Le terminologie di parentela
Tutte le società esprimono verbalmente le relazioni di parentela, adoperando dei termini per indicare gli individui che costituiscono gli elementi della relazione ma lo fanno in modi molto diversi.
Esistono termini:
- denotativi: usati solo per quella posizione sulla griglia genealogica;
- classificatori: termini unici che fondono più posizioni di parentela;
- elementari: non possono essere analizzati in elementi lessicali più piccoli che siano anch'essi termini di parentela (es: padre, nipote,…);
- descrittivi: si possono scomporre in altri termini di parentela (es. lo svedese “farbror”: far/padre.bror/fratello).
In generale:
- i t. descrittivi sono anche denotativi;
- i t. denotativi possono essere elementari e descrittivi.
Inoltre ci sono:
- t. di riferimento: si adoperano quando si parla di un parente (padre, madre);
- t. di indirizzo: si adoperano quando si parla ad un parente (papà, mamma).
I termini di indirizzo possono anche essere usati come termini di riferimento (es: il mio papà è medico); il contrario è vero soprattutto per quei termini che non hanno un corrispondente di indirizzo (nonno, zio usati come termini di riferimento nel volgersi ad un parente).
I criteri di Kroeber (1909)
Kroeber sostiene che i termini esprimano a livello linguistico un certo numero di criteri che stanno alla base delle relazioni parentali. Ne individua nove:
1) differenza fra persone della stessa generazione e di generazioni diverse;
2) differenza fra parentela in linea retta e parentela collaterale;
3) differenza di età nell'ambito di una stessa generazione;
4) sesso del parente;
5) sesso di chi parla;
6) sesso della persona attraverso cui passa la relazione di parentela (biforcazione);
7) distinzione dei parenti di sangue dai parenti acquisiti per matrimonio;
8) condizione di vita della persona attraverso cui passa la relazione di parentela;
9) polarità o reciprocità.
Gli antropologi si sono serviti degli elementi costitutivi universali della parentela individuati da Kroeber per costruire delle tipologie da utilizzare nell'analisi comparata, che costituiscono dei sistemi ed indicano che i termini sono elementi di un insieme governato da regole.
La tipologia di Lowie (1928)
Questa tipologia si basa sull'utilizzo del criterio della biforcazione a partire dalla coppia di genitori nella prima generazione ascendente. Lowie ritiene che le combinazioni possibili (possibilità logiche) siano quattro:
1) zii e zie possono essere trattati come genitori > generazionale;
2) lo zio paterno può essere classificato con il padre, mentre lo zio materno è designato da un termine specifico e, corrispondentemente, la zia materna può essere classificata con la madre, mentre la zia paterna ha una designazione specifica > a fusione biforcata;
3) gli zii (o le zie) paterni e materni sono egualmente distinti dai genitori e l'uno dall'altro > collaterale biforcata;
4) gli zii (o le zie) paterni e materni sono egualmente distinti dai genitori ma hanno una designazione comune di zio (o zia) > lineare.
Questa tipologia ha ottenuto un vasto consenso e poche critiche. Secondo Greenberg, Lowie ha tralasciato la possibilità che il fratello della madre sia posto insieme al padre ed il fratello del padre sia terminologicamente distinto da ambedue (e, simmetricamente, la madre è fusa con la sorella del padre e distinta dalla propria sorella). Secondo Héritier questa possibilità non si sarebbe realizzata in nessuna società poiché l'uomo è sempre in una posizione superiore rispetto alla donna, quindi è impensabile che il rapporto fra due uomini che passa per una donna (sorella di uno, moglie dell'altro) entri in una categoria di maggiore prossimità rispetto al rapporto che esiste tra due fratelli (una solidarietà incrociata non è mai più forte di una parallela).
La tipologia di Murdock (1949)
Egli costruisce la sua tipologia su una base empirica piuttosto che logica perché è convinto che le terminologie siano determinate da fattori esterni, primi fra tutti residenza e matrimonio. Individua sei tipi terminologici:
1) eschimese;
2) hawaiano;
3) sudanese;
4) irochese;
5) omaha;
6) crow.
Tutte queste tipologie si riferiscono a terminologie per i consanguinei; alcuni termini di queste nomenclature possono essere riferiti anche a parenti acquisiti attraverso il matrimonio ma spesso vi è un insieme di termini usati solo per gli acquisiti. Secondo Morgan i termini con i quali una popolazione chiama i parenti sono il risultato diretto delle sue istituzioni sociali ed in particolare delle forme matrimoniali e di quelle di famiglia, che derivano dal matrimonio. Egli propone una teoria evolutiva del matrimonio: - intermatrimonio / coabitazione di fratelli e sorelle > matrimonio promiscuo, famiglia consanguinea; - matrimonio e famiglia Punalua: coabitazione di più fratelli con le proprie mogli e di più sorelle con i propri mariti, ciascuno avendo accesso sessuale ai coniugi dell'altro; - matrimonio monogamico senza coabitazione dei coniugi > famiglia sinoasmiana / terminologie turaniche e ganowaniane; - matrimonio poliginico e famiglia patriarcale (non induce mutamenti nella terminologia); - matrimonio monogamico e famiglia nucleare che producono terminologie ariane, uraliche, semitiche. I termini malese, turanico, ganowaniano, ariano, uralico e semitico si riferiscono a quelle che ai tempi di Morgan venivano identificate con le principali famiglie linguistiche dell'umanità, collegate ciascuna ad un'area geografica. Essi individuano dei sottotipi della divisione fra due sistemi di parentela: - sistemi classificatori: tutte le terminologie che non tengono distinte la linea degli ascendenti e discendenti diretti di Ego dalle linee collaterali (malesi, turaniche, ganowaniane);
- sistemi descrittivi: tutte le terminologie che separano la linea diretta da quelle collaterali (ariane, uraliche, semitiche).
La teoria evolutiva di Morgan è stata accantonata ma nella sua linea si muoveranno Radcliffe- Brown e Murdock. Il suo approccio:
- è innovativo perché ricerca regolarità statistiche;
- ha il difetto di non riconoscere nessuna funzione creativa all'attività psichica dell'uomo e nell'aderire ad uno schema che considera la struttura sociale come un prodotto immediato delle condizioni economiche.
Le variabili extragenealogiche
La rielaborazione mentale del processo riproduttivo produce concezioni locali diverse dei legami di parentela biologica e dei rapporti fra i sessi; queste diverse concezioni producono differenze nelle nomenclature ed aprono la strada all'introduzione di variabili extragenealogiche nella definizione delle categorie parentali.
- Lo spazio genealogico non è mai uno spazio chiuso, anche se vi è sempre un nucleo di elementi genealogici universali che ne definisce la struttura invariante.
- Ogni terminologia va considerata nel contesto più ampio della cultura globale.
Le terminologie di parentela esprimono certamente i legami creati fra gli individui dal processo riproduttivo e questo fatto può spiegare alcune regolarità ma esprimono anche i modi in cui ciascuna cultura rielabora questi legami, in particolare nel matrimonio, e le connessioni che stabilisce con ambiti non riproduttivi, ciò che può rendere conto di alcune differenze.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Viola Donarini
[Visita la sua tesi: "Domitia Longina, imperatrice alla corte dei Flavi"]
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Scienze della Formazione
- Corso: Antropologia
- Esame: Antropologia della parentela e di genere
- Docente: Claudia Mattalucci
- Titolo del libro: Introduzione all’antropologia della parentela
- Autore del libro: Maria Arioti
- Editore: Laterza
- Anno pubblicazione: 2006
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