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Servizio Idrico


La struttura del settore idrico italiano
Il settore idrico italiano presenta un sistema di domanda-offerta con aspetti peculiari:
- la domanda pro-capite è tra le più alte in Europa, il che rende potenzialmente attraente il mercato italiano per le grandi società estere
- le risorse idriche disponibili sono elevate, ma concentrate in alcune regioni, sono caratterizzate da forte stagionalità (cosicché un’alta % di utenti soffre di insufficienze e e discontinuità nell’erogazione)
- gli usi irrigui rappresentano in Italia la prima voce di consumo.
- La dotazione infratsrutturale italiana è carente vista anche la recente contrazione degli investimenti e le carenze riguardano soprattutto le fasi finali del ciclo: fognatura e depurazione.
Le infrastrutture idriche italiane hanno bisogno di interventi sia qualitativi che quantitativi; occorre soprattutto ammodernare gli impianti più obsoleti e potenziare le reti per aumentare la copertura del servizio.
Il secondo aspetto fondamentale riguarda la struttura della filiera idrica e le sue criticità. Queste caratteristiche hanno un notevole impatto sulle dinamiche gestionali e strategiche. In Italia il panorama industriale si presenta ancora frammentato, sia in senso verticale che orizzontale; sono tuttavia chiare alcune linee di tendenza:
- un orientamento generalizzato dell’industria, spinto anche dalla Legge Galli, verso una gestione verticalmente integrata della filiera
- l’esistenza di economie di scala, soprattutto in alcune fasi della filiera: adduzione, fognatura e depurazione
- la possibilità di aumentare l’efficienza produttiva, soprattutto nella riduzione delle perdite degli acquedotti.
- La presenza in alcune fasi della filiera (progettazione e costruzione degli impianti, vendita, smaltimento dei reflui) di specifiche sinergie con altri settori utilità (energia elettrica e rifiuti).

Le caratteristiche strutturali e gestionali della filiera idrica
Il ciclo della Filiera idrica (si sviluppa lungo queste fasi):
* Approvvigionamento, scomposto in:
captazione, riguarda il complesso di attività necessarie al recupero della risorsa dal territorio
adduzione,  concerne le grandi reti extra-urbane che fungono da cerniera tra la captazione e la distribuzione locale.
potabilizzazione, comprende le attività di trattamento delle acque raccolte
Le principali criticità dell’approvvigionamento sono:
eccessiva dispersione dei punti di prelievo sul territorio
problemi di inquinamento delle falde
insufficienza/inefficienza degli schemi idrici nel Mezzogiorno.

* distribuzione e vendita. La rete di distribuzione è costituita dal complesso di manufatti e tubazioni che si sviluppano nei centri abitati per rifornire i singoli clienti. Varie risultano le criticità nella fase di distribuzione. Innanzitutto le perdite della rete, che sono uno dei parametri più frequentemente utilizzati per valutare lo stato di manutenzione delle infrastrutture. Le perdite sono rappresentate dalla differenza tra il volume immesso in rete e il volume erogato. Il dato in esame risulta comprensivo sia delle perdite reali (dovute a rotture o a sfiori) sia di quelle apparenti (ovvero i volumi d’acqua non contabilizzati anche se effettivamente erogati). Per quanto riguarda la vendita, l’attività è sostanzialmente analoga a quella di altri settori, a parte l’elevato tasso di morosità che caratterizza la riscossione della tariffa idrica in alcune zone del Sud Italia.

* Fognatura, questa fase consiste nella raccolta di acque meteoriche e degli scarichi idrici. Tra le criticità principali rientra sicuramente l’obsoloscenza delle reti.

* depurazione e smaltimento, consiste nel collettamento delle acque dalle reti fognarie e nel trattamento per la restituzione a un recipiente naturale (corso d’acqua o mare). Comprende impianti di trasporto e di depurazione.

Il Servizio idrico è un servizio per il quale il processo di unbundling non è applicabile. Il processo di riorganizzazione segue dei criteri differenziati
Tutte queste gestioni sono polverizzate (moltissimi soggetti che si occupano di queste fasi); la riorganizzazione implica la riduzione del grado di polverizzazione, dei soggetti operanti preseti nella filiera.

Media ponderata della copertura del servizio acquedotto (per area geografica)  ->  c’è una copertura pressocchè totale di base, ma ciò non significa che il servizio funzioni bene dappertutto. [situazione pressocchè omogenea tra Nord-Sud-Centro e Isole]
Servizio fognatura: la situazione peggiore è nelle isole (c.a 80%); maggiore copertura al Nord.
Serv, depurazione: la situazione è peggiore alle Isole (c.a meno del 60% della copertura della rete); molti investimenti vanno fatti in quets’area.

