa
attraverso la cornetta e il telefono trasmette, raggiunge il doppino telefonico e viene codificato dalla
cornetta telefonica ricevente, infine arriva all’orecchio del destinatario. La comunicazione in realtà è
più complessa, il modello postale ha 4 problemi:
1. è meccanico e unidirezionale: si limita alla codifica e decodifica e non prevede
l’interpretazione, il destinatario conosce un codice attraverso il quale associa il contenuto a un
segnale.
ESEMPIO: “Verresti al cinema stasera?” “sono stanca” = non sta effettivamente dicendo di no, se
seguissimo il modello postale non capiremmo che in realtà significa che non ha voglia di andare al
cinema.
2. ha sempre successo, a meno che non ci siano interruzioni o rumori sul canale, questo non è
vero, ci possono essere errori nella comprensione.
ESEMPIO=“domani verremo qui”→ ho poche informazioni e non posso capire, ma non è colpa del
canale.
3. è astratto: non considera la dipendenza fra contenuto e contesto di emissione.
4. non ammette la possibilità di mentire: posso usare il termometro o il cielo nuvoloso per
mentire? Si e no, non posso cambiare il significato, ma posso mentire quando lo comunico.
Il modello postale è servito a Jakobson per costruire un modello più complesso, il quale distingue
funzioni e fattori:
Funzioni= dalla prevalenza di un fattore si determina l’obiettivo dell’atto comunicativo.
Fattori= costitutivi di ogni atto di comunicazione.
La differenza dei messaggi non si fonda sul monopolio dell’una o dell’altra funzione, ma sulla
differenza dell’ordine gerarchico di esse.
Ad ogni fattore corrisponde una funzione, che sono 6:
1. se predomina il mittente: funzione espressiva/emotiva, si pone l’attenzione su chi parla, si
esprime una sensazione o emozione del soggetto. L’espressione diretta dell’atteggiamento
dell’oggetto riguardo a quello di cui parla. ESEMPIO= “ho mal di testa” “ahi!
2. se prevale il destinatario: funzione conativa (da conari = costringere/ latino), l’attenzione è sul
destinatario e l’obiettivo è fargli fare qualcosa. ESEMPIO= “fermati”
3. se prevale il contesto: funzione referenziale, l’attenzione è sul mondo di cui parlo, ci si
riferisce a qualcosa di esterno al circuito comunicativo. ESEMPIO= “l’acqua bolle a 100 gradi”
4. se prevale il canale: funzione fatica, l’obiettivo è tenere aperto il canale per comunicare.
ESEMPIO=”pronto mi senti?”
5. se prevale il codice: funzione metalinguistica, l’attenzione è sul codice stesso del messaggio,
per esempio le regole grammaticali.
6. se prevale il messaggio: funzione poetica, l’attenzione è sul messaggio stesso e non sul
contenuto. Non importa il contenuto, cosa dico, ma come, quindi la forma estetica.
Il segno
Entità a 2 facce: significante e significata. Nel 1973, Umberto Eco ha realizzato la prima
classificazione dei segni. Il segno ha più significati o sensi, si parla di polisemica. Eco prende 20
definizioni e le raggruppa in tre classi:
A. 1. i sintomi medici sono segni di una malattia, 2. le imperfezioni fisiche sono segni che
permettono il riconoscimento di una persona (cicatrice), 3. le tracce e le impronte, 4. qualcosa
che manifesta uno strato interno. Sono tutti segni di eventi naturali, non prodotti
intenzionalmente.
B. 5. gesto per esprimere qualcosa, come un ordine o un desiderio, 6. un contrassegno per
riconoscere qualcosa, 7. linee, figure per contrassegnare il punto di arrivo o di riferimento, 8.
forme che esprimono un oggetto astratto, 9. un disegno, 10. concetto o immagine acustica
(lettera), 11. i simboli come grafemi, i segni musicali, 12. simboli con valore convenzionale,
13. simbolo che rimanda ad un valore o evento. Sono tutti segni prodotti intenzionalmente e
convenzionalmente.
C. 14. insegna e bandiera, 15. immagine scolpita o dipinta (obsoleto), 16. stella (obsoleto), 17.
segno zodiacale, configurazione astronomica, 18. campione da analizzare (obsoleto), 19. “per
filo e per segno”, 20. evento naturale come manifestazione occulta o divina. Tutte accezioni di
segno cadute in disuso o ad uso raro.
