Politiche territoriali e psicologia di comunità
Esempio introduttivo per capire le politiche territoriali: programma di riqualificazione urbana del quartiere di San Siro --> in Italia ci sono progetti che sono volti al miglioramento urbano, tra cui appunto il progetto di San Siro.
Secondo Rappaport le narrazioni prodotte da una collettività sono una potente risorsa per il lavoro di cambiamento sociale.
Quando si entra in un territorio qualcuno sta raccontando qualcosa, alcuni lo fanno con le azioni, altri scrivendo sui muri ecc...
Prologo: non tutto ciò che viene affrontato può essere cambiato, ma niente può essere cambiato finché non viene affrontato.
Capitolo 1: cosa succede? Negli ultimi decenni, a livello non solo italiano, entra nelle politiche di urbanizzazione la necessità da una parte di riqualificare gli spazi urbani dall'altra che questo intervento sia inserito anche in altre politiche.
Nel 2002 il ministero emana dei bandi con la possibilità di utilizzare finanziamenti per la riqualificazione urbana.
Partecipano la regione Lombardia, Aler, e il comune di Milano --> a Milano vengono selezionati 5 quartieri, tra cui San Siro --> Milano vince il bando e viene avviato il laboratorio di quartiere.
Capitolo 2: il contesto --> è il quartiere di San Siro, in cui l'edilizia è di tipo essenziale, con caseggiati che hanno oltre 20.000 abitanti. Le abitazioni sono state realizzate intorno agli anni '30, quindi sono vecchie. Delle 20.000 persone, circa 850 soffrono di problemi connessi a disagio psicologico. Inoltre negli ultimi 15 anni il quartiere di San Siro è diventato un quartiere di forte immigrazione (egiziani, filippini, marocchini, rumeni...), tanto che è chiamato il quartiere arabo. Quindi si verifica il fenomeno per cui la maggior parte degli appartamenti sono sfitti e quindi vengono occupati (occupazione abusiva degli alloggi). Ci sono anche molti anziani (elevata presenza di anziani per lo più soli). Prima del contratto di quartiere le abitazioni avevano mura scrostate e alcuni balconi stavano crollando (quindi anche un problema di sicurezza), inoltre c'erano strade sterrate con macchine abbandonate e anche molti rifiuti. Il contratto di quartiere lavora in luoghi in cui c'è una forte frammentazione sociale --> San Siro aveva oltre 30 associazioni, molte delle quali lavoravano per sè --> forte resistenza alla collaborazione, sfiducia reciproca, diffidenza, conflittualità, tendenza ad un'operatività autoreferenziale, pregiudizi.
Capitolo 3: il laboratorio di quartiere --> per poter gestire il contratto di quartiere a San Siro viene aperto uno spazio fisico che viene chiamato Laboratorio di Quartiere --> è un ex negozio che stava in piazza (al centro del quartiere), quindi per poter entrare basta aprire la porta (entrata a bassa soglia, cioè è facile entrare). La prima cosa che fa è che cerca di lavorare con gli attori del territorio e farli collaborare (cioè quello che viene chiamato lavoro di rete). Inoltre cerca il più possibile di favorire le relazioni, tramite l'animazione sociale, cioè si cerca di animare il territorio con le risorse del territorio. Funziona anche da sportello, quindi diventa un punto di riferimento per qualsiasi cosa per dare una mano a orientare le persone, anche in termini di fornire informazioni per altri servizi (fornisce informazioni e indirizzamento). Infine c'è l'aspetto dell'edilizia --> quando si entra in casa delle persone, le persone cominciano ad avere l'ansia, quindi il fine era anche quello di limitare l'ansia. Prima di tutto è stata ristrutturata la piazza, e si è dovuti passare anche attraverso le resistenze degli abitanti che non volevano questo e che facevano fatica a vedere il cambiamento.
