Politiche attive del lavoro: Consiglio europeo di Essen del 1994
L'avvio di questo processo di riorientamento, che porterà rapidamente al centro della scena il ruolo determinante delle politiche attive del lavoro in luogo dei tradizionali strumenti redistributivi, può essere convenzionalmente fissato nel Consiglio europeo di Essen del 1994.
Gli indirizzi elaborati a Essen puntarono su una maggiore dose di flessibilità nella regolazione del mercato del lavoro e su un mix di interventi che privilegia nettamente le politiche dal lato dell'offerta.
Si afferma già lì l’idea che il primo e fondamentale terreno di lotta contro l'esclusione sociale è la politica del lavoro e che il migliore antidoto all'emarginazione e alla povertà è costituito dall’integrazione del soggetto nel mercato del lavoro.
Al riorientamento degli obiettivi e degli indirizzi di policy segue quindi presto una forte innovazione negli strumenti e nei metodi di integrazione impiegati dalla Comunità e dagli Stati membri.
Variante debole della tecnica del coordinamento già in atto per le politiche economiche, la strategia per l'occupazione trasla l’azione comunitaria dal piano regolativo, sia pure "soft", a quello dello stimolo all'innovazione politica.
Nelle conclusioni del Consiglio di Lisbona queste due dimensioni del discorso comunitario convivono e cercano in qualche modo una sintesi dialettica nell'estensione del metodo aperto di coordinamento ad un nuovo "processo di inclusione sociale", che affianchi e completi quello in materia di occupazione.
La Commissione fonda l'ambizioso impegno dell'Unione di promuovere un'economia e una società al contempo dinamiche, competitive e solidali, tanto sulla modernizzazione dei sistemi di protezione sociale, rafforzando l'approccio attivo e promuovendo la partecipazione al mercato del lavoro, quanto sul miglioramento dell'assistenza alle persone emarginate o a rischio.
Il piano della "attivazione" (della promozione di uno "stato sociale attivo e dinamico") e quello della "redistribuzione" (pur ripensata all'interno di una strategia di modernizzazione della protezione sociale) si mantengono in costante equilibrio dialettico anche nell'ambito del nuovo processo di coordinamento aperto in materia di esclusione sociale.
Se ne trova conferma precisa nel primo Rapporto congiunto sull'inclusione sociale del 2001.
Se la via maestra della lotta contro l'esclusione resta l'integrazione nel mercato del lavoro, il Rapporto sottolinea il ruolo essenziale giocato dai sistemi di protezione sociale nel sollievo dal bisogno attraverso l'erogazione di servizi e la redistribuzione delle risorse monetarie.
Tra i due momenti non c'è, con non dovrebbe esserci, contraddizione; nell'ambizioso disegno del Rapporto, essi, infatti, si completano l'uno con l'altro in vista del perseguimento dell'essenziale obiettivo di garantire che i principali meccanismi di redistribuzione delle chances di vita e delle risorse diventino sufficientemente aperti e "universali" onde rispondere ai bisogni degli individui più vulnerabili di fronte al rischio della povertà e dell'esclusione sociale, consentendo a tutti il godimento dei diritti fondamentali di cittadinanza.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Diritto della Previdenza Sociale, a.a. 2008/2009
- Titolo del libro: Il rapporto previdanziale - Il diritto della sicurezza sociale in trasformazione
- Autore del libro: Maurizio Cinelli - Maurizio Cinelli e Stefano Giubboni
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