La strutturazione del tempo come strutturazione della comunicazione
La strutturazione del tempo è stata introdotta da Berne come categoria generale entro cui ricadono tutte le possibili serie di transazioni. Si tratta di una forma di “strutturazione della comunicazione” .
Secondo questo autore, quanto i parlanti danno vita a tali transazioni, non possono esumersi dal ricorrere ad un modello specifico. Egli ne distingue sei:
--> L' isolamento che rappresenta una caso limite all' interno delle modalità di strutturazione del tempo. In questo caso, ci si sottrae alle relazioni sociali, dunque, alla comunicazione
--> I rituali sono scambi fortemente schematizzati, stereotipati, prevedibili , di breve durata e di bassa intensità emotiva che forniscono agli individui una limitata, ma significativa, dose di carezze positive. Essi possono essere informali ( come ad esempio i saluti) che formali e rispondenti a cerimoniali . Nel dialogo in esame non ne troviamo neanche di informali, poiché la registrazione inizia in un punto della conversazione non precisato, ed in cui, la presentazione dell' intervento di Sgarbi era già avvenuta. Gli Stati dell' Io coinvolti sono il Genitore dal punto di vista strutturale e il Bambino Adattato dal punto di vista funzionale
--> Le attività ovvero forme di rapporto sociale poco rischiose con carico emotivo variabile a seconda della persona o della situazione, ma sempre non elevato. Esse sono generalmente orientate verso l'oggetto dell'attività e sono programmate sulla base del materiale trattato, che può essere di natura sia fisica che intellettuale. Inoltre, procurano carezze condizionate esterne sia positive che negative, ma anche carezze condizionate interne. Le attività, comunemente chiamate anche “lavoro” , offrono un contesto in cui possono essere attivate altre forme di strutturazione del tempo come passatempi, giochi o intimità. Lo Stato prevalentemente coinvolto è quello dell' Adulto.
--> I passatempi sono scambi tipici caratterizzati da una certa ripetitività, ma non schematici e prevedibili come i rituali. Generalmente, sottraggono spazio ad un silenzio socialmente poco accettato. Possono assumere la forma delle “quattro chiacchiere” ma anche del tono polemico. Le determinanti esterne sono sociologiche e la lista degli argomenti include molti interessi personali. Berne “cataloga” gli argomenti, in “discorsi da donne” “discorsi da uomini” , “discorsi da genitori” ecc.. A tal proposito, nel dialogo preso in esame, possiamo riscontrare proprio un “discorso da uomini”, dove gli interlocutori parlano addirittura di una eventuale rissa (29) :
(29)
22.V.S. : Io (…) Allora litighiamo (--)
23.M.B: Adesso parlo io ((irritato, spinge V. Sgarbi))
24.V.S. : Vuoi fare a pugni con me?
25.M.B. : <Sì>
26.V.S. : [No.
27.M.B. : [(…) adesso mettiti lì ]((indica un punto dello
studio televisivo))
28.V.S. : = No , mi metto dove voglio, >vuoi fare una rissa?<
29.M.B. : No , tu la devi smettere ((punta il dito verso V. Sgarbi)
[tu la smetti.
Dal turno 22 al turno 25, il passatempo coinvolge gli Stati dell' Io Bambino di entrambi,
dal turno 26 Mike Bongiorno assume lo Stato di Genitore Normativo
--> I giochi psicologici considerati fenomeni comunicativi disfunzionali, particolarmente diffusi,specialmente nel contesto delle relazioni significative. Essi sono dei tipici esempi di conflitti comunicativi o sono riconosciuti come fonte e alimento dei conflitti relazionali. I giochi hanno una struttura tipica costituita da una serie di mosse in sequenza, stabilite e ricorrenti e hanno esiti infelici che inducono le persone che vi ricorrono a provare sentimenti spiacevoli e a sperimentare un tornaconto. Possono essere considerati, inoltre, una forma di adattamento all' ambiente per risolvere problemi e soddisfare bisogni inappagati. E sono attuati dal Gentitore e dal Bambino, al di fuori della consapevolezza dell' Adulto. Berne raggruppa i giochi in “famiglie” sulla base del contesto sociale e relazionale di riferimento (giochi di vita, coniugali,di società,sessuali,professionali, della malavita ecc..). A seconda della gravità delle conseguenze che essi comportano, Berne distingue tre stadi o gradi ( si va dal battibecco socialmente accettabile all' omicidio) . L'autore, per definire i giochi, preferisce usare un linguaggio più comune, diverso da quello generalmente utilizzato negli ambienti psichiatrici accademici. Nel dialogo preso in esame, possiamo osservare un esempio (30) di “Perchè non...?-Sì, ma...” (PNSM) :
(30)
122.V.S.: Lasciami parlare perché i ragionamenti
richiedono(-) argomentazioni'
123.M.B. : =Ma sei tu che non mi lasci parlare!
(( allontana V. Sgarbi con una mano))
124.V.S. : =>(Ma ti devo lasciar parlare? Dici delle cose, ) <
125.M.B. : Sto cercando di far capire ((poggia le mani sul tavolo))
allora non mi devi dare dell' ignorante,
126.V.S. : Non ti do dell' ignorante, ho detto (…)tra virgolette :
“Non dire' ”
127.M.B. : (Mi hai detto) che i poveri devono avere le case belle
[ io ti ho detto,
128. V.S. : [NO NO NO,Ho detto che tu hai una casa bella e io forse ho una
casa bella ((indica se stesso))
[Casa mia (-)
129.M.B. : [ Ma cosa c'entro io con te? ]
130.V.S. : Casa mia, ma vuoi,ma vuoi,cosa c'entri tu ? (Ti spiego)
131.M.B. : TU DEVI DIRE SE E' VERO CHE HAI DETTO,
132.V.S. : =MA ANCORA TI ARRABBI?
133.M.B. : “che venga, bene la lava”.
134.V.S. : NON L'HO DETTO TI DICO !
135.M.B. : E ALLORA DILLO !
136.V.S. : ALLORA LASCIAMI PARLARE che ti spiego il problema com'è andato.
137.M.B. : = Dillo, dillo.
138.V.S. : Non capisco >(se) vuoi litigare per forza!<
139.M.B. : No io non voglio litigare, sei tu che dici che io sto dicendo
delle cose sbagliate,
140.V.S. : Allora ti leggerò quello che ho detto,
141.M.B.: (( volgendo le spalle a V. Sgarbi)) Ok , dì quello che vuoi,
parla quanto vuoi (( nel frattempo V. Sgarbi incrocia le braccia))
Va bene, vai avanti, forza , ADESSO MI SON SCOCCIATO!
So'no settimane che vieni qua per,
Scopo del gioco è dimostrare che Mike Bongiorno non è capace di fornire le giuste argomentazioni. Nel turno 141, il presentatore non applica il silenzio, ma è comunque visibilmente scocciato, volge le spalle al pubblico e si lascia scappare un rassegnato : “Ok , dì quello che vuoi”.
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Dettagli appunto:
- Autore: Silvia Ilari
- Università: Università degli Studi di Macerata
- Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
- Esame: Psicologia della Comunicazione
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