Capitolo 4: la prima cosa che è stata fatta è stata lavorare con le organizzazioni --> dovevano progettare (insieme alle organizzazioni), realizzare (mettere in atto gli interventi), valutare (vedere come è andata rispetto agli obiettivi che ci si era posti). Dal 2005 a oggi il cambiamento c'è stato --> hanno lavorato verso la cosiddetta coesione sociale. La piazza Selinunte è stata ristrutturata, in modo da favorire la socialità. La torre che stava in mezzo era grigia, quindi hanno cercato di coinvolgere gli abitanti per abbellirla --> è stato scelto il colore rosso e alla base è presente un murales a 9 facciate, ognuna con un personaggio diverso --> questo è stato importante non solo per l'estetica, ma per il codice del quartiere, infatti il murales non è mai stato toccato --> la riqualificazione serve anche per lanciare dei simboli. Uno degli interventi più importanti è stato quello che riguarda un percorso della salute (850 persone avevano problemi psichici), per la sensibilizzazione verso la salute mentale.
Capitolo 5: Dal 2011 in poi tutto questo lavoro di rete è stato chiamato “work in progress” --> si sono accorti che il lavoro di animazione, riqualificazione ecc andava bene, tuttavia alcuni facevano fatica ad avere una visione globale del quartiere --> quindi si doveva costruire una visione insieme del quartiere e dei suoi bisogni. Anche perché molte persone partecipavano alle attività, ma non collaboravano alla progettazione delle attività. Il work in progress si organizza in 3 fasi:
1) inquadra e scatta --> viene utilizzato il metodo photovoice --> l'obiettivo era di includere coloro che erano rimasti un po' fuori (ad esempio gli stranieri) --> nell'attività le persone dovevano mostrare con un'immagine che cosa piaceva e non piaceva loro di San Siro. Poi le foto sono state stampate su dei cartelloni con delle didascalie. Una volta che le foto sono state scattate e osservate, devono essere discusse. Si è partiti dalla domanda: Come migliorare la qualità della vita nel quartiere di San Siro?
2) aperitivi partecipativi --> d'estate vengono realizzati degli aperitivi per discutere di tutti i temi del photovoice.
3) tavoli delle idee --> vengono condotti con le mamme straniere --> sul tavolo veniva disposta una tovaglia, su cui venivano disegnate le proposte delle precedenti iniziative. Vengono proposti 7 temi, riguardo ai quali si dovevano elaborare delle idee. Da ciò emerge l'importanza di lavorare sul verde, quindi nasce la possibilità di concretizzare un piccolo progetto, cioè la riqualificazione degli spazi verdi e la realizzazione di orti condominiali (che però erano difficili da realizzare nelle case popolari).
Le politiche territoriali sono un insieme di provvedimenti della pubblica amministrazione che riguardano il governo del territorio --> quindi partono dall'esigenza del territorio (dove le persone vivono), dove c'è un problema di qualità della vita delle persone, dove i fattori ambientali di malessere sono anche strutturali (l'ambiente determina uno stato di malessere). Il risultato dell'interazione fra condizioni di vita oggettive, valori personali e soddisfazione personale è molto importante.
Breve accenno all'Urbanistica: tutte le città hanno una dinamica complessa tra centro e periferia --> il centro è, nel gergo urbanistico, la qualità urbanistica e il livello economico-sociale del territorio. La periferia, nel gergo urbanistico, è caratterizzato da bassa qualità edilizia e morfologica e criticità economico-sociali. L'estrema periferia è il luogo di concentrazione di povertà, emarginazione, disoccupazione e clandestinità (non è geograficamente lontano dalla periferia o dal centro, ma si chiama così per la povertà che la caratterizza).
Tutti questi termini non vanno intesi in senso geografico, ma urbanistico. La pianura padana è una delle aree più densamente costruite d'Europa (alcune aree, come la pianura padana, si densificano). L'arcipelago metropoli (di cui un esempio è la pianura padana) è caratterizzato da: diffusione (fenomeno della città infinta), densificazione (in alcuni snodi/punti funzionali), specializzazione articolata (area commerciale, sanitaria, del tempo libero, dello studio e della formazione), multipolarità di eccellenza (sempre più decentrate, come università, ospedali, istituti di ricerca, centri culturali), integrazione (fra diversi settori o aree o specializzazioni), flussi di mobilità (pluridirezionali e pluricentrici), importanza delle reti (in termini di comunicazioni immateriali e flussi di comando e di relazioni) --> tutte queste dinamiche modificano la comunità. C'è anche un processo abbastanza evidente di polarizzazione sociale, cioè gli strati più poveri della popolazione urbana sono sempre più concentrati in situazioni di degrado edilizio e urbanisitico e soggetti a politiche di controllo accentuate e persistenti. Tuttavia questi interventi di riqualificazione suscitano fenomeni di Nimby (not in my back yard), cioè le persone si organizzano per opporsi a questi programmi --> fenomeni di opposizione, da parte delle comunità locali, a ospitare opere d'interesse generale sul proprio territorio, a causa di:
1) rapporto costi-benefici
2) ragioni socioculturali (salute, tutela ambientale, sicurezza).
