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La relazione stress-malattia e le strategie di coping


La definizione e i modelli dello stress si sono evoluti attraverso una varietà di fasi, enfatizzando il ruolo dell’ambiente esterno e successivamente dei fattori interni all’individuo nel determinare le risposte di stress, fino a riconoscere la necessità di considerare l’interazione fra la persona e l’ambiente esterno.
Selye propose un modello dello stress fisiologico definito teoria della sindrome generale di adattamento, secondo cui quando un organismo si trova in presenza di un agente stressante (stressor), si mobilita allo scopo di ristabilire la condizione precedente (omeostasi).
L’autore insiste sul carattere aspecifico della risposta, uguale a prescindere dall’agente stressante, essa avviene in tre fasi:
Fase di allarme: provocata dalla comparsa di un agente di allarme;
Fase di resistenza: mobilitazione delle risorse per far fronte alla situazione;
Fase di esaurimento: si verifica quando lo sforzo dell’individuo è troppo prolungato.
Un agente stressante può danneggiare l’organismo sia direttamente, quando oltrepassa la sua capacità di adattamento, sia indirettamente come risultato dei processi messi in atto nella difesa contro l’agente stressante.
Questo modello fu criticato per la scarsa importanza data ai fattori psicologici e per la presunta uniformità delle risposte allo stress. Negli anni ’70 verrà soppiantato da una prospettiva che assegna ai fattori soggettivi un ruolo nelle risposte ormonali.
Le risposte fisiologiche non sono quindi stereotipate, ma intervengono a determinarle alcuni fattori, in questo modo lo stress viene concepito come una risposta multifattoriale avente componenti cognitive, comportamentali, affettive, sensoriali viscerali.
Un’altra linea di indagine si è concentrata sull’analisi dei processi fisiologici implicati nell’esperienza dello stress, mettendo in luce le interrelazioni fra il sistema nervoso centrale e il funzionamento del sistema immunitario.
Da una quindicina di anni è emerso un generale consenso nei confronti della definizione di Lazarus e  Folkman in base ai quali lo stress consiste in una transazione fra persona/ambiente nella quale la situazione è valutata come eccedente per le proprie risorse e tale da mettere in pericolo il suo benessere.
Il soggetto è attivo è può influenzare l’impatto dell’agente stressante mediante strategie cognitive, comportamentali e emozionali. I due processi principali che determinano l’entità delle esperienze di stress in una data situazione sono la valutazione cognitiva primaria (il soggetto valuta il significato dello stressor) e secondaria (valuta se possiede le risorse per farvi fronte).
Un elemento che differenzia l’approccio transazionale allo stress dal precedente è l’introduzione del concetto di coping, vale a dire le strategie messe in atto per far fronte alla situazione stressante.
La misura in cui una situazione viene vissuta come stressante varia da individuo a individuo e dipende anche dal possesso di risorse di coping che sono proprietà della persona o dell’ambiente.

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