Il quadro normativo di riferimento
La normativa che ha un’importanza di primo piano sull’assetto di un mercato fortemente regolamentato come quello idrico, ha essenzialmente tre origini: comunitaria, nazionale e regionale.
La normativa comunitaria in materia di servizi idrici rientra nella più ampia politica dell’Unione Europea relativa alla protezione dell’ambiente e delle risorse naturali, che ha assunto importanza crescente a partire dagli anni 80. In particolare il Trattato di Amsterdam ha sancito i principi dello sviluppo sostenibile e di un elevato livello di protezione ambientale come una delle priorità principali dell’UE. Vi sono in particolare 2 direttive che hanno avuto un impatto molto significativo sulla struttura del settore idrico italiano:
Direttiva 91/271/CE (smaltimento reflui) recepita in Italia con il d.lgs152/99. Mira a prevenire i danni ambientali dovuti a scarichi di acque reflue industriali.
Direttiva Quadro 2000/60/CE (sostenibilità ambientale) definisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque. Scopo della Direttiva è fissare indirizzi per la protezione delle acque che ne impedisca un ulteriore deterioramento, ne protegga e migliori lo stato attuale e agevoli lo sviluppo sostenibile della risorsa. Per realizzare questo obiettivo la Direttiva ha previsto 3 strumenti fondamentali:
La creazione di una politica comunitaria integrata in materia di acqua;
Tariffe che garantiscano la copertura totale dei costi sostenuti per l’erogazione del servizio e coerenti con il principio europeo più generalistico “chi inquina paga” che consiste nel risarcire i danni ambientali causati dall’ente gestore
L’individuazione dei bacini idrografici all’interno di ogni Stato membro e la definizione di singoli distretti geografici (cioè che tutto il territorio deve essere suddiviso in ambiti territoriali idrografici e successivamente in distretti idrografici)
La normativa italiana si basa sulla legge Galli (legge 36/94) (pietra miliare nel processo di riforma del settore idrico italiano, essendo finalizzata alla modernizzazione e all’industrializzazione del settore) i cui punti cardine sono:
integrazione territoriale, al fine di raggiungere una dimensione efficiente, mediante la definizione di bacini di utenza minimi definiti ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) . Nel ns Paese ne esistono 91. Questa suddivisione dovrebbe rispondere a caratteristiche morfologiche, alla omogeneità; nella realtà, come in Sicilia, la suddivisione è quella delle province (9ATO)
integrazione funzionale delle diverse attività di filiera per il superamento della frammentazione gestionale. Galli parla di “servizio idrico integrato”. Il soggetto gestore del serv idrico integrato  ->  a tutte le fasi della filiera per evitare la polverizzazione.
separazione netta fra funzione di indirizzo, di controllo e di gestione tramite la creazione di enti di ambito affidamento del servizio a un Gestore aziendale, con l’eliminazione delle gestioni dirette da parte dei Comuni, non funzionali alle caratteristiche industriali del servizio.
affidamento del servizio ad un gestore aziendale
la Riforma del sistema tariffario. Riguardo al sistema tariffario, le legge Galli prevede che le tariffe siano stabilite sulla base della copertura dei costi e sul miglioramento della rete.
Infine tale legge prevede l’istituzione del COmitato per la VIgilanza sull’uso delle Risorse Idriche (COVIRI), (organo indipendente per la supervisione) anche se nel 2006 tale comitato viene trasformato in autorità di vigilanza sulle risorse idriche e sui rifiuti.

La legge ha suddiviso le responsabilità per l’Adempimento alla normativa tra
le regioni, che approvano le norme di applicazione, definiscono la delimitazione territoriale e la forma istituzionale degli Ato; adottano una convenzione tipo e il relativo disciplinare per regolare i rapporti tra gli Enti Locali e i soggetti gestori
i comuni-province, che organizzano il Servizio Idrico Integrato, procedendo alla costituzione degli ambiti [indire la gara; le province devono stabilire il soggetto gestore del servizio. [Convenzione-tipo, predisposta dalla regione, applicata nel momento dell’accordo tra sogg. E ATO.
le autorità d’ambito, gestisce e sovrintende l’intera ATO

Altri riferimenti legislativi
Riforma del Titolo V, parte II della Costituzione (federalismo  ->  trasferisce molte competenze legislative alle regioni), trasforma radicalmente l’assetto del governo territoriale in senso federalista; soprattutto si ribaltano l’ordine delle competenze legislative dallo Stato alle Regioni: allo Stato sono riconosciute 17 competenze legislative esclusive; tutte le altre materie appartengono alla competenza concorrente o a quella esclusiva residuale delle Regioni.,
Art. 35 della 448/2001 (legge finanziaria 2002); interviene sulle forme di gestione dei servizi di pubblica utilità, modificando l’assetto fino ad allora esistente. Questo articolo innova la materia, introducendo l’obbligo a conferire la titolarità di ogni servizio pubblico locale di rilevanza industriale, come è appunto il Servizio Idrico Integrato, mediante gare con procedure ad evidenza pubblica (la gara diventa quindi l’unica modalità di affidamento del servizio)
Art. 14 d.l. 269/2003
NB: un articolo della finanziaria 2009, approvata il 6 agosto 2008 stabilisce che entro il 2010 tutte le gestioni idriche andranno privatizzate.
Decreto lgs 03 aprile 2006 n.152 “Norme in materia ambientale”  ->  trasformazione del COVIRI in “autorità di vigilanza sulle risorse idriche e sui rifiuti”
Normativa regionale di applicazione della legge Galli (con differenze peculiari)

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