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Gli indicatori di performance turistica


L’incrocio dei dati strutturali e delle informazioni sul movimento turistico ha reso possibile l’elaborazione di alcuni indicatori di performance della ricettività regionale: indice di permanenza media (presenze/arrivi), indice di utilizzazione lorda (presenze/letti giornalieri * 365) e indice di utilizzazione netta (presenze/letti * giorni di apertura). Negli ultimi 50 anni la vacanza è divenuta un’esperienza sempre più circoscritta nel tempo: il contesto isolano registra 4,7 giorni di permanenza media nell’alberghiero e 7,1 negli esercizi all’aria aperta. La moderna concezione del viaggio vuole che sia per determinanti di carattere endogeno (contrazione dei prezzi dei servizi di trasporto e flessibilità dell’offerta) sia per motivi strettamente legati agli standard di vita (elevata diffusione del lavoro autonomo, aumento degli operatori nel terziario), le esperienze di consumo turistico siano molteplici nel corso dell’anno ma più brevi rispetto al passato, con una tendenza al viaggio itinerante. Il turista in Sardegna è meno propenso alla sedentarietà se questo è straniero (0,6 giorni in meno) e se si rivolge a un servizio complementare (0,9 giorni in meno); nel contesto italiano lo straniero pernotta mediamente un giorno in meno: questa differenza si giustifica nel carattere pluriprodotto dell’offerta nazionale che spinge a una maggiore frammentazione della esperienza di soggiorno.
L’operatività dell’industria delle vacanze nell’isola si caratterizza nel corso dell’anno per una forte discontinuità: nonostante numerosi tentativi di estendere il periodo di attività., luglio e agosto e settembre sono i mesi in cui si registrano le punte massime di affollamento. Fra la domanda e l’offerta turistica esiste un rapporto di interdipendenza: a un oggettiva scarsa propensione al consumo di ferie nella bassa stagione non corrispondono attività promozionali degli operatori per la vendita di pacchetti economici di turismo alternativo, con un atteggiamento passivo, scarsa capacità di programmare e incidere attivamente sulle motivazioni di consumo. Talvolta è preferibile anticipare l’apertura o posticipare la chiusura delle strutture che inventare nuovi periodi per le difficoltà di reperire personale qualificato e per l’entità dei costi fissi. Il tasso di utilizzo, calcolato al lordo e al netto dei periodi di effettiva apertura delle aziende rappresenta un elemento essenziale per calcolarne la produttività e le performance di gestione. L’utilizzo annuale lordo delle strutture è basso: in Sardegna le aziende alberghiere riescono a vendere il 23,4% del potenziale produttivo annuo (32,8% in Italia), mentre quelle all’aria aperta il 9,4% (12% in Italia). Negli ultimi 10 anni la gestione delle imprese regionali peggiora mentre migliorano quelle nazionali. Il capoluogo isolano e il nord Sardegna si distinguono nel panorama, con un indicatore lordo del 20% a Cagliari e del 18% a Sassari, mentre a Nuoro abbiamo un 12% e a Oristano un 9%. Questo è giustificato nell’alto livello di stagionalità del movimento delle ultime due province e dalla presenza di un turismo più diversificato e costante su Cagliari, Sassari, Olbia e Alghero, dove, tra l’altro, vertono i nodi infrastrutturali più importanti dell’isola.
Il basso sfruttamento non si traduce per forza in una perdita economica per l’industria: l’indicatore trattato è una media annuale e non rileva perfettamente la simmetria temporale fra l’atto di domanda e quello di erogazione del servizio, e poi l’industria delle vacanze si mette in moto agli inizi dell’estate e chiude a fine settembre, assorbendo in un breve arco di tempo l’imponente richiesta di servizi. Oggi si domanda sempre più vacanza in Sardegna grazie a un apparato logistico sempre più potente ma operativo ed efficiente nel limitato intervallo estivo. Le imprese di alta qualità dimostrano grande potenzialità: nonostante l’evidente calo di utilizzo, sono le aziende più produttive: la perdita di competitività degli alberghi a basso standard qualitativo è particolarmente accentuata in Sardegna dove la capacità di vendere degli esercizi a 2 e 1 stella diminuisce considerevolmente rispetto ai potenziali aziendali.
Sia per gli esercizi alberghieri che per quelli all’aria aperta l’utilizzo netto risulta maggiore dell’utilizzo lordo. Nel contesto regionale le strutture alberghiere di Cagliari e Sassari raggiungono l’occupazione più alta, 38%, mentre nella stessa categoria Nuoro e Oristano registrano il 26 e il 21%. Su livelli più bassi stesse differenze nel settore extralberghiero. Rispetto alla potenzialità produttiva, le aziende non vengono sfruttate in maniera adeguata: non si può non trascurare l’effetto delle politiche di incentivi, le provvidenze non hanno discriminato in base alle capacità aziendali di produrre utili futuri e non hanno tenuto conto delle possibili contrazioni delle richieste.

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