Stabilità alla partecipazione e alla collaborazione nella comunità
Partecipazione e collaborazione nella comunità richiedono strutture e organizzazione che durino nel tempo, che diano continuità ai processi e che, al loro interno, si ispirino ai principi e realizzino le pratiche che intendono promuovere nella comunità. Per lavoro di rete si intende lo sforzo intenzionale compiuto dagli attori per accrescere l’effetto sinergico delle loro azioni e, quindi, la loro efficacia, attraverso forme e livelli differenziati di collaborazione.
Si può cercare di migliorare la collaborazione fra gli attori della comunità attraverso 2 percorsi interdipendenti, in cui l’uno non può fare a meno dell’altro:
1. Creare le condizioni che facilitino l’interazione, la comunicazione e lo scambio fra gli attori,
2. Sviluppare le capacità, le competenze, le sensibilità e la motivazione degli attori a sostenere il lavoro di rete e la collaborazione.
Possiamo collocare la collaborazione fra gli attori della comunità su un continuum con diversi gradi: scambio di informazioni (livello minimo), segnalazione di un problema, collaborazione su un caso, collaborazione su un problema specifico, realizzazione congiunta di progetti (livello massimo). Man mano che ci si sposta verso compiti più complessi, non solo aumentano i problemi e le difficoltà, ma aumenta anche l’esigenza di comunicazione, di organizzazione e di coordinamento.
Una rete, per funzionare bene, deve disporre di un qualche meccanismo di coordinamento. Lo scopo finale è quello di ottenere un impatto maggiore delle attività delle organizzazioni coinvolte, attraverso la pianificazione e l’azione coordinata. Possiamo ricondurre le forme di coordinamento a 3 strutture: gerarchico (si realizza all’interno di una stessa organizzazione, quando una persona ne è incaricata, la richiesta è formalizzata e sono possibili sanzioni per chi non si coordina; fra chi coordina e chi partecipa al coordinamento c’è una relazione gerarchica), negoziale (non è possibile fare affidamento sulla catena di comando, ma all’esigenza di coordinamento si risponde in modo formale attraverso un comitato di coordinamento o un gruppo guida) e informale basato sull’influenzamento reciproco (le organizzazioni si riuniscono quando lo ritengono opportuno, si informano reciprocamente, non ci sono accordi scritti e non esiste nessuna forma di obbligo formalizzata).
Per mantenere il coordinamento e tenere collegate le diverse organizzazioni si definiscono accordi che, quando vengono formalizzati, prendono il nome di protocolli di intesa.
I diversi gruppi di una stessa comunità che devono affrontare la fatica di progettare insieme possono contare su alcuni suggerimenti:
I gruppi devono identificare un tema comune e lavorare per obiettivi condivisi che affrontino il tema scelto,
Le persone e le organizzazioni riunite a rappresentare gruppi diversi devono sentirsi eguali in termini di potere, rispetto e importanza;
Ci deve essere l’opportunità per i membri del gruppo di conoscersi reciprocamente;
Ci deve essere la possibilità di identificare tratti comuni tra i gruppi,
E’ necessario che ciascun gruppo identifichi le risorse degli altri gruppi e che questi aspetti vengano utilizzati e scambiati,
I conflitti devono essere identificati, rispettati e trasformati in capacità e relazioni migliori,
Le relazioni devono essere sufficienti per sostenere il processo di rafforzamento delle relazioni tra i gruppi,
Per essere efficaci le strategie tra gruppi devono operare a più livelli, inclusi quelli individuale, relazionale e istituzionale.
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Dettagli appunto:
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Psicologia
- Esame: Psicologia di Comunità
- Docente: Leone
- Titolo del libro: Fare lavoro di comunità
- Autore del libro: Martini E.R., Torti A.
- Editore: Carocci
- Anno pubblicazione: 2003
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