Metodologie che possono essere utilizzate nei programmi di riqualificazione urbana:
1) uso del photovoice, cioè fare ricerche azione utilizzando non solo le metodologie classiche (come interviste, quindi orali), ma utilizzando codici iconografici, come foto e video, che è un metodo di facilitazione e un meccanismo di mediazione --> È stato utilizzato per la prima volta in persone con bassi livelli di istruzione
2) open space technology --> Owen notava che le persone parlavano, durante i convegni, molto di più nella pausa che nel momento stesso del convegno --> non si può elaborare un metodo che assomigli di più al coffe break? --> da qui nasce l'open space technology, che è uno strumento partecipativo caldo e più attrattivo.
4 principi sono alla base dell'open space:
1. “chiunque venga è la persona giusta” --> spesso le persone si lamentano di chi non è venuto al convegno, invece secondo questo principio le persone che partecipano al convegno sono quelle che vogliono partecipare e quindi sono le persone giuste --> è una ricerca apprezzativa
2. “Qualsiasi cosa accada è l'unica che poteva accadere” --> qualunque idea che emerge va bene, sia che le idee siano poche sia che siano molte
3. “In qualsiasi momento cominci è il momento giusto” --> le persone possono andare e arrivare quando vogliono, dal momento che in alcuni contesti partecipativi le persone si sentono in colpa se arrivano tardi e sono imbarazzati se devono andare via prima, ad esempio per andare a prendere il figlio --> nell'open space si può arrivare e andare via in qualsiasi momento si voglia per evitare questi imbarazzi
4. “Quando è finita è finita” --> è come una conversazione informale, e il contesto diventa così molto fluido e flessibile.
Tutte queste caratteristiche rendono l'open space una delle metodologie partecipative più utilizzate al mondo.
L'unica legge dell'open space è la “legge dei due piedi”, cioè si può parlare in un gruppetto di persone, ma se non si è piu utili in quel gruppetto ci si può spostare (sui propri piedi appunto) per anadare in un altro gruppetto in cui si possa essere utili. Ciò che serve è uno spazio adatto e un obiettivo chiaro.
Appena le persone arrivano vengono accolte e viene spiegato loro come funziona l'open space in un modo molto vicino a loro.
Poi si parte da una domanda, es: Come si fa ad aumentare il numero delle relazioni tra le persone del luogo? Le persone possono anche scrivere un'idea o una proposta su un foglietto (la consegna è: proponi un'idea per vedere se qualcuno è disposto a discutere di quella idea).
Poi le idee vengono attaccate alla bacheca delle idee. Nel frattempo si può andare a prendere da mangiare e da bere da un rinfresco, in modo da rendere la situazione festosa e conviviale (non c'è una vera e propria pausa, ma quando le persone si annoiano possono alzarsi e andare a mangiare e bere). Alla fine a ogni gruppo informale viene chiesto di concludere con quello che Owen chiama instant report, cioè una breve sintesi delle idee che sono emerse. Alla fine della giornata viene realizzato un instant report di tutto quello che è stato detto in tutti i gruppi.
3) World cafè --> è usatissima in tutto il mondo e anche qui viene simulata la conversazione da bar. Vengono allestiti tavolini di 3-4 persone e su ogni tavolino ci sono una tovaglia e dei pennarelli (e nel frattempo viene servito qualcosa da bere). Il conduttore introduce il tema (es.: cosa proponi per migliorare la scuola?), e ognuno propone la sua idea scrivendola sul tavolo. Poi le persone discutono delle loro idee e quindi in ogni piccolo gruppo tutte le persone che ne fanno parte parlano e si esprimono.
Tutte queste tecniche servono per facilitare la conversazione e la partecipazione.
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Dettagli appunto:
- Autore: Mariasole Genovesi
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia
- Esame: Scienze e tecniche psicologiche
- Docente: Monica Colombo ed Ennio Ripamonti
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