Nel 1984, Eco crea una classificazione in 6 classi, più teorica:
1. segni o inferenze naturali, prodotte involontariamente, dalle premesse traiamo le conclusioni;
2. segni convenzionali, regole che tutti condividono che danno un determinato significato non
naturale, ma attribuito;
3. diagrammi, mostrano alcune caratteristiche dell’oggetto;
4. disegno, riporta tutte le caratteristiche dell’oggetto;
5. emblemi, forma di espressione standardizzata che rappresenta un oggetto
convenzionalmente, ma non un linguaggio;
6. bersagli, oggetti che non significano altro se non se stessi, funzionano da obiettivi rispetto a
un’azione, si regolano rispetto a lui.
Peirce crea una classifica distinguendo tre classi e il segno è tutto ciò che può cadere al loro interno.
Il segno è qualcosa che sta a qualcuno per qualcosa sotto qualche rispetto o capacità, si chiama
anche rappresentamen. E’ in relazione triadica con due cose: interpretante e oggetto. Non basta che
ci sia relazione tra segno e oggetto, deve anche essere interpretata.
Il fumo fa venire in mente qualcosa sul suo oggetto, mette in relazione l’oggetto e l’interpretante,
come se lo percepisse direttamente l'oggetto. Ci sono due esterni e il segno li mette in relazione.
Nasce la relazione triadica. L’oggetto è temporaneamente oscurato, anche se esistono oggetti oscuri
per natura, come i pori della pelle, di cui facciamo esperienza attraverso il sudore.
La classificazione di Peirce si divide in:
1. simboli: legati ad un oggetto in virtù di una legge che gli da convenzionalità, si crea
un’associazione di idee generali che porta ad associare quell’oggetto a quel simbolo. Simbolo
e oggetto sono di natura generale, ci sono più oggetti che hanno in comune proprietà che li
distinguono da altri, si riferisce a un oggetto generale e è esso stesso generale, è un tipo che
occorre in replica. Per esempio l’uomo, non siamo tutti identici, ma abbiamo caratteristiche
generali.
2. indice: è fisicamente connesso all’oggetto realmente determinato da quell’oggetto. Ha 3
caratteristiche, è naturale se esprime relazione causa-effetto o convenzionale se istituito da
qualcuno, si riferisce a un oggetto individuale perché l’oggetto non è generale, ma specifico
se esiste, come accade con la fotografia e può essere esso stesso generale.
3. icona: ha caratteristiche comuni con l’oggetto e l’oggetto può esistere nella realtà come no.
Per esempio, il disegno può raffigurare anche qualcosa di inesistente, la foto no. Si riferisce a
un oggetto che essa denota in virtù di sue caratteristiche.
Esiste un rapporto trasversale ai 3 tipi della classifica:
- type: parole tipo, alcuni segni, indipendentemente dall’oggetto che significano, sono tipi di
segni la cui occorrenza è un oggetto o evento individuale.
- token: parole occorrenza, alcuni segni, indipendentemente dall’oggetto che significano, sono
oggetti o eventi generali e hanno esistenza. Una stessa parola può essere usata più volte.
ESEMPIO parole nella divina commedia.
La somiglianza non è un requisito delle immagini, ma un effetto di senso. Quando ci troviamo davanti
a un oggetto cerchiamo le caratteristiche che lo definiscono o lo leghino all’oggetto rappresentato.
Fonetica e fonologia
L’apparato fonatorio è in grado di produrre una quantità enorme di suoni, ma solo pochi fanno parte di
una lingua in senso stretto, cioè solo pochi hanno un significato grammaticale. Ogni lingua ha:
- un inventario di suoni che funzionano linguisticamente: i fonemi (formano delle parole)
- un insieme di regole per combinare insieme i fonemi in sillabe e in parole
- un insieme di regole fonologiche che danno conto dei modi in cui i diversi fonemi si
influenzano tra di loro
- regole che definiscono il funzionamento dell’accento, dell’intonazione, della lunghezza e dei
toni.
La disciplina che studia la produzione dei suoni è detta fonetica articolatoria. Esiste anche la fonetica
acustica che studia la natura fisica dei suoni e la loro propagazione nell’aria e la fonetica uditiva, che
studia l’aspetto della ricezione da parte dell’ascoltatore.
APPARATO FONATORIO E THE INTERNATIONAL PHONETIC ALPHABET
Un suono viene emesso dall’aria che esce dai polmoni e sale fino alla sede delle corde vocali.
