Il segno linguistico
IL SEGNO LINGUISTICO
Segno linguistico: un segno è l’unione di significato e significante (la parola è un segno).
Il significante è il mero suono: “tintinnante” (ricorda il tintinnio), l’insieme di consonanti “tr”.
Per es. un gesto (salutare con la mano). Il significato è determinato anche dalla langue, non tutti i segni hanno portata universale (per es. un gesto ha significato diverso da uno Stato all’altro).
Il segno ha fondamentalmente tre caratteristiche:
1. distintività: il segno “notte” si distingue dal segno “botte” e la distinzione è nel fonema iniziale; ogni volta che si cambia un fonema, questo permette di distinguere da altri segni.
2. linearità: il segno si distingue nel tempo (forma orale) e nello spazio (forma scritta); quando parlo/scrivo una lettera sta prima di un’altra, “al” è diverso da “la”, quindi è rilevante. Le operazioni aritmetiche non dipendono dall’ordine (3 x 2 = 2 x 3);
3. arbitrarietà: il fatto che la parola “cane” indichi un cane è arbitrale, potrebbe anche chiamarti “gatto”. Non c’è relazione fra una parola e il suo significato. Alcune parole hanno a che fare con ciò che vogliono rappresentare: le parole onomatopeiche (“tintinnare”,..), queste sono eccezioni all’arbitrarietà.
La semiotica è la materia che studia i segni.
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Dettagli appunto:
- Autore: Francesca Morandi
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Giurisprudenza
- Corso: Giurisprudenza
- Esame: Filosofia del diritto
- Docente: Prof. Andrea Rossetti
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