Le relazioni di genere nelle pratiche e nelle rappresentazioni del co-sviluppo
Note etnografiche su un progetto tra Italia e Ghana
Il co-sviluppo dovrebbe contribuire ad alleviare la povertà del paese di origine senza creare asimmetrie e nuove diseguaglianze, trovare ricette politiche e di sviluppo partecipativo e costruire, sulla comunanza culturale e sulle reti sociali multiple, progetti in cui i promotori ed i beneficiari dovrebbero avere una relazione privilegiata. A Modena è nata un'impresa cooperativa denominata Ghanacoop che fra i soci vanta un numero consistente di donne, tutte mogli di soci o nipoti uterine → sono le più attive e coinvolte nel progetto e definiscono la loro partecipazione come un dovere nei confronti dei parenti → gli abiti, le movenze, le modalità delle comunicazioni incarnano e ripropongono una netta complementarietà fra i ruoli ed i comportamenti pubblici e riecheggiano anche modi e habitus di genere (disposizioni, modi e rappresentazioni di cosa definisca la mascolinità e femminilità ed i relativi ruoli e sfere d'azione) riconducibili alla mascolinità ed alla femminilità nel contesto ghanese. Mentre le donne inscrivono il loro impegno nel progetto di co-sviluppo dentro modelli e comportamenti afferenti alla coniugalità, gli uomini ghanesi ed in particolare i leader, sui diversi palcoscenici fisici e mediatici, di fronte ad ascoltatori sempre diversi, raccontano della presenza delle donne (impegno concreto ed operativo "su chiamata", nessun ruolo nei processi decisionali) dentro il progetto come occasione per acquisire gli strumenti di integrazione nel contesto italiano. La famiglia ghanese è estesa ma nella collettività di Modena si verifica un processo di nuclearizzazione delle relazioni parentali e la costruzione di un'unità domestica che ridisegna confini dell'appartenenza e veicola molteplici flussi di risorse, pur non alterando la rappresentazione della famiglia e della parentela. Questo processo di trasformazione è negato dalle istituzioni politiche italiane e la struttura familiare ghanese è erroneamente disegnata come coincidente con il modello familiare euro-americano.
In Ghana le relazioni di genere si intrecciano e codificano in modo differente fra uomini e donne rispondendo all'appartenenza al lignaggio, all'anzianità ed al ruolo politico.
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Le relazioni di genere interne al gruppo sociale emigrato declinano una rappresentazione del genere maschile e femminile come dipendente da quello maschile o meglio delle donne che, in quanto mogli delle neo-élite dislocate e nel rispetto di questo ruolo, agiscono e contribuiscono a costruire, minimizzando la loro azione nello spazio pubblico, l'autorità dei loro mariti nei contesti di origine e di immigrazione. Minimizzazione che, invece, gli attori di sviluppo interpretano come propiziatrice
del protagonismo delle donne (empowerment).
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Il co-sviluppo non scardina le disuguaglianze o le asimmetrie di potere ma forse le rinforza o almeno le mantiene inalterate.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Viola Donarini
[Visita la sua tesi: "Domitia Longina, imperatrice alla corte dei Flavi"]
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Scienze della Formazione
- Corso: Antropologia
- Esame: Antropologia della parentela e di genere
- Docente: Claudia Mattalucci
- Titolo del libro: La produzione del genere (ricerche etnografiche sul femminile e sul maschile)
- Autore del libro: Valeria Ribeiro Corossacz e Alessandra Gribaldo
- Editore: Ombre corte
- Anno pubblicazione: 2010
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