Esistono 3 parametri per la classificazione di un suono:
1. tratto di sonorità: (suono sordo con corde vocali aperte o sonoro con corde vocali chiuse),
dato dalla vibrazione delle corde vocali, se vibra è sonoro, se non vibra è sordo.
2. punto di articolazione, punto del tratto vocale coinvolto per l’articolazione del suono = DOVE?
3. modo di articolazione, modo in cui il suono viene articolato = COME?
I suoni sono classificabili in 3 classi:
1. vocali: quando si articolano nessun organo è coinvolto perché l’aria esce liberamente dalla
bocca, anche se tra le 5 ci sono evidenti differenze, dovute alla posizione della lingua e alla
forma delle labbra. Sono normalmente sonore.
2. consonanti: l’aria viene bloccata momentaneamente o passa per una fessura molto stretta .
Possono essere sia sonore che sorde.
3. Semiconsonanti: condividono proprietà di entrambe, si articolano come le vocali e non
possono costituire il nucleo di una sillaba come le consonanti.
Vocali e semiconsonanti sono sonoranti, quindi l’aria esce liberamente, tutte le altre sono ostruenti,
ossia, l’aria incontra degli ostacoli.
Lingue diverse scrivono in modo diverso lo stesso suono, serve quindi un codice internazionale che
assegni un segno a un suono. Questo è l’ International Phonetic Alphabet.
Punti di articolazione:
- bilabiali, articolati dalla chiusura delle labbra: pane (sordo), mano, uomo, bene (sonoro)
- labiodentali, dalle labbra verso il palato: anfora, inferno (sonoro)
- dentali: tavolo (sordo), dare (sonoro), thin (sordo), there (sonoro). La lingua tocca la parte
interna degli incisivi. Non c’è coerenza nella singola lingua e tra le lingue.
- alveolari, la lamina della lingua tocca o si avvicina nell'arcata alveolare: stazione (sorda),
luce (sonora). Dire che un suono corrisponde a una lettera è sbagliato.
- palato-alveolari: disagio (toscano), pleasure(sorda), la lamina della lingua si avvicina agli
alveoli ed è arcuata,
- palatali: gnocco (sonora), ieri (sonora), la lingua si avvicina al palato,
- velari: sing (sonora), uovo (sonora), la lingua tocca il velo palatino.
- ugulari, laringali, glottidali
Le consonanti dell’ italiano, il suono può essere:
- occlusivo: prodotto attraverso una momentanea occlusione dell’aria a cui segue
un’esplosione. (p,b,t,d,k,g)
- fricativo: l’aria passa per una fessura stretta creando una frizione e possono essere
continue. (f,v,s,z,?)
- affricate: iniziano con articolazione occlusiva e terminano con articolazione fricativa. (ts,
dz,t?, d?)
- nasali: il velo palatino lascia passare l’aria attraverso la cavità nasale. (m, n)
- laterali: la lingua contro i denti e l’aria esce dai lati (l, ?)
- vibranti: il suono avviene attraverso una vibrazione dell’ugola o dell’apice della lingua ( r ).
- approssimanti: gli organi articolatori si avvicinano, ma non si toccano (j, w).
Le vocali dell’italiano: dipendono dall’altezza della lingua (quanto si alza o abbassa verso il palato),
l’articolazione delle labbra e il modo, rilassato o teso:
alta= i, u/ bassa= a/ avanzata= i, e/ arretrata= u, o/ labbra semiaperte= e, o, semichiuse= a.
Le consonanti quando si combinano insieme creano nessi consonantici, in italiano questi hanno delle
limitazioni (non puoi combinare gv), se una parola inizia con tre consonanti la prima deve essere una
s. La combinazione delle vocali invece, crea dittonghi ascendenti o discendenti e, trittonghi. Due
vocali appartenenti a due sillabe diverse formano uno iato. Tra suoni e grafia vi sono delle
incoerenze. (esempi a pagina 83)
Suoni semplici= t,d / Suoni geminati= tt,dd
- confine di sillaba= segnato da un .
- confine di morfema= segnato dal +
- confine di parola= segnato dal #
L’accento si pone prima della sillaba accentata: ‘kaza
Foni e fonemi
La fonologia si occupa della funzione linguistica dei suoni, la fonetica del loro aspetto fisico e la sua
unità di misura è il suono, mentre quella fonologica è il fonema. La fonologia cerca di capire se una
differenza di suono comporta una differenza di significato.
