Il soggetto di Warburg
Ma in quale ambiente culturale specifico Warburg si inseriva? La fotografia etnografica e segnatamente quella del mondo nativo americano, appariva un settore piuttosto sprovvisto di indicazioni metodologiche e critiche, esposto alla risacca ideologica dei differenti atteggiamenti politici.
Quella di Warburg è una fotografia immediata, sorta di privata memoria dei luoghi, delle cose, delle persone, non costruita attraverso faticose riflessioni e meditazioni, non tributaria di un sapere professionale che comprende essere estraneo.
Sul finire dell'800 quando la Kodak lancia la propria rivoluzione sul mercato della fotografia, Warburg è il primo etnografo-visivo che si concede insieme un uso privato e minore del fotografare. Il modo etnografico di Warburg risulta effettivamente moderno, libero da quelle preoccupazioni di ordine formale e di ordine teorico che avevano improntato la fotografia amatoriale e professionale prima di lui. Egli inizia a usare la macchina fotografica con disinvoltura. Le sue immagini costituiscono un repertorio di appunti visivi teso a sostenere la memoria secondo una logica che impronterà negli anni seguenti man mano che la pratica fotografica si diffonde in generazioni di studiosi di ogni scuola e paese.
Per moltissimi anni tra la fine dell'800 e la seconda metà del '900 alla fotografia professionistica applicata alla ricerca etnografica e antropologica, si è affiancata una pratica conforme a questo criterio iperamatoriale, di costruzione provata, incurante delle regole linguistiche così come di quelle tecniche, che ha improntato anche studiosi illustri. Soltanto con Mead e Bateson e il loro viaggio a Bali, tra la fine degli anni '30 e gli inizi dei '40 si torna a un uso problematico dell'immagine fotografica in etnografia, a teorizzarne la realizzazione, affrancandola da quel contesto più che privato di esecuzione che sfociava poi in uso strumentale e ancillare nell'ambito ristretto della divulgazione disciplinare.
Ciò che affascina guardando le immagini americane di Warburg è la loro assoluta mancanza di costruzione e di pudore, il lor trasparente mettere in scena il punto di vista e il retroterra ideologico e figurativo dell'autore. Warbug accorcia le distanze più del dovuto con i nativi poiché le fotografie per lui non possiedono il carattere problematico che Curtis o Boas su versanti diversi attribuivano*. Tale carattere problematico tende a permanere come elemento caratterizzante solo nei contesti professionali e in quelli che a partire dagli anni '40 sarebbero stati definiti di amatorialismo colto o evoluto. Warburg non è uno di questi, è il primo amatore moderno, colui che impara a servirsi con disinvoltura di un mezzo disinvolto che può contribuire ad aumentare le sue conoscenze e organizzarle in modo pratico sul piano dell'uso mnemonico. La totale libertà espressiva e la totale subalternità documentaria permette di poter accostare attraverso la fotografia ogni cosa e ogni cosa può del resto essere fotografata. Proprio perchè svincolata da ogni obbligo storico o linguistico, perchè ridotta a mera registrazione, analiticamente efficace, la fotografia è sommamente adatta a condurre su di un medesimo piano di esperibilità semiotica, di dicibilità, contenuti e forme diverse, a unificare quanto l'occhio tende a percepire in modo disgiunto.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marianna Tesoriero
[Visita la sua tesi: "Mind Control: strategie di controllo mentale attraverso i media"]
- Università: Università degli Studi di Messina
- Facoltà: Scienze dell'Educazione
- Corso: Scienze della Comunicazione
- Esame: Antropologia visuale
- Docente: Francesco Faeta
- Titolo del libro: Strategie dell'occhio. Saggi di etnografia visiva
- Autore del libro: Francesco Faeta
- Editore: Franco Angeli
- Anno pubblicazione: 2010
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