L’“umanità” come equilibrio tra conoscere e desiderare
Secondo il nostro autore, la vita è la risultanza del complesso gioco di istanze che caratterizzano le due dinamiche del vivere:
1. Dinamica animale della vita, le cui istanze sono: la percezione, l’appetizione e il sentimento (Empfinden);
2. Dinamica razionale della vita, le cui istanze sono: il conoscere, il desiderare e il sentire (Gefühl).
La prima dinamica è quella propria della vita animale, basata sul godimento, che ha come fine il raggiungimento della felicità. La seconda dinamica è quella propria della vita etica che ha come fine la creazione di un mondo etico da cui il vivere desume un valore ed una dignità propriamente umana.
Come per Kant, anche per Schleiermacher ciò che conferisce massimo valore alla vita non è scambiabile con nessun altro valore. Un criterio valutativo fittizio, come il fatto di dare consistenza alla propria esistenza sul piano della sensibilità, è facilmente decostruibile perché presenta delle contraddizioni con la struttura della vita umana: la capacità di godimento sensibile, è una facoltà di cui noi non siamo responsabili, ma ne è responsabile la natura, direbbe Kant. Schleiermacher non parla di natura, ma di destino: è il destino che ci mette in condizione di godere, è il destino a dosare la gioia o il dolore che spetta “di diritto” ad ogni uomo; la gioia che l’uomo riceve in meno o il dolore che riceve in più è solo responsabilità sua. In questa prospettiva, l’uomo dispone di un patrimonio di ricchezze equamente distribuite che è sua competenza impiegare nella migliore maniera. «L’uomo – scrive il teologo tedesco - è lasciato libero dal destino: questa è un’idea che da sempre mi è stata cara. Come a un figlio adulto esso gli dà la sua parte di eredità e lascia poi che ne disponga».
La tesi di Schleiermacher è che il criterio di fondo per giudicare se una vita sia qualificata dal valore è l’umanità (Humanität). L’umanità non è altro che la realizzazione dell’equilibrio/armonia tra i due poteri che esplicano la struttura psicofisica dell’umano a qualsiasi livello della sua realizzazione (sia animale che razionale), cioè conoscere e desiderare.
È proprio da questo equilibrio tra conoscere e desiderare che nasce quella vita degna di essere vissuta, la quale si distingue dalla mera vita animale (zoè), immune dagli indici discriminanti della razionalità. In una vita del genere l’impulso del desiderio è guidato/potenziato dal conoscere che, oltre ad orientarlo verso l’oggetto, contribuisce ad aumentare la sua possibilità di discernimento e di tensione.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Carmine Ferrara
[Visita la sua tesi: "Il problema del male e del nulla nel ''De casu diaboli'' di Anselmo d'Aosta"]
- Università: Università degli Studi di Salerno
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Filosofia
- Esame: Filosofia delle religioni
- Docente: Sergio Sorrentino
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