Fono= suono concreto, diverso ad ogni occorrenza e riguarda il processo concreto.
Fonema= rappresentazione astratta di un suono che non ha significato in sé, ma che contribuisce
a differenziare significati. È la più piccola unità linguistica in grado di distinguere significato. Ha
funzione distintiva, è definito solo dai caratteri e hanno valore distintivo. Riguarda il sistema linguistico
Non può essere scomposta ulteriormente e distingue significati senza avere esso stesso un
significato.
Quando la sostituzione di un fono produce significati diversi o diventa irriconoscibile, abbiamo due
fonemi diversi. Carattere distintivo = se cambia, cambia tutto il significato della parola.
Quando la sostituzione da un fono all’altro non cambia il significato della parola, non abbiamo due
fonemi diversi, ma varianti libere. Ad esempio in inglese i lunga e i breve sono fonemi diversi, mentre
in italiano no.
Il fonema non ha un significato in sé ma contribuisce a crearlo. Coppia minima e serie minime:
coppia/serie di parole che differiscono solo per un fonema, per un suono (es. pèsca-pésca;
sono-sano). Variazione minima: di un solo fonema.
- Regole di Trubeckoj:
1. Quando due suoni ricorrono nelle stesse posizioni e non possono essere scambiati tra di loro
senza mutare il significato, allora questi due suoni sono fonemi. (varo-faro)
2. Quando due suoni si possono scambiare senza causare variazioni di significato della parola, questi
due suoni sono soltanto varianti poetiche facoltative di un unico fonema. (rema-Rema)
3. Quando due suoni simili dal punto di vista articolatorio, non ricorrono mai nelle stesse posizioni
(distribuzione complementare) essi sono due varianti combinatorie dello stesso fonema. Le varianti
combinatorie di un fonema sono anche dette allofoni. ESEMPIO: in ancora la N non tocca il palato, se
lo faccio la parola non cambia significato, ma acquisisce una pronuncia diversa dal solito, quindi
sostituire una n alveolare con una n velare non cambia il fonema. Ci sono parole in cui una lettera non
viene pronunciata allo stesso modo di come è scritta: sera=s, ma in sdentato=z. A livello fonologico
parliamo di s in un fonema, a livello fonetico parliamo di s o z in una variante, che sono allofoni del
fonema.
Assimilazioni:
- totali: quando il segmento che causa l’assimilazione rende il segmento assimilato uguale a se
stesso. Es: i(n+r)agionevole= irragionevole: ass. totale regressiva al punto e modo di
articolazione.
- parziali: quando il segmento che causa l’assimilazione cambia l’altro solo parzialmente. Es:
in+probabile=improbabile: ass. parziale regressiva al punto di art. e al tratto di sonorità.
- progressiva: quando il segmento che causa l’assimilazione viene prima di quello assimilato.
(mondo= monno in romanesco)
- regressiva: quando il segmento che cura l’assimilazione è dopo il segmento che cambia.
- a distanza, con metafonesi o umlaut. (toso=tusi in veneto) o anche quella armonia vocalica.
- di tipo diacronico: dal latino all’italiano. (factum=fatto)
Sillaba:
per la fonetica= un’unità prosodica costituita da uno o più foni agglomerati intorno a un picco di
intensità.
per la fonologia: unità prosodica di organizzazione dei suoni. Esiste una correlazione con la parola.
Sillaba minima ha una vocale= nucleo sillabico- preceduto da un attacco o seguito da una coda.
Nucleo + coda= rima.
Kane ha 4 segmenti= /k/ /a/ /n/ /e/ = fonologia segmentale, ma esiste anche la fonologia
soprasegmentale che si basa su:
- lunghezza: del tempo con cui vengono emessi i suoni. In italiano è distintiva la lunghezza
delle consonanti, ma non delle vocali.
- accento: è proprietà delle sillabe e non dei singoli segmenti, può essere tonico o atona,
l’accento può essere contrastivo. L’accento è come un fonema speciale. Una parola può
avere più di un accento, primario, secondario ecc.
- intonazione: non è uniforme.
- tono: la sillaba può essere pronunciata ad altezze diverse, in italiano o molto bassa o alta.
Morfologia:
Studio delle parole e delle varie forme che le parole possono assumere.
Studio dei suoni composti = parole e come queste si legano morfologicamente. Da conto di tutte le
conoscenze che un parlante ha delle parole della propria lingua:
- Se una parola è ben formata o meno
- Se una parola è possibile o non possibile
- A quale categoria lessicale appartiene
- Come si può combinare con suffissi o prefissi.
