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Legge Crispi

La prima legge che inaugurò il cammino verso un sistema di assistenza sociale fu la legge Crispi, che si proponeva di provvedere al riordino del sistema delle Opere Pie, denominandole Istituti pubblici di beneficenza e regolandone la costituzione, dando loro la personalità giuridica.
Con l’avvento del fascismo si ebbero poi una serie di interventi a favore della popolazione.
Sul lato della domanda, le dinamiche che hanno contribuito a rendere più salienti le misure socio – assistenziali hanno a che fare principalmente con trasformazioni socio – demografiche e occupazionali (invecchiamento della popolazione, aumento della partecipazione femminile al mondo del lavoro, passaggio ad una economia post – industriale). Una maggiore flessibilità e la diffusione di forme di lavoro atipiche mettono in discussione la prospettiva del lavoro a tempo indeterminato. A fronte di tutti i cambiamenti, il rischio della povertà è in costante aumento. Il processo di ricalibratura dei sistemi di welfare è tanto necessario quanto difficile: la riforma della politica sociale non può realizzarsi se non attraverso uno spostamento di risorse tra le diverse funzioni e fra le diverse categorie.
Le prospettive e le sfide per il futuro sono diverse, i punti più delicati sono tre:
1. Definizione dei livelli essenziali di prestazione che restano una responsabilità del livello centrale: si devono identificare un corretto mix di diritti,tipologie di prestazioni,standard di qualità e livelli minimi di spesa che devono essere rispettati da ogni regione
2. Risorse finanziarie: la sfida è quella del riequilibrio fra grandi comparti di spesa e assistenza. Si deve individuare un giusto mix tra finanziamento pubblico e privato.
3. Capacità istituzionali: le disparità territoriali restano molto marcate nel settore dell’assistenza e dei servizi e le riforme costituzionali rischiano di aggravare questo problema. In buona parte le disparità territoriali sono la conseguenza di forti deficit di capacità istituzionali soprattutto nelle regioni del Sud.

Tratto da LE POLITICHE SOCIALI di Adriana Morganti
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