Parole semplici senza struttura interna o complesse con struttura interna. Possono essere:
- flesse quando sono usate in una frase (genere e numero).
Varie accezioni di parola = punto di vista fonologico ⌿ morfologico ⌿ sintattico
Parola = “Unità linguistica al cui interno non si può inserire dell’altro materiale linguistico”
Nel dizionario non troviamo tutte le parole flesse, troviamo la forma di citazione anche chiamata
lemma. Il processo che porta dalla parola flessa al lemma si chiama lemmatizzazione.
Classi di parole
- Forma di citazione = forma convenzionale che nei dizionari rappresenta tutte le forme flesse
che una parola può avere.
- Parola = radice + vocale tematica (tema) + desinenza flessiva
Le parole di una lingua sono raggruppate in parti del discorso dette anche categorie lessicali. In
italiano: variabili (nomi, verbi, aggettivi, pronomi, articoli) invariabili (avverbi, preposizioni,
congiunzioni, interiezioni). Altra categorizzazione è tra parole aperte (nomi, verbi, aggettivi, avverbi),
categorie che possono essere arricchite inventando nuove parole, e chiuse (pronomi, articoli,
preposizioni, congiunzioni). L’inventario delle parti del discorso non è lo stesso per tutte le lingue del
mondo. Il criterio di classificazione delle parole maggiormente usato è quello distribuzionale,
classificandolo non in base alla semantica della parole, ma in base alla loro posizione nelle frasi. Un
parlante sa già che le parole della propria lingua hanno proprietà diverse, sistema di tratti binari =
sottocategorie. Ogni nome possiede un valore per ogni tratto. Determinati processi morfologici
funzionano in virtù delle combinazioni sottocategoriali. Bisogna eseguire l’analisi di significazione,
ogni nome possiede uno stato per ogni tratto. ES: pagina 119 libro “le lingue e il linguaggio”
- Morfema e allomorfi
“La più piccola parte di una lingua dotata di significato”, ogni morfema è un segno linguistico.
Classificazione: morfemi lessicali danno il contenuto semantico della parola, grammaticali contengono
informazioni grammaticali della parola, liberi possono ricorrere da soli in una frase, legati non possono
ricorrere da soli in una frase (es. prefissi e suffissi).
Pezzi di parola a caso e morfema non coincidono: es. in italiano nomi e aggettivi semplici sono
bimorfemici cas+a, bell+a; verbi regolari trimorfemici am+a+re.
Allomorfo = variante combinatoria di un morfema. Pag. 123 esempi. (a livello concreto morfema=
come è scritto, a livello astratto allomorfo= come viene pronunciato.
Le parole possono essere formate in diversi modi o subire modificazioni:
Derivazione = forma parole nuove aggiungendo una forma legata a una forma libera:
→ suffissazione consiste nell’aggiunta di un morfema legato grammaticale alla destra della base,
possibile ma non obbligatoria. Fa cambiare categoria lessicale di una parola, es. da nome ad
avverbio.
→ prefissazione è l’aggiunta di un morfema grammaticale all’inizio, non produce un cambiamento
grammaticale. Si possono applicare a più categorie.
→ infissazione in cui un morfema si inserisce all’interno della parola.
Testa = elemento di destra in derivazione, trasmette a tutta la costruzione le info necessarie tramite
un meccanismo di percolazione. Attribuisce alle parole in uscita la categoria lessicale e altre
informazioni, cioè i tratti di sottocategorizzazione e il genere, la categoria. Composizione = forma
parole nuove a partire da due forme libere, solitamente parole. Non tutte le combinazioni sono
possibili. Test “È UN” per capire qual è la testa. Ci sono anche composi esocentrici, senza testa (es.
saliscendi). In base alla presenza o meno della testa → esocentrici e endocentrici. Diversi tipi di
relazione grammaticale → composti subordinati, coordinati, attributivi.
Flessione = aggiunge alla forma di base delle forme che contengono info grammaticali.
→ categorie morfosintattiche (numero, genere, caso, modo, tempo,...) rappresentate da tratti
(realizza il tratto della categoria morfosintattica). La flessione è obbligatoria per inserire le parole in
una frase.
Strumenti di analisi lessicale
Il primo strumento che utilizziamo per studiare un lessema è il dizionario. Ne esistono vari tipi:
- non tutti presentano tutte le parole di una lingua, come tutte le forme flesse di un verbo ad
esempio, ma solo le forme normali che abbiano un significato. Non elenca parole in senso
stretto ma lemmi o voci, sottoinsieme di tutte le parole possibili esistenti che un parlante può
costruire. (anche grazie alle desinenze)
- dizionari etimologici: spiega l’origine della parola
- dizionari monolingua/bilingue (Zingaretti, De Mauro, Devoto-oli,Sabatini-Coletti=confrontali,
puoi utilizzarli online attraverso le credenziali unibo)
- dizionari analogici
- dizionari di sinonimi e contrari
- dizionari dei modi di dire
- d. inversi: elenca i lemmi a partire dalla fine della parola
- d. delle collocazioni
Cos’è la marca d’uso? Si trova nel De Mauro, è il rapporto tra la frequenza del lemma e la sua
dispersione nel corpus di testi considerato, insomma ci dice quando quella parola è diffusa.
Una parola può avere più di un senso, quindi è polisemica, è possibile che un senso abbia una marca
d’uso diversa dagli altri sensi. Quindi questa è relativa al senso e non alla parola in quanto tale.
FO(fondamentale)+AU(alto uso, non totale)+AD(alta disponibilità, termini rari ma molto noti)=
vocabolario di base. Ci sono parole meno frequenti:
- CO= comuni, compresi da chiunque abbia un livello medio superiore di istruzione,
- TS= tecniche specialistiche, contesti particolari,
- LE= uso letterario,
- RE=regionali o dialettali,
- ES= esotismi, avvertiti come stranieri,
- BU= basso uso, rari,
- OB= obsoleti, ma ancora in uso.
ESEMPIO:
1. nonno= è polisemica, è FO, è RE
2. serpe= non è un termine base come serpente, ma non ad altissima disponibilità, ha 4
sensi:CO,RE(italia centrale), TS(armi antiche da fuoco), TS(fucile in uso fino al 600)
3. altoforno= ha solo un senso: TS (metallurgia, produce ghisa), è del 1889
4. zitella= sensi: OB (fanciulla non sposata), AD (vecchia cui secondo un diffuso stereotipo ha
un carattere acido)
COME FARE L'ANALISI: Pt.1
1. confine in sillabe
2. numero e genere
3. anno, desinenza zitta con ella femm., vd.-ello.
4. sensi
Le relazioni semantiche e paradigmatiche sono mobili (?/ si trovano nel Sabatini)
FRAMENET= progetto che aiuta a capire il frame della parola.
- Prima parte della scheda lessicale dedicata alle componenti morfologica e lessicale della
parola:
SFIDA: esempio slide
Linguaggi
Che cos’è un linguaggio?
Le lingue storico-naturali sono linguaggi, ma non tutti i linguaggi sono lingue. Quali sono le
caratteristiche che tutti i linguaggi hanno, e quali sono le caratteristiche che distinguono le lingue dagli
altri linguaggi?
Caratteristiche di linguaggi:
1. Distinzione tra Assi (Sistema/Processo)
2. Distinzione tra due piani (Espressione/Contenuto)
3. Commutazione tra elementi dei Piani
4. Relazioni di Reggenza e Combinazione
5. Non-conformità tra i Piani (solo le lingue)
Assi= sistema e processo: doppio aspetto del linguaggio
- repertorio da cui selezionare le regole che presiedono la combinazione (=sistema)
-elementi scelti posti in successione (=processo)
- Sistema: funzione “o” (disgiunzione): gli elementi di un repertorio o di una lista sono in alternativa (o
in absentia)
- Processo: funzione “e” (congiunzione): gli elementi di una catena sintagmatica sono congiunti (o in
praesentia) ESEMPIO ristorante: processo= ordine di portate (aspetto sintagmatico)/
sistema=menù (aspetto paradigmatico). Hjelmslev ha definito asse del sistema l’insieme dei
paradigmi o repertori di elementi che possono prendere il posto di altri elementi in una certa sequenza
linguistica così da formare differenti espressioni linguistiche. Ha definito invece asse del processo le
concrete sequenze linguistiche possibili riproducibili. Una lingua può essere studiata dal punto di vista
fonologico (suoni) o morfologico (forma e composizione), sintattico (parole per formare delle frasi). La
lingua parlata si divide in fenomeni linguistici, ciò con cui ha a che fare il parlante, l’aspetto delle
parole e in regole che servono per produrre quei fenomeni, ossia langue. (Saussure)